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Dl Lavoro in Parlamento: per il Governo percorso a ostacoli

lentepubblica.it • 28 Marzo 2014

Avviato l’iter del provvedimento: la prossima settimana fitta serie di audizione e venerdì presentazione degli emendamenti. Poletti: “se ci sono elementi da ritoccare, lo saranno. Noi siamo profondamente convinti della bontà delle scelte fatte e andremo in Parlamento a sostenerle con molta forza”.

Contratti a termine e apprendistato: sono questi i due capitoli del dl lavoro sui quali si concentreranno le richieste di modifica da parte di molti gruppi parlamentari, Pd in testa. Se uno “stravolgimento” del provvedimento è escluso, come avverte il ministro del Welfare Giuliano Poletti, è possibile però, anche considerando che i rapporti di forza in commissione Lavoro alla Camera vedono la minoranza Dem avere la maggioranza del gruppo, che qualche ritocco durante l’esame del decreto legge sia approvato. Se dunque per Poletti “Ii Parlamento ha avviato una sua riflessione. Se ci sono elementi da ritoccare, lo saranno. Noi siamo profondamente convinti della bontà delle scelte fatte e andremo in Parlamento a sostenerle con molta forza”, Gianni Cuperlo, leader della sinistra Pd, scandisce: “il dl va corretto”, ma da Ncd arriva un’altolà: “Renzi – dice Maurizio Sacconi – fermi il fuoco amico”. Ma il pressing arriva anche dal sindacato: ”La Cgil – ha detto il segretario generale, Susanna Camusso – punta a proporre modifiche e cambiamenti che permettano di migliorare il decreto. Non ci piacciono le norme sui contratti a termine e che venga sacrificato la parte formativa del contratto di apprendistato”. Il provvedimento ha avviato il suo iter il 27 marzo: la prossima settimana sarà la volta di un corposo pacchetto di audizione (i soggetti sono in tutto un’ottantina, comprese le parti sociali) che si chiuderà con la presentazione venerdì degli emendamenti. Entro il 14 aprile, poi, il testo è atteso in Aula a Montecitorio per il primo via libera. Trattare, dati i rapporti di forza in commissione dove, su un totale di 45 deputati 21 sono Dem, di cui la gran parte è favorevole a correzioni e che quindi insieme a Sel e M5S potrebbero dare filo da torcere all’Esecutivo, sarà d’obbligo per il governo. Niente rivoluzioni copernicane, mette però in guardia, Poletti che difende le misure varate rintuzzando le accuse di quanti sostengono che invece non facciano altro che incrementare la precarietà. Il confronto comunque non mancherà: oltre ai lavori in commissione infatti, mercoledì sera è in agenda una riunione del gruppo Pd con il ministro alla Camera. Che il decreto legge non debba essere riscritto daccapo è anche quanto sostiene il relatore al testo Carlo Dell’Aringa. E così a chi accarezza l’idea di agganciare al decreto legge la riforma del mercato del lavoro, che Palazzo Chigi ha in cantiere e che si prevede arrivi in Parlamento con il ddl delega, è destinato a restare deluso: “dobbiamo evitare – dice – il rischio collisione con un progetto più ampio”. Meglio attenersi al testo del decreto legge, che contiene “misure importantissime ma delimitate”. Peccato però, e’ invece la convinzione del presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, che “il dl ammazzi il ddl delega”, mettendo insieme misure contraddittorie. Tesi opposta al responsabile Economia del Pd Filippo Taddei, convinto che proprio il doppio binario (risposte immediate per tamponare l’emergenza occupazione e un progetto a medio-lungo termine, con la previsione di un contratto con tutele crescenti in 3 anni) sia la risposta giusta. Per quanto riguarda il decreto legge, il pressing per le modifiche si concentra in particolare sui contratti a termine e l’apprendistato. Nel mirino ci sono sia l’abrogazione delle causali per i contratti a termine sia le norme che prevedono la possibilità di “ripetere il contratto 8 volte in 36 mesi”. Sul fronte dell’apprendistato invece sono in molti, sindacati compresi, a chiedere che sia rivista la possibilità che la formazione di carattere pubblico sia facoltativa. Una novità introdotta via dl che, avverte Damiano, “potrebbe far rischiare all’Italia una procedura di infrazione europea”. Ultimo nodo, poi, quello della percentuali di contratti di apprendistato che devono essere stabilizzati e che il governo ha azzerato.

FONTE: Confcommercio

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