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Commissione UE: in materia di flessibilità più tempo per riforme e investimenti

lentepubblica.it • 14 Gennaio 2015

La Commissione Ue ha presentato una nuova interpretazione della disciplina di bilancio: si potrà deviare temporaneamente dall’obiettivo del pareggio strutturale di bilancio se il Pil è negativo o se è sotto il potenziale di almeno 1,5%, e se si investe in progetti co-finanziati dalla Ue. Padoan: “nessuna manovra aggiuntiva”.

Dall’austerità alla crescita, sfruttando la flessibilità del Patto: la Commissione Ue, vincendo le resistenze dei falchi che si sono opposti fino alla fine, ha presentato una nuova interpretazione della disciplina di bilancio che apre più di una porta a Paesi come Francia e Italia per cui i vincoli sui conti pubblici si sono trasformati in trappole per la crescita, complice il ciclo economico negativo e la lenta ripresa dell’Eurozona. Ora invece, spiega il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, gli Stati avranno sia “incentivi a fare riforme” che maggiori possibilità di fare “investimenti indispensabili per promuovere il rilancio dell’economia e creare posti di lavoro”.

Con le nuove linee guida applicabili fin da subito “ci sono le condizioni per la promozione dell’Italia” nella verifica fissata da Bruxelles a marzo, ha detto il presidente della commissione economica dell’Europarlamento Roberto Gualtieri (Pd). Fermo restando il rispetto del tetto del 3% di deficit che è l’unico paletto che per la Commissione non può mai essere superato. A meno che – stabilisce oggi Bruxelles – non si investa nel suo fondo ad hoc per gli investimenti, l’Efsi, nato con il piano Juncker che punta così a incentivare il più possibile la partecipazione dei Governi. “Non vogliamo che gli Stati usino la scusa del Patto per non investire, non possiamo disincentivare gli investimenti”, ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici.

Per questo le linee guida sono pensate per aiutare gli Stati a spendere nello sviluppo. Non modificano le regole attuali, ma le rileggono alla luce della necessità di rimettere in moto investimenti e crescita. A beneficio soprattutto di chi, oggi, non ha margine di manovra sui propri conti e rischia di sforare i parametri se volesse anche solo spendere i fondi strutturali, visto che vanno co-finanziati con soldi pubblici che pesano sul bilancio. In soccorso di questi Stati arriva quindi la nuova ‘clausola per gli investimenti’, utilizzabile da chi, come l’Italia, è nel ‘braccio preventivo’ del Patto di stabilità, ovvero ha un deficit sotto il 3%. La clausola consentirà di deviare temporaneamente dall’obiettivo di medio termine (pareggio strutturale di bilancio) se il proprio pil è negativo o se è sotto il potenziale di almeno 1,5%, e se si investe in progetti co-finanziati dalla Ue. Ma non si potrà spendere se il deficit va sopra il 3%. Per chi investe, anche la regola del debito non scatterà più come una tagliola, ma si guarderà al “percorso di avvicinamento all’obiettivo”, di fatto aggirando il vincolo.

C’è poi anche la ‘clausola per le riforme’, una novità che sancisce l’interpretazione che la Commissione stava già dando agli sforzi strutturali avviati nell’ultimo anno da diversi Paesi: può deviare dall’obiettivo di medio termine anche chi s’impegna su un’agenda di riforme (“importanti, con impatto verificabile sui conti e attuate”) presentata e monitorata da Bruxelles. Infine, la Commissione chiarisce che il risanamento può essere aggiustato in base all’andamento dell’economia, allineandosi, così, a quanto sostenuto dall’Italia che aveva giustificato il suo minore sforzo strutturale con la recessione. Ora Bruxelles fissa le soglie per l’aggiustamento in ‘tempi di crisi’, e per l’Italia, che ha un output gap tra -3% e -1,5%, lo sforzo richiesto è 0,25%. Cioè quello che ha già fatto.

E’ per questo che la nuova interpretazione spiana la strada anche all’esame di marzo: i compiti poterebbero essere già stati fatti. A questo proposito il ministro Padoan ha sottolineato che “l’esame di marzo non è un problema” e ciò “indipendentemente dall’esistenza di nuovi meccanismi di valutazione delle regole”. Una manovra aggiuntiva, ha aggiunto, sarebbe “del tutto fuori luogo”. L’Italia peraltro, ha sottolineato il ministro, “è uno dei non molti Paesi” dell’Eurozona a non sforare il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil e dunque è “in posizione migliore” rispetto ad altri.

 

 

FONTE: Confcommercio

 

 

 

 

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