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La Costituzione funziona, ma il Parlamento l’ha abbandonata”. Rodotà parla agli studenti

lentepubblica.it • 6 Marzo 2014

I diritti se non sono di tutti diventano privilegi di alcuni, e se il diritto è solo nostro non è un vero diritto. Apre così la mattinata di riflessione al Mamiani Tiziana Sallusti, preside del liceo classico di viale delle Milizie, ricordando che i diritti “si perdono, non sono acquisiti una volta per tutte ma sono il risultato di lotte continue”. È questo il senso del confronto che si è svolto stamattina tra gli studenti con il giurista Stefano Rodotà e il giornalista Alessandro Cecchi Paonesul tema ‘I diritti non sono figli dell’oca bianca’.

“Ho incontrato 18 mila ragazzi, ho visto in un mese anche 1.000 studenti. Siete per me il tramite per capire il cambiamento della società- prosegue Rodotà- sono considerato un maniaco dei diritti, perché questi fanno parte della nostra persona e della nostra vita”. La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, “scritta in 20 giorni di un caldissimo agosto, è il fondamento della modernità dei diritti. Irrompe con tre principi: libertà, uguaglianza e fraternità, ma con la dichiarazione americana dei diritti dell’uomo del 1776 si trova un afflato ulteriore: il diritto di cercare la felicità. Un’espressione che non dobbiamo dimenticare e che spesso abbiamo messo tra parentesi”.

La carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea si apre invece con la dignità umana “inviolabile, ripresa dalla costituzione tedesca e dall’articolo 2 della costituzione italiana: tutti i cittadini hanno pari dignità- precisa il professore- e dietro queste parole c’è la storia”. La Costituzione italiana, scritta nel 1947, è ancora oggi “la costituzione più avanzata al mondo, presa a modello da molti paesi. Riformarla- spiega il giurista agli studenti- deve significare riformare la macchina costituzionale, perché non si possono mettere le mani sulla seconda parte del testo se non lo si considera come lo strumento che serve a realizzare la prima parte, quella sui diritti e i principi”.

La Costituzione italiana parte con la frase “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Articolo scritto da Fanfani della Dc sulla base di un comune sentire, che induceva a ritenere che il lavoro non poteva essere dissociato dalla persona. Ci siamo resi conto oggi che il tema del lavoro è un tema capitale in tutta Europa. Tra i giovani troviamo l’angoscia del futuro– continua Rodotà- tanto che il 42% della disoccupazione è giovanile. Quindi il diritto al lavoro ha oggi assoluta rilevanza”.

Quali sono gli altri diritti fondamentali? “Il diritto alla salute che riguarda la vita di ciascuno di noi”.L’ultimo rapporto Istat “ci dice che oggi l’11% dei cittadini italiani rinuncia a curarsi perché non può pagare il ticket. Questo rappresenterà un costo aggiuntivo per lo Stato- spiega il professore- perché queste persone si ammaleranno di più anche se nel tempo matureranno l’esenzione “.

Poi ci sono i diritti al plurale, ovvero “il modo in cui governiamo la nostra vita, il modo in cui nasciamo, viviamo e moriamo- aggiunge il costituzionalista- ad esempio il permettere la procreazione assistita, i legami tra le persone omosessuali, la libera scelta di come definire i propri rapporti di coppia, la possibilità di non essere obbligati a trattamenti salvavita a discapito della dignità. Penso al caso di Beppino Inglaro, per me un eroe civile. Aveva scelto di portare questa questione davanti ai tribunali e farla valere come diritto. Parlare di diritti- ripete Rodotà agli studenti- vuol dire responsabilizzare ognuno di noi. Sono conquiste e sono sempre a rischio se qualcuno non li impugna e non li fa valere“.

Secondo l’accademico italiano, la politica ha “abbandonato la costituzione. Negli ultimi anni abbiamo vissuto una regressione culturale impressionante dovuta alla politica. La costituzione deve continuare ad essere un obiettivo non utopico- ribadisce- il futuro ci appartiene se non ci si appiattisce sul presente e peggio ancora sul passato. Dobbiamo ricostruire una cultura politica nel senso alto del termine e per questo dobbiamo ripartire dalla scuola. Non c’è una buona politica senza una buona cultura. La costituzione funziona- conclude- è il Parlamento che si è dimenticato della costituzione”.

L’ITALICUM – Passare dal Porcellum all’Italicum e’ “un passo in avanti rispetto agli orrori voluti, perche’ il Porcellum e’ figlio del Popolo della liberta, di Forza Italia e di Casini. È stato voluto, non dimentichiamo le responsabilita’ politiche grandissime”. Lo dice il giurista Stefano Rodota’, a margine dell’incontro con gli studenti del liceo classico Mamiani sul tema dei diritti.

“Quella Legge elettorale fu fatta unicamente e deliberatamente in un momento in cui si sapeva o si pensava che potesse vincere la coalizione guidata da Prodi per renderle difficile la vita. È stata una manipolazione- afferma il costituzionalista- l’Italicum almeno cerca di eliminare quelli che sono stati i punti piu’ lontani dalla logica costituzionale, come ha detto la Corte con la sua sentenza a inizio anno”. A suo giudizio, l’Italicum “non soddisfa tutte le condizioni. Per esempio per restituire rappresentativita’ al parlamento con il gioco delle soglie, delle percentuali, un partito che non voglia stare nel polo di destra o sinistra ma vuole rappresentare un fattore innovativo dovrebbe raggiungere l’8%, che puo’ essere superiore a 3 milioni di voti. Io posso tenere fuori dal parlamento 2 milioni e mezzo, 3 milioni di cittadini con una soglia sproporzionata che non c’e’ in nessuno dei paesi democratici”.

FONTE: Agenzia Dire (www.dire.it)

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