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Referendum Riforma Costituzionale: cosa bisogna sapere?

lentepubblica.it • 10 Ottobre 2016

costituzione italianaIl referendum costituzionale del 2016 si terrà in Italia il 4 dicembre dello stesso anno per confermare o respingere la cosiddetta riforma Renzi-Boschi, contenuta nella legge costituzionale approvata dal Parlamento il 12 aprile 2016, recante «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione»

 

L’oggetto del referendum è ampio e complesso, ma si possono isolare come i due elementi cardine della riforma: il superamento del bicameralismo paritario e la revisione del Titolo V.

 

Il testo della riforma Boschi introduce diverse novità, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario e del Cnel, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare. Per questo tipo di referendum, chiamato anche confermativo o sospensivo, non è necessario il raggiungimento del quorum.

 

Le ragioni addotte dai sostenitori della riforma comprendono:

 

 

  • la trasformazione del bicameralismo paritario in «bicameralismo differenziato»;
  • l’introduzione di un iter legislativo più agile, dal momento che un disegno di legge – nel nuovo procedimento ordinario – non dovrà necessariamente essere approvato nel medesimo testo da entrambe le Camere, limitando così le cosiddette “navette parlamentari”;
  • il risparmio, stimato in qualche centinaio di milioni di euro, derivante dall’abolizione del CNEL, dalla riduzione del numero dei senatori e dall’eliminazione delle loro indennità;
  • il superamento di molti conflitti di attribuzione fra Stato e regioni sull’esercizio della potestà legislativa, con un ridimensionamento dell’autonomia regionale giustificato anche alla luce degli scandali e della cattiva gestione delle risorse pubbliche emersi in molte amministrazioni locali.

 

 

Gli oppositori della riforma, oltre ad avanzare critiche di metodo sulle modalità con cui il provvedimento è stato approvato – senza un ampio consenso – e sulla scarsa qualità espositiva del testo proposto, mettono invece in evidenza:

 

 

  • il rischio che il nuovo Senato diventi sostanzialmente inutile, il che introdurrebbe una complicazione nel sistema istituzionale;
  • la complessità del nuovo iter legislativo in relazione all’ampio numero di procedimenti possibili, che potrebbero far sorgere conflitti fra le due Camere;
  • la conferma del bicameralismo perfetto nell’iter legislativo di molte tipologie di leggi e l’effettivo mantenimento del bicameralismo nelle tipologie legislative residuali;
  • l’esiguità o l’insussistenza dei risparmi prospettati dai sostenitori della riforma;
  • l’abolizione dell’elezione diretta dei senatori, che contribuirebbe ad allontanare ulteriormente le istituzioni dai cittadini;
  • l’eccessiva riduzione dell’autonomia delle regioni, il che lederebbe il principio di sussidiarietà;
  • il rischio, paventato solo da alcuni fra i contrari alla riforma, che il nuovo assetto istituzionale possa favorire derive «autoritarie», sia per effetto della legge elettorale sia per l’istituzione di strumenti come il procedimento legislativo «a data certa».

 

 

 

 

 

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
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