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Jobs Act. Ecco cosa cambia

lentepubblica.it • 6 Marzo 2014

Il premier Matteo Renzi, incontrando gli studenti della scuola Raiti di Siracusa, ha spiegato che, per venerdì, sarà pressoché impossibile varare alcune delle grandi riforme promesse. Ma mercoledì prossimo, ha assicurato, sarà realizzato non solo il piano per la scuola e quello per l’edilizia scolastica, ma pure il Job Act.

Stando alle indiscrezioni, alle dichiarazioni dei ministri interessati e di chi lo sta mettendo a punto, possiamo ipotizzare, a grandi linee, in cosa consisterà: tanto per cominciare, c’è in ballo l’ipotesi di estendere universalmente gli ammortizzatori sociali, introducendo un’indennità di disoccupazione per tutti, della durata di due anni. Il provvedimento verrebbe a costare 9,5 miliardi di euro finanziati con le risorse attualmente utilizzate per l’Aspi e per la Mini-Aspi. Per ottenere il sussidio sarebbero introdotticriteri contributivi meno stringenti di quelli voluti dall’ex ministro Elsa Fornero mentre, si dovrebbe porre fine agli abusi della Cassa integrazione in deroga, troppo spesso utilizzata per mantenere in vita a oltranza aziende ormai decotte. La Cassa integrazione ordinaria, invece, tornerebbe ad essere uno strumento per garantire la sopravvivenza, per un periodo limitato, di quelle aziende che ce la possono ancora fare da sole.

Contestualmente, sarà necessario potenziare le politiche attive del lavoro, pallino di ogni governo ma, sin qui, lettera morta. Ciò significa che entro 4 mesi della disoccupazione, o non appena il giovane esce dalla scuola o dall’università, dovranno essere implementate tutte quelle misure che consentano la più repentina occupazione. Affinché le persone siano collocate in maniera rapida ed efficace, sarà necessario mettere, finalmente, in collegamento le scuole, le università, le imprese e le agenzie del lavoro, in modo tale che la domanda e l’offerta si incontrino.

Come sempre, non può mancare la partita sull’articolo 18: l’idea di fondo è quella di Pietro Ichino: rimuovere, all’inizio, il reintegro per licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo per introdurre gradualmente tutele maggiori con il passare del tempo.

FONTE: CGIA Mestre

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