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Deflazione: il Nordest italiano avvolto dalla spirale negativa

lentepubblica.it • 28 Gennaio 2015

Bortolussi: “Speriamo che con l’avvio del Quantitative Easing l’inflazione riprenda a crescere attestandosi attorno al 2%, trascinando all’insù i consumi, gli investimenti e soprattutto gli occupati”.

La combinazione tra la contrazione dei prestiti bancari a famiglie e imprese, il calo dei consumi e il crollo del Pil ha spinto il Nordest verso la deflazione. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.

• L’inflazione si attesta attorno allo zero

Nel 2014, in 3 Province su 13 l’andamento dei prezzi è stato negativo: -0,2 per cento a Pordenone e a Verona, -0,1 per cento a Treviso. In altre 4, invece, l’inflazione non ha registrato nessuna variazione: ciò è avvenuto a Venezia, a Gorizia, a Belluno e a Vicenza. A Trieste (+0,1%), a Udine (+0,1%), a Padova (+0,2%), a Rovigo e a Trento (+0,4%), invece, l’aumento è stato modestissimo. Solo a Bolzano la crescita è stata superiore all’unità: precisamente all’1,1%.

“Come ci insegnano gli economisti – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – siamo scivolati nella spirale della deflazione: un male che, purtroppo, si è diffuso in tutta Europa, soprattutto nei Paesi che hanno adottato l’euro. La recessione economica e le politiche di rigore e di austerità praticate in questi ultimi anni hanno spinto la disoccupazione su livelli inaspettati e molto preoccupanti, mentre le sacche di povertà e il clima di sfiducia si sono diffuse a dismisura. Speriamo che con l’avvio del Quantitative Easing, ovvero la possibilità da parte della Bce di acquistare i titoli di Stato di ciascun Paese dell’area dell’euro, l’inflazione riprenda a crescere attestandosi attorno al 2%, trascinando all’insù i consumi, gli investimenti e soprattutto gli occupati”.

• La contrazione del credito

Nonostante molti istituti di credito abbiano continuato a investire nel nostro territorio, dall’inizio del “credit crunch” (fine 2011) all’ottobre scorso (ultimo dato disponibile), nel Nordest la contrazione dei prestiti bancari alle famiglie e alle imprese è scesa del 5,1%: se a Bolzano la caduta è stata del 4%, a Trento la contrattura ha raggiunto quota 4,6%. In Veneto, invece, il “taglio” ha raggiunto il 5%, mentre in Friuli Venezia Giulia è stato addirittura del 6,2%. La provincia più “colpita” dalla chiusura dei rubinetti del credito è stata Trieste: in questi ultimi 3 anni la diminuzione ha toccato il 10,4%. Sebbene nell’ultimo anno ci sia stata una decisa frenata, sia nel Veneto (-0,3%) sia in Friuli Venezia Giulia (-0,7%) la contrazione ha continuato ad amplificarsi. Tra il 2011 e il 2014, le famiglie e le imprese del Nordest hanno “perso” 11,1 miliardi di euro.

• La caduta verticale del Pil

Dall’anno pre-crisi (2007) al 2014 il Nordest ha perso 8,4 punti percentuali di Pil: una vera e propria caduta verticale che ha toccato le punte massime in Friuli Venezia Giulia (-9,4%) e in Veneto (-9,2%). Da quest’anno, però, dovrebbe fare capolino la tanto agognata ripresa: seppur con un aumento ancora abbastanza contenuto, il Pil nel Nordest è destinato a crescere tra lo 0,7 e lo 0,9%.

• I consumi delle famiglie ridotti al lumicino

Pur continuando a risultare l’area territoriale più virtuosa d’Italia, in questi anni di dura crisi economica i consumi delle famiglie del Nordest sono crollati del 6,1%. La riduzione più importante si è verificata in Friuli Venezia Giulia (-7,2%) e in Veneto (-6,7%).

 

 

 

FONTE: CGIA Mestre

 

 

 

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