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Roma. ‘Business’ delle buche, il Comune va all’attacco

lentepubblica.it • 3 Marzo 2014

Dalle aziende che le sfruttano per i test sulle sospensioni dei veicoli fino a gommisti, carrozzieri e meccanici, passando per il mondo delle assicurazioni ma, soprattutto, per le aziende di manutenzione, vincitrici di appalti e subappalti. È il grande ‘business’ delle buche nei 5.400 chilometri di strade della Capitale, un giro d’affari che puntualmente viene pagato direttamente, con danni o infortuni, o indirettamente, con interventi straordinari del Comune, dai cittadini romani. Con costi che si ripercuotono anche sulle casse del Campidoglio, impegnato in migliaia di contenziosi avviati da automobilisti e pedoni – basti pensare che le sole raccomandate postali inviate per questo motivo costano oltre 100mila euro all’anno – che portano via milioni e milioni a un bilancio già disastrato. Il problema delle strade ‘groviera’ di Roma è sempre lo stesso: gli appalti senza garanzie o con responsabilità eludibili, accompagnati dal pesante ricorso alle somme urgenze. Ed è questo il nodo che l’amministrazione comunale sta cercando di aggredire con una delibera ad hoc annunciata stamattina dal presidente della commissione Lavori pubblici, Dario Nanni (Pd), in una seduta congiunta con la commissione Riforma e razionalizzazione della spesa, presieduta da Daniele Frongia (M5S).

“Stiamo realizzando una delibera, un vero e proprio Piano Marshall anti-buche, per effettuare controlli più stringenti, a partire dall’utilizzo dei materiali e di come vengono realizzati, fino a sanzioni e, soprattutto, all’inserimento nei requisiti dell’appalto della responsabilizzazione dell’impresa”, ha spiegato Nanni. L’idea è quella di “evitare i massimi ribassi e prevedere nei criteri di aggiudicazione del bando una lunghezza temporale più elevata possibile di garanzia della strada che viene appaltata, con la manutenzione a spese dell’azienda anche per quanto riguarda i danni e i rimborsi, ora a carico del Comune, in modo da spingere le ditte a fare i lavori nel miglior modo possibile”.

Anche per questo, ha proseguito il presidente della commissione Lavori pubblici, “stiamo facendo una mappatura di strade e buche con l’assessore Masini, con il quale in questi mesi abbiamo incontrato ingegneri e professori universitari e ci siamo fatti un’idea: c’è una sorta di status quo sulle buche, del tipo ‘è sempre stato così e così deve rimanere’, ma a noi questo non va più bene”.Senza contare le altre problematiche: “Gli interventi sulle strade competono per il 20% al Comune e per l’80% ai Municipi, con risorse che però arrivano sempre in ritardo e non sempre sono adeguate; Roma ha una sua specificità, sotto è cava ed è tartassata dalle ditte telefoniche e non solo che scavano nell’asfalto e pagano solo le utenze e non i disagi, servirebbero canali per i sottoservizi: su una quarantina di controlli che abbiamo fatto in passato 28 o 29 problematiche erano dovute a cavi stradali”. Infine, ha concluso il consigliere capitolino del Pd, “non bisognerebbe più ricorrere alle somme urgenze, sono costose, temporanee e prevedono affidamenti diretti”.

I costi ‘accessori’ delle buche, in primis le cause presentate dai cittadini rimasti coinvolti in incidenti o infortuni dovuti alle condizioni precarie del manto stradale, sono oggetto di un’interrogazione urgente depositata dal Movimento Cinque Stelle il 26 febbraio scorso: “Le spese legate alle buche sono fuori controllo, le voragini sono oro per qualcuno ma pericolosissime per i cittadini”, ha spiegato Frongia. Ecco perché da oggi “avviamo un’inchiesta che non era mai stata fatta per sapere quanto costa ai cittadini su questo l’inerzia del Comune. Vogliamo analizzare il problema delle buche a 360 gradi- ha proseguito il consigliere del M5S – e dopo viabilità e sicurezza ora ci occupiamo del lato economico, perché intorno c’è un vero e proprio business. Abbiamo già chiesto i dati, e siamo in attesa di una risposta dell’Avvocatura quanto costano cause in corso convocheremo un’altra commissione per renderle note”.

Un altro tema parallelo è quello sulla conformazione geologica del sottosuolo della Capitale: “In commissione Urbanistica- ha detto Frongia, che ne è componente- ci stiamo già occupando di questo, perché dalle rilevazioni già fatte eseguire da Veltroni prima e da Alemanno poi, che non sono state rese note, risultano diversi edifici pericolanti, e crolli come Villa Jacobini, per esempio, potevano essere evitati. Ho già inviato una lettera al sindaco qualche tempo fa- ha concluso il consigliere- e a breve ci incontreremo con lui e con l’assessore competente per dare vita a un monitoraggio più accurato delle strade”.

FONTE: Agenzia Dire (www.dire.it)

AUTORE: Mirko Gabriele Narducci

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