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Anche l’Agenzia delle Entrate per l’etica anticorruzione

lentepubblica.it • 16 Dicembre 2014

Se abbiamo organizzato questo convegno è perché siamo convinti che un’amministrazione come la nostra, per la missione istituzionale che svolge nella vita quotidiana dei cittadini, abbia il dovere di condividere con altre istituzioni la preoccupazione per questo diffuso malcostume“.
Sono le parole pronunciate da Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle Entrate, in apertura del suo intervento al convegno “Noi contro la corruzione. Istituzioni e comunità civile insieme per la Legalità”, che si è svolto oggi nel capoluogo abruzzese e a cui hanno partecipato anche: Francesco Greco, procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Milano; don Luigi Ciotti, presidente di “Libera” e fondatore del “Gruppo Abele”; Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che è intervenuto con un videomessaggio.

I lavori sono stati introdotti da Federico Monaco, direttore regionale Entrate dell’Abruzzo. Nel suo saluto d’apertura, ha sottolineato l’impegno, nella struttura dell’Agenzia a lui affidata, a radicare una cultura di intolleranza verso ogni forma di corruzione che, con i suoi sleali e inaccettabili meccanismi, può logorare le basi stesse della società, tenute insieme dalla fiducia reciproca tra istituzioni e cittadini. Un’azione di contrasto da attuare ognuno in prima persona, senza delegare alle sole strutture, interne ed esterne, di controllo. Poi, una considerazione sul luogo che ha accolto l’evento: il complesso monumentale di San Domenico, ex convento, ex penitenziario e attuale sede della Corte dei conti e dell’Avvocatura dello Stato, “mura” che, quindi, da sempre, evocano una profonda riflessione “sulle condotte di vita che si è scelto di adottare”.

La tavola rotonda è stata preceduta dall’intervento del direttore delle Entrate, dal titolo “Insieme per una nuova etica”, incentrato sulla necessità di un indifferibile cambiamento culturale, che deve interessare primariamente il capitale professionale alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e, quindi, anche dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate.

È innegabile che il lavoro dei funzionari del Fisco, toccando interessi economici molto forti, è estremamente “a rischio”, esposto a possibili tentativi di corruzione e di concussione.
A tal proposito, Rossella Orlandi ha indicato i due fronti su cui lavorare per impedire la consumazione di reati e costruire un ambiente lavorativo sano: adottare efficaci misure organizzative di prevenzione e un adeguato sistema sanzionatorio e, soprattutto, impegnarsi fattivamente sul versante culturale per costruire un forte sistema di valori condiviso.

Entrando a esaminare le vicende di “casa propria”, il direttore, senza negare l’esistenza di aspetti su cui è possibile ancora lavorare e migliorare, ha ribadito la sua ferma convinzione che l’Agenzia delle Entrate “è un corpo sano, che ha imparato a sviluppare dei forti anticorpi per contrastare i comportamenti illeciti“, al cui interno non sono tollerati né i comportamenti scorretti né quelli ambigui.
Del resto, già da anni, l’Agenzia ha abolito la cosiddetta “pregiudiziale penale” (che sospendeva l’azione disciplinare finché non si fosse concluso il procedimento penale), consentendo, in presenza di fatti gravi, il licenziamento immediato del proprio dipendente.
Sempre sul fronte organizzativo, il direttore ha ricordato anche le ulteriori efficaci misure adottate nel corso degli anni: la dichiarazione patrimoniale dei dirigenti; le dichiarazioni di assenza d’incompatibilità e di conflitto d’interessi con le funzioni da svolgere; la rotazione degli incarichi dei dirigenti; il capillare sistema di controllo interni svolti dall’Audit; i presidi anticorruzione.

Per quanto riguarda l’altra direttrice operativa, il cambiamento culturale, la Orlandi ha ribadito l’imprescindibilità, per un’organizzazione complessa come la nostra, di “una forte identità e un tenace senso di appartenenza“. Valori, in assenza dei quali, l’Agenzia rischia di non riuscire bene nella missione cui è chiamata, ossia assicurare il massimo livello di adesione spontanea dei cittadini ai loro obblighi fiscali. Un compito fondamentale per salvaguardare l’interesse dell’intera collettività, da svolgere con il massimo grado di efficienza possibile e senza mai smarrire il senso dell’importanza del lavoro svolto e delle responsabilità nei confronti della collettività. In quest’ottica, assume estrema rilevanza strategica l’etica dei comportamenti dei funzionari, cui ogni anno vengono destinati specifici corsi di formazione.

Ma etica – ha affermato il direttore concludendo il suo intervento – “non è soltanto assenza di corruzione… è soprattutto onestà intellettuale. L’etica si riferisce… anche a quegli atteggiamenti o comportamenti lesivi dell’efficienza e del corretto agire al servizio della collettività, in tutta la sua pienezza, dal rispetto della legge alla soddisfazione degli interessi protetti, delle giuste aspirazioni dei cittadini utenti, nel rispetto della loro dignità…; …coinvolge l’intimo di ogni persona influenzando le coscienze e le intenzioni dell’agire, traducendo nel proprio operato quotidiano l’onore, l’orgoglio e il piacere di appartenere all’istituzione pubblica“.

I lavori sono proseguiti con la tavola rotonda moderata da Maria Silvia Sacchi, giornalista del Corriere della sera.

Nel suo intervento, il procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano, Francesco Greco, si è soffermato, in particolare, sul tema della prescrizione, sostenendo la necessità di allungarne i tempi e auspicando l’emanazione di una legge che non sia tappabuchi, cioè confezionata esclusivamente per tamponare l’emergenza. Tra le “buone” iniziative, ha rimarcato la procedura di voluntary disclosure per il rientro dei capitali, in attesa di essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale, che “rappresenta una grande occasione, perché non contiene forme di anonimato e questo, non solo consentirà di far pagare le tasse, ma anche di capirne il flusso“.

Don Luigi Ciotti, il sacerdote impegnato nella lotta a tutte le mafie per il quale la corruzione è “l’emblema di una società che ruba a se stessa“, anche in questa occasione, ha ricordato che ci si può difendere “facendo le cose giuste, facendole seriamente, con grande trasparenza e chiarezza, non dimenticando che corruzione e mafia sono due facce della stessa medaglia“. Ha concluso dicendo che bisogna far emergere le cose positive fatte, ma anche la responsabilità di continuare a cercare le cose che non vanno.

Raffaele Cantone, attraverso un videomessaggio, ha indicato gli ambiti privilegiati su cui le pubbliche amministrazioni devono lavorare nel campo della prevenzione della corruzione, individuandoli nell’analisi del rischio e soprattutto nella trasparenza, che offre “la possibilità ai cittadini di conoscere tutto quel che avviene“. Ha, poi, detto che, per contrastare il fenomeno, è necessario spezzare il meccanismo di omertà che lo alimenta. E ha caldeggiato il sostegno, all’interno delle amministrazioni, della figura del “whistleblower“, colui che può denunciare gli illeciti, con la garanzia della riservatezza. “Non si tratta di una delazione – ha aggiunto Cantone – ma di un’assunzione di responsabilità“.

A questo proposito, Rossella Orlandi ha annunciato l’imminente istituzione, per i 40mila dipendenti delle Entrate, di una casella di posta elettronica per denunciare, nel più completo anonimato, casi sospetti di corruzione. E non solo, l’Agenzia sta anche predisponendo un canale di confronto su questo tema con i cittadini, perché “trasparenza e dialogo sono l’antidoto alla corruzione

 

 

FONTE: Fisco Oggi – Rivista Telematica dell’Agenzia delle Entrate

 

 

 

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