Uno dei temi caldi in ambito politico e giudiziario è, oltre all’ergastolo ostativo, quello delle intercettazioni che al momento è in bilico tra la conferma dell’attuale normativa e le proposte di riforma.
Sta facendo molto discutere, in ambito legislativo e in materia di giustizia, un eventuale intervento politico sulla materia delle intercettazioni.
Il dibattito è esploso all’indomani dell’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro, riportando nelle aule parlamentari temi molto “caldi”, come quello della riforma dell’ergastolo ostativo e per l’appunto quello delle intercettazioni.
A regolare per la prima volta la materia con le regole attuali è stato l’art. 1, comma 82, della legge n. 103 del 2017, che ha delegato il Governo a procedere alla riforma delle intercettazioni.
Nel testo originale erano specificati i principi e criteri direttivi cui il Governo doveva attenersi nell’esercizio della delega, i quali erano volti a garantire la riservatezza delle comunicazioni e conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione, in conformità all’art. 15 della Costituzione. Ai commi da 88 a 91 era inoltre prevista la revisione e razionalizzazione dei costi delle intercettazioni.
In attuazione della suddetta delega è stato emanato il decreto legislativo n. 216 del 2017 che, in sintesi:
Nella giornata di ieri, 18 gennaio, l’Aula del Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza depositata dopo la relazione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con 95 voti favorevoli, 55 contrari e 7 astenuti.
Parte della sua relazione è stata proprio dedicata al tema delle intercettazioni.
Secondo quanto detto dal Ministro Nordio: “Andremo avanti sino in fondo, non vacilleremo e non esiteremo. La rivoluzione copernicana sull’abuso delle intercettazioni è un punto fermo del nostro programma […] L’articolo 15 della Costituzione dice che la libertà delle conversazioni è sacra e involabile e può essere limitata eccezionalmente dall’autorità giudiziaria.”
Nordio, che ha poi indicato come rappresenta un abuso delle intercettazioni “far finire sui giornali, magari manipolate e selezionate, conversazioni di persone totalmente estranee alle indagini“.
Tuttavia il Ministro sostiene che non vanno “toccate” le intercettazioni sulla mafia:
“Non sarà mai abbastanza ribadito che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo. Quando dico che i mafiosi non parlano per telefono alludo al fatto che nessuno di loro al telefono abbia manifestato volontà di delinquere o espresso una parola che sia prova di un delitto“.
Qui di seguito il video della relazione del Ministro:
E molti esponenti politici stanno proprio facendo perno sulla questione degli abusi delle intercettazioni.
Tuttavia anche Giorgia Meloni, nonostante sia d’accordo sul frenare gli abusi, sottolinea che le intercettazioni siano fondamentali per arginare il fenomeno mafioso. Come riportato all’agenzia di stampa AGI:
“Per me le intercettazioni per come sono utilizzate per i procedimenti di mafia sono fondamentali, sono uno strumento di indagine di cui non si può fare a meno e nessuno per questo genere di reati li ha mai messi in discussione.”
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it