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Colonnine per la ricarica delle auto elettriche: funzionamento, tempi e costi

lentepubblica.it • 12 Novembre 2019

colonnine-ricarica-auto-elettricheLe auto elettriche continuano a crescere nel mondo a macchia d’olio, forti di un progresso continuo che negli ultimi anni ha spinto moltissime persone ad acquistarne una. Ma i veicoli elettrici devono essere ricaricati. Vediamo come.


Colonnine ricarica auto elettriche. Attualmente nel mondo circolano circa 5 milioni di veicoli ad emissione zero (elettrici e ibridi). La nazione con più veicoli elettrici è senza dubbio la Cina, seguita dagli Stati Uniti.

In Europa invece il numero scende vertiginosamente se si prendono singolarmente gli Stati: se in testa c’è la Norvegia con 250 mila veicoli elettrici in circolazione, in Italia questi non superano le 10 mila unità.

Ovviamente, di pari passo con l’aumento di veicoli a zero emissioni, sono in aumento anche le infrastrutture dedite alla ricarica elettrica dei suddetti veicoli. Si stima che in Italia siano presenti nelle strade circa 8.500 colonnine per la ricarica delle auto elettriche.

Questa crescita è stata anche favorita dalla legge finanziaria 2019  che dà slancio e buone prospettive per la crescita della mobilità elettrica in Italia incentivando sia l’acquisto dell’auto elettrica che dei sistemi di ricarica.

Questo numero è destinato ad aumentare, in quanto, ad esempio, Enel X punta ad aumentare tale numero a più di 28.000 entro il 2022.

 

Alcune nozioni generali sulle auto elettriche

L’auto elettrica è un tipo di vettura che per la locomozione utilizza come fonte di energia quella immagazzinata in una o più batterie ricaricabili. Rispetto ad un tipico motore a combustione interna, queste ultime possono avere molteplici vantaggi e svantaggi. Essi possono avere infatti una maggiore o minore efficienza energetica, ma anche una limitata autonomia di viaggio.

Una caratteristica peculiare delle auto elettriche è il loro elevato tempo di ricarica, anche se con l’avanzare della ricerca su nuovi tipi di batterie più efficienti si sta cercando di ottimizzare i tempi di ricarica.

Se da una parte si cerca di ridurre i tempi di ricarica, dall’altra si cerca di migliorare anche la vita di un singolo ciclo di carica. Fare una stima di tale durata è difficile, i primi modelli disponibili in commercio non superavano i 300 km di autonomia, mentre i più recenti arrivano anche a 600 km.

La durata delle batterie è influenzata anche dalle temperature: a temperature troppo alte o estremamente basse le batterie perdono autonomia, e neanche poca. E parlando di autonomia delle batterie, non è un fattore da sottovalutare quando si acquista un veicolo elettrico, anche se il decadimento di quest’ultime spesso è superiore delle stessa batteria.

Alcune importanti innovazioni in tal senso possono essere sistemi di recupero e riciclo dell’energia come il sistema KERS o il freno rigenerativo; il primo di questi entra in funzione nelle fasi di frenata e discesa, recuperando una buona parte dell’energia impiegata per eseguire tale azione.

 

Come funzionano le colonnine

Collegare la propria auto ad una colonnina per la ricarica non è per niente complicato: si tratta infatti un’azione semplicissima, quasi come mettere in carica il proprio cellulare.

Infatti una volta individuata la colonnina basterà parcheggiare davanti a questa, aprire lo sportellino della colonnina con l’apposita card magnetica, simile ad un bancomat, e collegare il cavo, che spesso è dato in dotazione con l’auto.

Una volta collegate entrambe le estremità del cavo, sul display della colonnina apparirà un contatore utile a verificare quanti kWh la batteria sta assorbendo. Quando la ricarica è terminata è sufficiente accostare nuovamente la card alla colonnina e scollegare il cavo.

Unico appunto da fare: attenzione al modello della presa disponibile nella colonnina, in quanto, anche se in Europa il modello più diffuso (Francia esclusa) è il Tipo 2 (chiamato anche Mennekes), la quale carica l’auto in corrente alternata sia monofase che trifase con una potenza massima di rispettivamente 22kW e 43kW, sono diffusi anche i modelli  Tipo 3A (chiamato anche Scame) e Tipo 1 (chiamato anche Yazaki).

Il Tipo 3A è infatti dedicato ai veicoli leggeri, quali motoveicoli, ciclomotori e quadricicli, mentre il Tipo 1 è presente solo in Usa e Giappone la quale carica le auto in corrente alternata monofase con potenza massima di 7,4kW.

 

Ricarica superveloce

Quando invece si parla di ricarica superveloce il discorso dei connettori cambia, in quanto ogni produttore ha le sue specifiche. Ad esempio, mentre Nissan, Mitsubishi, Peugeot e Citroen utilizzano il CHAdeMO, il quale ha una potenza massima di 50kW, case automobilistiche come BMW e Volkswagen utilizzano il CCS COMBO2. Una casa particolare è la Tesla, che ha uno standard proprietario, chiamato Supercharger, ma che può anche funzionare con il connettore Tipo 2.

