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Workers Buyout: i dipendenti che acquistano le loro ditte in crisi

lentepubblica.it • 27 Gennaio 2015

Si diffondono sempre più i casi di workers buyout: per evitare chiusura e licenziamenti, i dipendenti mettono in piedi una cooperativa e acquistano la ditta in crisi. Un’operazione complessa che è diventata più facile grazie all’accompagnamento di Legacoop. Il caso Veneto.

In Veneto, un’altra nuova impresa cooperativa frutto di un percorso di workers buyout (wbo): è la Sportarredo Group sc di Gruaro (Venezia), nata dalla scelta coraggiosa di alcuni lavoratori dell’ex Sportarredo spa – piegata come tante dalla crisi – di mettersi insieme e diventare cooperatori.

Un segno di speranza per il 2015 appena avviato. In questi anni di difficile congiuntura, è la quarta cooperativa industriale sorta nella regione attraverso un’operazione di wbo grazie all’accompagnamento di Legacoop Veneto: «Si tratta di azioni di “vere” politiche attive per il lavoro – sottolinea Adriano Rizzi, presidente di Legacoop Veneto, che a fronte delle numerose richieste di intervento ha attivato uno sportello dedicato –.  Solo ricorrendo a un nuovo modello di imprenditorialità, capace di spingersi oltre l’uso tradizionale degli ammortizzatori sociali, possiamo darci una chance. Con questa il Veneto si conferma tra le tre regioni italiane che hanno realizzato il maggior numero di operazioni di wbo».

Porta la data del 22 gennaio il rogito notarile che – a seguito della gara indetta dalla procedura incaricata della liquidazione della Sportarredo spa – ha trasferito la proprietà intellettuale, i marchi e i brevetti, infine le attrezzature necessarie, dalla società in liquidazione alla cooperativa, costituitasi il 13 gennaio dopo un’adeguata fase di analisi delle opportunità di mercato e degli aspetti giuridici. Alle spalle una storia come tante altre già viste e sentite, purtroppo. Trent’anni di attività nel settore dell’estetica, con una presenza consistente nel mercato anche estero, producendo e commercializzando apparecchiature solarium, cosmetici, apparecchiature per l’estetica. Poi, a partire dal 2009, cala sull’azienda l’ombra buia della crisi che porta a una significativa e progressiva flessione del mercato. Si aggiungono ancora, due anni più tardi, un nuovo decreto ministeriale che aggiorna la normativa sulle apparecchiature elettromeccaniche a uso estetico e la risoluzione di un importante, e fin allora duraturo, accordo per la distribuzione in esclusiva in Italia di una linea di prodotti cosmetici professionali. Un altro colpo ferale per l’azienda, che nel 2009 contava un centinaio di dipendenti: la situazione precipita e il personale risulta sovradimensionato rispetto al volume d’affari, tanto da portare a uno stato di crisi irreversibile. Non bastono a sanarla gli sforzi di riorganizzazione interna, tesi in particolare a ridurre i costi generali e di produzione.Ma un gruppo di lavoratori (nella foto) – sui circa 40 dipendenti rimasti in forza – non si arrende, e decide di provare il tutto per tutto per non disperdere il patrimonio di competenze ed esperienza di oltre tre decenni di storia, nonché di relazioni e di mercato. E per salvare almeno alcuni posti di lavoro, naturalmente.

Da loro nasce così una nuova “idea imprenditoriale”: certi delle potenzialità ancora forti del marchio e decisi a tenere la qualità e la sicurezza quali punti di forza, hanno così scelto di mettersi in gioco: «La forma giuridica individuata come la più idonea per la natura mutualistica che la contraddistingue e in funzione delle disponibilità economiche dei soci proponenti, è stata fin da subito la società cooperativa – spiega il presidente della coop Claudio Pasquon, che per l’azienda precedente ha lavorato per oltre 25 anni –. Così dopo una prima di fase di informazione e formazione sul modello cooperativo con Legacoop Veneto e grazie alla loro assistenza abbiamo avviato il percorso di workers buy out».

A consentire la capitalizzazione dell’azienda hanno concorso i 150mila euro (tra capitale sociale e finanziamento) messi a disposizione da Coopfond e Cfi-Cooperazione Finanza Impresa, strumenti di promozione della cooperazione, insieme ai 140mila euro dell’indennità della mobilità che i lavoratori hanno portato a capitale sociale rinunciando all’assegno mensile. Fondamentale l’anticipazione delle somme della mobilità accordata dalla filiale di Portogruaro di Unipol Banca.

«Le operazioni di wbo nel settore industriale sono complesse, ma oramai abbiamo realizzato un’esperienza significativa e oggi sistematizzato a livello procedurale l’iter burocratico che caratterizza la fase di start up delle coop, mettendo in rete i diversi soggetti (Coopfond e Cfi, Inps e istituti bancari) – sottolinea Franco Mognato, direttore di Legacoop Veneto –. Resta il rammarico per il sottoutilizzo della potenzialità che in questo ambito potrebbe esprimere la finanziaria regionale Veneto Sviluppo  e per la scarsa attenzione data a queste soluzioni da parte della Regione Veneto».

Importante anche il ruolo del sindacato che di fronte a un’azienda in crisi ha favorito la ricerca di soluzioni nuove e innovative: «Non è mai facile per noi affrontare questioni come questa, poiché in gioco ci sono le sorti dei lavoratori e delle famiglie – dice Enrico Piron, segretario generale Cgil di Venezia –. Ci vuole poi chiarezza: che il rischio d’impresa non sia scaricato sui dipendenti e il nuovo soggetto cooperativo sia realmente vocato ai valori promossi dalla cooperazione e non – come purtroppo talvolta accade – da altri scopi. La CGIL ha partecipato alla trattativa convinta che la bontà dei presupposti e la serietà della proposta possano far nascere, a partire dai valori antichissimi della cooperazione, buon lavoro, buon prodotto e speranza per il territorio».

I sette soci della cooperativa, forti dell’esperienza maturata, presidiano oggi nella cooperativa management, gestione amministrativa/commerciale, progettazione e produzione, le medesime mansioni svolte nella precedente società in cui vantano tutti una lunga collaborazione. E certo si tratta di una bella sfida, che ha chiesto loro di cambiare approccio e visione: «Essere imprenditori ci vede investiti della massima responsabilità – racconta Pasquon – e nel contempo ci permette di raggiungere opportunità che prima erano solo mete ambite. La nostra visione è decisamente cambiata, e ci dà un ulteriore stimolo di crescita e impegno per raggiungere sempre nuovi obiettivi che ora sentiamo più nostri».

 

 

 

FONTE: VITA (www.vita.it)

AUTORE: Gabriella Meroni

 

 

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