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Cosa abbiamo ereditato dal nazismo e dalla Shoah

Recordare Roberto • 28 Gennaio 2020

nazismo-shoahCosa abbiamo ereditato dal nazismo e dalla Shoah?


Adolf Hitler voleva il trionfo della razza Ariana, per questo, giustamente, è stato definito un pazzo. Egli formulò i principi di quella che poi sarebbe diventata l’ideologia nazista, traendo ispirazione dalle idee di Darwin. Infatti, i nazisti adottarono la visione del darwinismo sociale sulla teoria evolutiva della “sopravvivenza del più forte”.

Per definire una razza, il darwinismo sociale fissava degli stereotipi, riguardanti le caratteristiche fisiche di un gruppo etnico, i suoi comportamenti e i suoi valori culturali, adottando anche la visione teorico-evolutiva della “sopravvivenza del più forte”.

I nazisti consideravano nemici e/o minacce per la sicurezza anche i dissidenti politici, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e gli individui definiti asociali, in quanto queste categorie o si opponevano apertamente al regime nazista, o avevano comportamenti che non rientravano nella percezione nazista della norma sociale.

Nazismo e Shoah: auto-epurazione della Società Tedesca

Attraverso una continua auto-epurazione della società tedesca, i nazisti cercarono di eliminare sia chi non si conformava alla loro visione, sia quelli che essi consideravano una minaccia per la purezza della razza.

I nazisti credevano inoltre che una razza superiore non avesse soltanto il diritto ma anche l’obbligo di sottomettere e persino sterminare quelle inferiori. Per Hitler gli interventi del governo per separare le razze, per promuovere la riproduzione di coloro che possedevano le caratteristiche genetiche “migliori”, per prevenire la riproduzione di coloro con caratteristiche inferiori e per preparare alle guerre di conquista, portavano la nazione germanica in linea con il suo naturale e biologicamente determinato istinto di sopravvivenza.

La teoria darwinistica oggi

Potremmo affermare oggi che Hitler e la sua teoria darwinistica erano sicuramente proiettati nel futuro, infatti oggi dopo 80 anni molti sostengono che bisogna tendere ad avere le caratteristiche genetiche migliori, proprio come la teoria nazista, con l’uso di qualsiasi tecnologia, ingegneria genetica, sistemi di intelligenza artificiale, con la nanotecnologia per i chip sottopelle, secondo le teorie transumanistiche che non sono altro che la trasposizione del pensiero nazista darwiniano, con l’utilizzo delle nuove tecnologie, con il principio eugenetico di migliorare sempre di più la specie umana, come si usa per gli animali e le piante, per avere animali da allevamento sempre migliori o piante che facciano frutti migliori, cercando di selezionare attraverso la genetica il seme selezionato da usare per la riproduzione animale e semi selezionati per le piante, scartando tutto quello che non è ritenuto migliorativo per la riproduzione futura.

Quindi miglioramento e potenziamento delle specie animali, delle specie vegetali e anche per la specie umana, sviluppando le qualità mantenendo il controllo delle leggi dell’ereditarietà.

Questo si ottiene selezionando i soggetti adatti alla riproduzione e facendo in modo che i soggetti meno adatti non influiscano nella riproduzione futura. Attraverso anche il sistema mediatico, che diffonde stereotipi a cui tendere, passa il concetto culturale che sta alla base di azioni governative di igiene pubblica che tende a scartare tutto quello che è difettoso.

Il controllo delle nascite o la selezione dei nascituri, attraverso i test pre-parto, lasterilizzazione dei malati di mente o portatori di handicap, down, ecc. si innesca in una contesto culturale che ormai trova grande consenso, che assimila l’uomo ad un sofisticato animale su cui poter fare studi, sperimentare e pilotarne l’evoluzione come si può fare per ottenere un bel pomodoro per insalata.

E in tutto questo non dimentichiamo l’ingegneria sociale, che abbinata alla genetica, ci può dare come risultato una bella popolazione transumanistica, che può essere guidata con delle regole ben precise, con una regolamentazione tra crescita demografica e fonti di sostentamento dimensionati alle risorse alimentari ed energetiche, come si farebbe per la gestione di una stalla o di un ovile.

L’ingegneria sociale e l’eugenetica

Questa cultura non consente che ci possa essere una fascia di popolazione sregolata dal punto di vista etico e demografico, che in qualche modo va regolata per non compromettere il modello eugenetico e transumanistico.

Quindi attraverso la sociobiologia, un pensiero simile all’evoluzione biologica, dove la storia e la cultura, sono determinate da un continuo processo evolutivo di adattamento dove non è l’etica ma il progresso scientifico in grado di dettare le indicazioni evolutive alla società, con la sottomissione quindi della morale a questa nuova religione, si combina con l’eugenetica in una strategia complessiva.

In nome del benessere della collettività, prima si attuavano dei programmi medico-sociali di massa rivolti di volta in volta ad una fascia specifica di popolazione, adesso di cerca attraverso l’ingegneria sociale, che ci sia la spinta dal basso della richiesta, esaltando il “family planning” che fa tendenza, ossia la pianificazione familiare, presentata come un’accezione positiva, e che viene spacciata per liberale, la tendenza a poter pianificare l’evoluzione sia attraverso l’eliminazione di quello che è difettoso, attraverso l’analisi clinica pre-parto o potendo attraverso la tecnologia genetica decidere di potenziare alcuni aspetti, con un’apparente neutralità dello stato e un’apparente libertà di scelta ad esempio di un genitore, che tutto può pensare tranne che l’ingegneria sociale farà la sua parte, attraverso la diffusione di stereotipi a cui riferirsi e con il controllo delle multinazionali che gestiscono le banche del seme o banche genetiche.

Il figlio diventa un progetto deliberato, coerente con l’orgoglio del modello che ci si è prefissi, dove scompare il concetto di sacro, con il paradosso che si potrà un giorno esistere solo se qualcuno ti avrà progettato.

Per cui il genitore diventa il designer del figlio, con una selezione volontaria inconsapevole secondo determinati standard, i figli secondo il nuovo paradigma devono venire al mondo solo se sono desiderati e programmati, secondo il concetto dei diritti riproduttivi.

Un nuovo razzismo inconsapevole

Questo nuovo razzismo inconsapevole che non vuole accettare la natura, non considera il rispetto che ci vorrebbe e non considera neanche la teorica indisponibilità del corpo altrui.

E mentre oggi si pensa avere un grande rispetto del corpo, si consolida il paradosso di un inconscio disprezzo dello stesso, che viene considerato come un insieme di pezzi intercambiabili di una macchina, dove la tecnologia diventa la nuova ontologia, disumanizzando l’uomo. Sono passati 80 anni e ancora ci ritroviamo, in modo diverso, alle teorie nazi-darwiniane, ma anchepiù inconsapevoli di prima.

 

Fonte: articolo di Roberto Recordare
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