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Sfumature contrattuali: differenze fra partite IVA, lavoratori autonomi e CoCoPro

lentepubblica.it • 4 Novembre 2014

Da collaboratori a progetto a Professionisti e Partita IVA, ecco tutti i salari medi in Italia, con la differenza di stipendio tra uomini e donne: analisi delle retribuzioni.

Tra Partite IVA (autonomi e professionisti) e parasubordinati, il lavoro flessibile comprende in Italia circa 1,5 milioni di lavoratori con contratti atipici, definiti i  ”nuovi poveri” a causa di retribuzioni medie annue che non superano i 19mila euro, ed eliminando il picco dell’unica categoria ben retribuita il salario precipita a 10mila euro l’anno; per di più con un divario uomo-donna intorno ai dieci punti percentuali nello stipendio (23.874 euro contro 12.185 euro) e differenze notevoli tra collaboratori e professionisti a Partita IVA (elaborazioni Associazione XX Maggio su dati INPS).

Differenze retributive

  • Dipendente privato: 29.455 euro,
  • Dipendente pubblico: 35.157 euro,
  • Co.Co.Pro: 20.966 euro,
  • Co. Co. Pro. PA: 12.043 euro,
  • Partita IVA individuale: 18.640 euro,
  • Associato in partecipazione: 10.062 euro.

Se un amministratore o sindaco di società guadagna 31mila euro l’anno e un autonomo occasionale 6mila euro, un collaboratore editoriale incassa 9mila euro, poco meno di un  un collaboratore a progetto. con i suoi 10mila euro e poco più. Un dottorato di ricerca vale circa 14mila euro lordi annui, un medico in formazione intorno ai 19mila euro.

Costo del lavoro vs salari

Inevitabilmente, le retribuzioni sono condizionate dal cuneo fiscale che grava sui datori di lavoro, ma valutando oltre ai contributi anche i salari stessi – mettendo dunque a confronto il costo del lavoro di un dipendente privato e di un parasubordinato ma considerando anche lo stipendio che incassano – le collaborazioni continuano ad essere più convenienti.

Gender gap

La differenza di retribuzione tra lavoratori e lavoratrici è misurata in 11.689 euro a parità di mansioni. Uno squilibrio che ha il momento più evidente nella fascia di età fra i 40 e i 49 anni, quando una lavoratrice è all’apice della carriera. Un altro dato che evidenzia il gender gap è il fatto che fino ai 39 anni le donne sono prevalenti (il 55%), mentre il loro numero scende bruscamente con l’avanzare dell’età, causa un alto tasso di abbandono del mondo del lavoro quando iniziano a nascere i figli, con la difficoltà di armonizzare lavoro e famiglia in mancanza di retribuzione adeguata e ammortizzatori sociali.
Per non parlare dei paradossi che si verificano in un tale mondo del lavoro: un dottorando di ricerca o un medico in formazione guadagnano di più durante la formazione che non al termine, quando con ogni probabilità di vedranno proporre un contratto di collaborazione con una retribuzione inferiore.

Redditi

Il reddito medio dei lavoratori parasubordinati cresce con l’età, superando i 20mila euro dopo i 40 anni. Complessivamente, il lavoro subordinato vale oltre 24 miliardi di euro l’anno in termini di PIL, assicurando un gettito INPS da 5 miliardi e 800 milioni annui. Aggiungendo anche i 291.373 professionisti iscritti alla gestione separata, si arriva a compensi per 29 miliardi annui, con un gettito contributivo da 7 miliardi. I professionisti con partita IVA guadagnano meno dei parasubordinati, con uno stipendio medio annuo di quasi 16mila euro. Si tratta di una diminuzione del 23% dal 2007 al 2013, in pratica gli anni della crisi hanno comportato una drastica riduzione dei compensi in questo settore.

 

 

FONTE: PMI (www.pmi.it)

AUTORE: Barbara Weisz

 

 

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