Facciamo un discorso diverso per i connettori di ricarica veloce perchè quest’ultima avviene in corrente continua, e quindi necessita di cavi ad hoc.

 

Tempi di ricarica

Già che abbiamo parlato di connettori, spostiamo l’attenzione sui tempi di ricarica. Che l’operazione venga svolta a casa o alle colonnine pubbliche, il tempo di ricarica dell’auto dipende da molti fattori, quali:

  • La potenza erogata dall’impianto di ricarica;
  • La potenza massima accettata dal caricabatteria interno al veicolo;
  • Dal tipo di cavo utilizzato, come detto qui sopra;
  • Dalla potenza delle batterie dell’auto in questione.

Prendiamo come esempio una Nissan Leaf, la quale possiede una batteria da 24kW di potenza: ponendo come esempio una colonnina con connettore di Tipo 2, la ricarica completa della batteria avverrà dopo poco più di 1 ora, in quanto questo tipo di colonnine possono erogare 22kWh.

Se invece prendiamo come esempio la Tesla Model 3, che ha una batteria di circa 60kW, la ricarica con connettore di Tipo 2 impiega più o meno 3 ore; in questo caso però arrivano in nostro soccorso le stazioni Supercharger di Tesla, che ricaricherebbero la suddetta auto in circa 30 minuti.

 

Quanto costa?

Come per il tempo di carica, anche il costo della stessa varia in base ad alcuni fattori:

  • Posizione della colonnina;
  • Modello di business del distributore.

Per quanto riguarda il costo della ricarica effettuata alle colonnine pubbliche, al momento esistono tre diverse tipologie di tariffazione:

  • In base al consumo di kWh;
  • In base al tempo di sosta;
  • Gratuita;

Come accennato in un paragrafo precedente, il pagamento della ricarica avviene tramite una tessera magnetica, che funge da bancomat, da chiave per le colonnine e da tessera di abbonamento. Facciamo un paio di esempi:

  • Enel X: Tariffa Flat Small, 25 €/mese per 60kWh;
  • Duferco Energia: Due Energia Flat, 25 €/mese + IVA per 300 kWh, abbonamento per 24 mesi;
  • Hera: HeraRicarica Pubblica Flat, 20 €/mese per 40 kWh;

 

E se volessi ricaricare da casa?

Ovviamente è possibile ricaricare la propria auto elettrica anche da casa. È possibile infatti collegare la propria auto direttamente ad una comune presa elettrica, ma da questo ne risulterà una ricarica molto lenta. Se invece si opta per l’installazione di una stazione dedicata, si avranno notevoli vantaggi, quali, ad esempio:

  • Una tracciatura dei consumi;
  • Regolazione intelligente della potenza usata;
  • Gestione della ricarica da remoto.

In ogni caso non è sempre necessario cambiare contatore in quanto se il consumo di potenza dell’auto è basso, un piano tariffario da 3kW è sufficiente. Se invece durante la ricarica dell’auto il contatore “scatta”, si può optare per un contratto con potenza superiore oppure con l’installazione di una stazione ad hoc che possa gestire l’erogazione di potenza all’auto, evitando quindi di “scomodare” il contatore.

È ovvio che quest’ultima operazione è si comoda, ma rischia di dilatare non poco i tempi di ricarica dell’auto e quindi, per chi ha bisogno di una ricarica nel minor tempo possibile non è affatto un’opzione vantaggiosa.

Ricaricare da casa risulta vantaggioso soprattutto per chi può allacciarsi direttamente al proprio impianto, facendo ricadere tutti i consumi su un unico contatore. Se invece si vive in un condominio il discorso cambia.

Ricaricare nel proprio garage è possibile e non è necessario disporre di una delibera condominiale per farlo, ma in genere si tratta di una seconda utenza, con tariffe che cambiano rispetto ai 0,20 €/kW dei consumi domestici.

Inoltre, Stankey Whingham, premio Nobel per la chimica, sostiene che è molto più vantaggioso ricaricare a casa, in quanto le batterie vengono preservate meglio, oltre ai costi minori. Ed è per questo che l’acquisto di un’auto elettrica è consigliabile soprattutto a chi dispone di una ricarica privata, a casa o in azienda.

Fonte: articolo di Claudio Bonaccorso
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Lucio Tamagno
Lucio Tamagno
13 Novembre 2019 8:48

Articolo sintetico, ma che fornisce informazioni sintetiche e concrete (c’è qualche bisticcio fra energia e potenza, ma non cambia la sostanza). Aggiungo due informazioni: A2A (Milano, Brescia, Bergamo) aveva, fino all’inizio del 2019, una tariffa flat a 15 euro al mese senza plafond; ENEL ha un contratto per l’installazione di un contatore dedicato alla ricarica dei veicoli elettrici privati (tipicamente nei box) con potenza fino a 7,4 KW senza il pagamento della quota potenza, ma solo dell’energia, a un costo – lunedì/sabato dalle 23 alle 7 e domenica e festivi 24 ore su 24 – di 0 euro, nelle altre… Leggi il resto »

Nico
Nico
Reply to  Lucio Tamagno
15 Novembre 2019 23:27

Il bisticcio tra potenza ed energia è enorme. Chi ha scritto l’articolo non conosce la differenza tra kW e kWh.