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I soldi promessi alle Startup ancora non si vedono, attesa infinita?

lentepubblica.it • 1 Ottobre 2014

La legge firmata dal ministro dello Sviluppo economico cambia le regole dei finanziamenti alle startup innovative: dovranno rimborsare l’importo ricevuto e i fondi non andranno più solo al Sud. In gioco 260 milioni di euro. Però manca ancora un ultimo passaggio burocratico

Cambiano le regole per i finanziamenti alle startup innovative: non sono più a fondo perduto ma a tasso zero e vengono in parte estesi anche al Centro-Italia.

È quanto prevede il decreto ministeriale firmato dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che riscrive il sistema di incentivi Smart & Start gestito da Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa): in gioco ci sono almeno 260 milioni di euro da destinare alle startup. Soldi che sono già stanziati ma non sono ancora concretamente disponibili, perché dopo il decreto si attende una circolare o altro documento attuativo che consenta a Invitalia, incaricata appunto di gestirli, di renderli operativi. Ma, stando all’Agenzia, sarebbe questione di passaggi burocratici che verranno debitamente annunciati.

Vediamo intanto cosa cambia concretamente per chi ha fondato una startup ed è in cerca di risorse finanziarie.

Addio ai finanziamenti a fondo perduto

Innanzitutto, con il decreto Guidi, si verifica quella che, guardando al passato, si potrebbe definire una rivoluzione copernicana nella modalità di erogazione dei finanziamenti alle pmi: non più soldi erogati a fondo perduto, meccanismo criticato in passato da coloro che lo consideravano uno strumento non idoneo a stimolare quella che dovrebbe essere la naturale attitudine al rischio di un imprenditore, ma “sovvenzioni” a tasso zero. Quindi denaro da restituire. Il fondo perduto resta in piedi in misura residuale solo per le regioni dell’Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia): in questo caso, il 20% del 70% di finanziamento non deve essere rimborsato. Il ministro Guidi punta a concentrare in misura più chiara rispetto al passato questo tipo di agevolazioni sulle startup innovative, oggetto di una specifica policy avviata dallo Sviluppo economico già con l’era Passera.

Costo del progetto, il tetto massimo sale a 1,5 milioni

Tra le altre novità figura l’innalzamento del costo ammissibile del progetto fino a un massimo di 1,5 milioni (100mila euro l’importo minimo). Previste alcune facilitazioni rispetto alla versione precedente: ad esempio, per accedere al beneficio, le startup della digital economy non saranno costrette ad acquisire immobilizzazioni oltre le loro effettive necessità e vengono rese possibili anche spese per promuovere round successivi all’estero o per il marketing.

Risorse in arrivo dai fondi Smart &Start rimasti inutilizzati

Le risorse per le agevolazioni provengono in parte da quanto rimasto dal fondo Smart&Start dell’anno scorso sui Pon (Programma Operativo Nazionale) “Ricerca e competitività” e “Sviluppo imprenditoriale”. Ulteriori 110 milioni arrivano dal fondo per la crescita sostenibile e, di questi, 70 milioni – ecco l’altra importante novità – potranno essere utilizzati anche per le imprese dell’Italia centro-settentrionale. Già ad aprile 2014 Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, intervistato da EconomyUp, aveva preannunciato che l’Agenzia da lui guidata stava lavorando con il governo per rivedere la destinazione dei fondi in dotazione e in particolare per una possibile estensione della misura anche al Centro-Nord, “sia pure lasciando un vantaggio relativo alle imprese meridionali”. Un fondo specifico di 10 milioni è inoltre destinato alla zona dell’Aquila.

Più vantaggi per startup under 35, donne e “cervelli” fuggiti all’estero

Le imprese che supereranno la procedura valutativa con procedimento a sportello potranno accedere a “un finanziamento agevolato della durata massima di 8 anni, senza interessi, nella forma della sovvenzione rimborsabile, per un importo pari al 70% delle spese e/o costi ammissibili”. Quest’ultime vanno da macchinari tecnologici a brevetti e licenze, da interessi sui finanziamenti esterni ai costi salariali relativi al personale dipendente o a collaboratori altamente qualificati.

La percentuale sale all’80% nel caso di startup la cui compagine è interamente costituita da under 35 e/o da donne o preveda la presenza di un ricercatore impegnato stabilmente all’estero da almeno un triennio (una clausola esplicitamente inserita per favorire il rientro dei “cervelli”). In sede di valutazione è previsto un punteggio aggiuntivo in favore delle startup con rating di legalità o che coprono il piano di impresa per almeno il 30% del finanziamento richiesto attraverso una partecipazione “cash” da parte di un investitore qualificato.

 

 

FONTE: Economy UP (www.economyup.it)

AUTORE: Luciana Maci

 

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