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Università: a rischio il diritto costituzionale allo studio

lentepubblica.it • 9 Settembre 2015

universitaSui test d’ingresso, afferma Pantaleo, “La lotteria dei test d’ammissione ad alcuni corsi di laurea ha creato nuove polemiche e il panico delle decine di migliaia di studenti che sperano così di poter realizzare la loro aspirazione a studiare e laurearsi in una Facoltà scientifica importante per la loro vita. Ciò avviene però, mentre, anno dopo anno, diminuiscono le immatricolazioni. L’Italia è sempre più lontana dagli obiettivi che si è data in accordo con gli altri Paesi europei: incrementare sostanziosamente il numero dei propri laureati e portare nel 2020 al 27% la percentuale di popolazione, nella fascia di età tra i 30 e 34 anni, in possesso di un diploma di istruzione superiore.

 

Il meccanismo dei test non sembra, pertanto, idoneo a garantire l’accesso ai più meritevoli e rappresenta, in molti casi, un disincentivo pesante ad intraprendere gli studi universitari. Nel corso degli anni si è potuto sperimentare come le procedure adottate per la selezioni degli studenti non abbiano avuto la necessaria trasparenza nelle prove e negli esiti dei test. Per queste ragioni, e per realizzare l’ambizioso impegno italiano in Europa, occorre lavorare per prevedere un nuovo sistema d’accesso che si basi su una reale programmazione e un diverso rapporto tra la scuola e l’università”.

 

Sulla delicata e decisiva questione delle risorse destinate alle Università, Pantaleo prosegue:“vanno aumentate le risorse a disposizione del sistema universitario, che ha visto il proprio finanziamento in pochi anni decrescere di oltre 800 milioni di euro. Il calo nei finanziamenti è tra le cause principali della riduzione del personale universitario, della riduzione dell’offerta formativa e della mancanza di adeguate strutture per gli studenti”.

 

Sull’allarme “riduzione delle borse di studio”, il segretario generale della FLC conferma: “a questo si unisce la recente modifica dell’ISEE, che fa lievitare gli indicatori economici patrimoniali delle famiglie degli studenti. Senza una rimodulazione delle fasce universitarie questa scelta sciagurata comporta l’esclusione dalle borse di studio di un gran numero di studenti. Gli studenti immatricolati e quindi in prospettiva i laureati non cresceranno, ma si procederà nel senso di una loro pesante riduzione. Rinunceranno agli studi universitari, in assenza di una vera politica per il diritto allo studio, coloro che non avranno i mezzi per farlo, in spregio al dettato costituzionale. L’obiettivo di una università di elite, perseguito con l’approvazione della cosiddetta riforma Gelmini del 2010, prosegue anche con questo governo, ma la FLC continuerà la sua battaglia per una università di massa e di qualità e sosterrà la mobilitazione degli studenti”.

Fonte: FLC CGIL - Federazione Lavoratori della Conoscenza
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