La reticenza nel comunicare semplicemente, o nel contattare gli assicurati in maniera chiara e trasparente, fa sì che miliardi di euro possano rimanere fino a 10 anni nei loro bilanci senza alcun obbligo di chiarezza. Questa volta stiamo parlando dei 341 miliardi di euro che fanno riferimento alle polizze vita Dormienti.
L’opinione pubblica aveva scoperto del fenomeno per caso, grazie al clamore mediatico sollevato nei confronti di Virginia Raggi. Infatti, si trattava di polizze sottoscritte dal suo ex capo di segreteria Salvatore Romeo, nelle quali la Raggi era indicata come beneficiaria ma non ne era a conoscenza.
Qui di seguito, ciò che rileva il report IVASS (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni) sulle polizze vita “dormienti”, ossia le polizze che non sono state liquidate ai beneficiari in quanto questi ultimi o i loro eredi ne ignorano l’esistenza oppure sono giunte a scadenza e non sono state riscosse per vari motivi.
I diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in 10 anni dalla data dell’evento:
Oltre tale termine le imprese devono devolvere le somme al Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la CONSAP.
Dall’indagine si rilevano:
L’elevato fenomeno di polizze potenzialmente dormienti deriva da carenze nelle procedure adottate dalle assicurazioni per verificare i decessi degli assicurati e per rintracciare i beneficiari. Anche il diffuso utilizzo di designazioni generiche dei beneficiari, unito a scarse informazioni fornite al momento della stipula del contratto, non ne agevola l’identificazione ai fini delle prestazioni assicurate.
Dichiara #Luigi Gabriele – Relazioni istituzionali Associazione Consumatori #Codici – “nell’ultimo incontro periodico con Ivass, avevamo chiesto particolare attenzione su questo fenomeno. Inammissibile che in questo Paese ci siano persone che devono dichiarare anche la giacenza media in banca per iscrivere un figlio a scuola, mentre le assicurazioni non devono dichiarare cosa fanno con 145 miliardi di euro che dovrebbero riscuotere gli assicurati e che non lo fanno proprio perché loro fanno i furbetti nel non comunicare”.
Dati fonte Ivass
Fonte: www.codici.it