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Amministrazioni finanziarie: come rendere vincente la Voluntary Disclosure?

lentepubblica.it • 21 Novembre 2014

Un’occasione per inaugurare, superando ogni contrapposizione, un nuovo percorso di dialogo con i contribuenti che intendono intraprendere la strada della legalità fiscale.

Costruita in armonia con un nuovo modello di cooperazione tra Amministrazioni finanziarie, comunitarie e non, e tra Agenzia e contribuenti, la procedura divoluntary disclosure risulterà pienamente vincente solo se, da un lato, riuscirà a ottenere il ravvedimento di chi ha sottratto redditi all’imposizione, mediante il trasferimento o la detenzione all’estero di denaro e/o di attività produttive, e se, dall’altro, contribuirà a stimolare la compliance con riguardo ai futuri adempimenti fiscali dei contribuenti.
Questo il fulcro dell’audizione del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, tenutasi oggi presso le commissioni riunite Giustizia e Finanze e Tesoro del Senato, a palazzo Carpegna. Il Ddl contenente disposizioni relative alla procedura di collaborazione volontaria per il rientro dei capitali esteri, approvato dalla Camera dei deputati lo scorso 16 ottobre è, infatti, attualmente all’esame delle due commissioni parlamentari.

Sono del parere” – ha sottolineato la Orlandi – “che il disegno di legge, rivolgendosi a contribuenti che in passato hanno disatteso il patto fiscale con lo Stato, in un contesto di rinnovata collaborazione, richiede ponderate riflessioni in ordine alla costruzione di un nuovo rapporto di fiducia e di uscita dalla illegalità fiscale, considerato che l’Agenzia ha ferma intenzione di impegnarsi nella maggiore valorizzazione delle informazioni disponibili, nonché nel potenziamento dello scambio dei dati tra Stati”.

Quindi, sì alla possibilità di svelare al Fisco i capitali e gli investimenti detenuti all’estero in violazione della normativa sul monitoraggio fiscale con sanzioni ridotte, ma con un obiettivo molto più ambizioso: il ripristino della legalità fiscale, non soltanto nel nostro Paese, ma in un contesto internazionale.
La formula della voluntary disclosure è, infatti, coerente con le linee tracciate dall’Ocse, che esortano all’adozione di misure finalizzate alla futura compliance, nel quadro di un più incisivo contrasto ai fenomeni di illecito fiscale internazionale.
Un forte segnale è arrivato il 29 ottobre scorso da Berlino, quando ben 51 Paesi hanno siglato l’accordo per l’implementazione del nuovo standard unico globale elaborato dall’Ocse (Common reporting standard), per attivare lo scambio automatico di informazioni finanziarie, a partire dal 2017, finalizzato a contrastare l’evasione fiscale internazionale.
Secondo il direttore dell’Agenzia, “lo scambio di informazioni fiscali costituisce il mezzo determinante per combattere la fuga dalle imposte nazionali”.

Rossella Orlandi, si è poi soffermata sull’introduzione, nel nostro ordinamento, del reato di autoriciclaggio, valutandola con favore, perché potenzialmente dissuasiva di comportamenti fiscalmente illeciti. Tale nuova figura di reato, combinata con un programma conforme alle indicazioni dell’Ocse, cioè una voluntary disclosure oggi per una durevole e constante compliancedomani, “pongono l’Agenzia delle Entrate in un’ottica operativa aperta e impegnata a raccogliere l’importante sfida per un cambiamento di rotta verso un nuovo modello di cooperazione tra l’Amministrazione finanziaria ed i contribuenti, in linea con analoghe esperienze già avviate in altri Paesi”.

 

 

FONTE: Fisco Oggi – Rivista Telematica dell’Agenzia delle Entrate

AUTORE: Paola Pullella Lucano

 

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