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Non è la parità ma l’accettazione della differenza

Recordare Roberto • 27 Luglio 2021

Da anni si lotta per la parità dei diritti delle donne, ma molti confondono questa parità  dei diritti con l’uguaglianza tra l’uomo e la donna. Per fortuna l’uomo e la donna non  sono uguali.

Entrambi i sessi hanno la loro specifica caratteristica, fisica e psichica. Fino a quando la lotta della parità dei diritti non si baserà sull’accettazione delle  differenze, facendo finta di essere identici, non si raggiungerà mai quell’equilibrio che  sta proprio nell’accettazione delle differenze, che di contro significa rifiutare la stessa  dignità di chi non è uguale.

Predisposizioni naturali

Ci sono predisposizioni sia fisiche che psichiche completamente differenti che nessuno  può negare. La donna non può fare l’uomo e l’uomo non può fare la donna, come un  rubino è un rubino e uno smeraldo è uno smeraldo. Li puoi apprezzare entrambi, dare  un valore ad entrambi, ma sono due pietre con due colori diversi.

Dobbiamo fare attenzione in quest’epoca a non enfatizzare una parità dei sessi che  conduca le donne a imitare l’uomo per dimostrare la propria uguaglianza e viceversa  l’uomo.

Il risultato potrebbe essere quello di prendere il peggio l’uno dall’altro. Le espressioni come: “è una donna con le palle” o “è una donna con i coglioni”, non  fanno altro che sottolineare che una donna per essere considerata nella società, deve  simulare l’uomo, mentre è necessario non ignorare la vera natura e lasciare libere le donne di realizzare la propria personalità. Nessuno si illuda che il problema oggi sia quello di nominare una donna come la più  grande scienziata italiana, perché è chiaro che il genio e la qualità sono cose indiscusse  ed oltretutto servono, ma consiste nel nominare in una municipalizzata o in un’azienda  sanitaria una donna tonta alla stessa velocità di un uomo tonto.

Allo stesso modo bisogna riconoscere che la parità di sesso è tale fin quando non entra  un insetto in casa e generalmente si vedrà una donna attaccata al lampadario.

Naturalmente non è sempre così, perché gli uomini non sono mai al 100% uomini e le  donne non sono mai al 100% donne, ma esiste una differenza anche all’interno dello  stesso sesso.

Non esiste una linea indentitaria netta

Sicuramente non si può dire d’altronde che non ci sia generalmente una  linea identitaria che distingue un sesso dall’altro. La saggezza è saper accettare la differenza senza volerla eliminare, perché quando  perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo anche un po’ di libertà. E’ proprio la  diversità che crea la ricchezza, in quanto l’altro è prezioso nella misura in cui è diverso,  pertanto il rispetto non è altro che l’apprezzamento della diversità dell’altra persona,  nei modi in cui lei o lui sono unici.

L’errore sta nel fare della differenza una  discriminazione e sta anche in chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza.

Differenza e rapporto di dominio

Il vero problema nasce quando questa diversità viene interpretata come rapporto di  dominio. A questo punto scatta la perversione nel rapporto, dove qualcuno pensa di  poter dominare sull’altro e questo generalmente è riconosciuto nell’uomo, nel voler  prevaricare la donna.

Un metodo di lotta inferiore, brutale che sottende anche la  mancanza di vocabolario. Nessuno, di fronte alle donne, è più arrogante, aggressivo e  sdegnoso dell’uomo malsicuro della propria virilità. Quanto più la donna cerca di  affermarsi con uguale in dignità, tanto più un certo tipo di uomo reagisce in modo
violento.

La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende anche volgare  e aggressivo. Piccoli uomini che usano la forza fisica e psicologica sulle donne per  sentirsi grandi. Senza capire che quanto più le donne saranno libere nella loro  differenza, tanto più lo saranno gli uomini, che non debbono interpretare quel ruolo che  li rende a sua volta schiavi.

Violenza psicologica

Il più delle volte è violenza psicologica più che fisica, che ristagna dentro le mura  domestiche, in una relazione tossica e disfunzionale, con un abuso che si manifesta  attraverso qualche frase o comportamenti, con una continua svalutazione della partner.

Critiche che possono essere rivolte al suo aspetto fisico, a come si veste, al suo lavoro,  a come cucina e in altri ambiti della sua vita, aggiungendo una subdola tattica del  silenzio, utilizzata per scatenare nella donna un certo senso di colpa per ogni cosa che  fa, spesso con atteggiamenti dai toni irritati, frasi lasciate a metà e perenni musi lunghi.

Uomini che vogliono la “propria” donna come dicono loro, che dopo qualche tempo  provano a cambiare e a manovrare. Questo può comportare nella donna, vittima di tale abuso, ad avere un crollo della  propria autostima, a sentirsi insicura delle proprie capacità e a vedere nel partner l’unica persona di riferimento della sua esistenza, trasformando la donna in  un’oggetto, con il paradosso che vive in intima relazione con il proprio oppressore che  le può dormire accanto, magari prendendo anche il suo corpo senza permesso.

Tutto questo è all’opposto di sentimenti come l’amore, fatti di rispetto, delicatezza e  passione vera. Chi ama non fa sentire inadeguata la propria partner e non bisogna cercare di salvare chi non sa amare.

 

Fonte: articolo di Roberto Recordare
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