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Il Nord Italia nella morsa del Capolarato

lentepubblica.it • 11 Gennaio 2018

caporalato (1)Il Nord Italia del caporalato, più di mille irregolari e 21 milioni di fatture false.


 

Oltre mille posizioni lavorative irregolari, fatturazioni per operazioni inesistenti per 21 milioni di euro e 59 persone indagate: 4 per associazione a delinquere, 48 per reati tributari e 7 per reati di riciclaggio, in relazione ad attività distrattive per circa 700mila euro effettuate su conti correnti societari e operate tramite carte prepagate e vaglia postali.

 

Sono questi i numeri principali dell’operazione “Sardinia Job”, condotta e resa nota dalla Guardia di finanza di Pordenone: le indagini hanno permesso di smantellare un giro di appalti illeciti nell’Italia settentrionale. Nel mirino dei militari, l’intermediazione illecita di manodopera -il cosiddetto caporalato- nel settore manifatturiero e industriale con emissione “di fatture per operazioni inesistenti e di riciclaggio per la quale -riferisce la Guardia di finanza- è stata anche rilevata l’esistenza di un’associazione per delinquere la cui principale figura con funzione di promotore, coordinatore ed esecutore, era un soggetto nella provincia di Pordenone, attivo in ambito pluriennale in tali attività criminose nonché già destinatario di plurime condanne e denuncia per reati economici-finanziari”.

 

L’attività illecita si basava “sulla dissimulazione di rapporti di appalto e subappalto- prosegue la nota- con società aventi minimo capitale sociale e intestate a prestanomi” con obblighi fiscali e contributivi nei riguardi della manodopera che appariva “sul piano formale” assunta e dipendente da tali imprese anziché da quelle realmente fruitrici. Le indagini hanno consentito di individuare 13 società attive nella fornitura di manodopera, tutte con sede legale nella provincia di Sassari. I lavoratori erano occupati in 37 aziende con sede nelle province di Venezia, Brescia, Padova, Treviso, Vicenza, Bergamo, Modena, Pavia e Milano. I rappresentanti legali sono indagati.

 

“Si ricorreva- riferisce la Gdf di Pordenone nella nota- a soggetti giuridici di comodo usati come meri contenitori della forza lavoro che veniva strumentalmente allocata in contesti evasivi mediante la dissimulazione di contratti attestanti appalti per inesistenti prestazioni di servizio in luogo alla reale fornitura di manodopera”.

 

I lavoratori apparteneti a contesti “deboli” ovvero immigrazione esterna (Slovenia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia ecc) o interna (regioni del Meridione d’Italia), risultavano occupati senza provvedere, o solo in parte, agli obblighi fiscali, previdenziali, assicurativi e giuslavorativi.

 

Le società che utilizzavano la manodopera “evitavano gli oneri previdenziali e assistenziali connessi alla stipula del contratto di lavoro- recita la nota- e potevano indebitamente detrarre l’Iva esposta nelle fatture dalla società appaltatrice” ma non solo, le società che fornivano i lavoratori “venivano dopo breve periodo messe in liquidazione o lasciate inattive e quindi sostituite con altre dalle medesime caratteristiche”. Il Gip di Pordenone su richiesta della Procura della Repubblica ha disposto un sequestro per un importo pari a 3.978.000 di euro nei confronti del soggetto promotore delle illecite attività, la cui esecuzione ha consentito di sequestrare anche due immobili di pregio, disponibilità finanziarie e due autovetture: una Porsche 911 versione 993 e una Bmw 650i. Dalla perquisizione domiciliare, invece, effettuata nel Pordenonese sono stati sequestrati 55mila euro in contanti che erano stati nascosti sotto il piano di una scrivania.

 

Fonte: Agenzia DIRE (www.dire.it)
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