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Banca dati dell’Anagrafe Tributaria: un’analisi dell’evoluzione

lentepubblica.it • 21 Gennaio 2016

anagrafeL’evoluzione delle banche dati dell’Anagrafe tributaria e le nuove iniziative in tema di analisi del rischio delle partite Iva. Nel corso dell’audizione di oggi in Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria, il direttore dell’Agenzia Rossella Orlandi fa il punto sull’utilizzo delle banche dati dell’At nel contrasto all’evasione dell’Iva e sul potenziamento degli strumenti informatici.
 

La Orlandi, in particolare, ha sottolineato, in primo luogo, come l’attuale patrimonio informativo dell’Agenzia delle Entrate abbia consentito una costante crescita dei processi di lavoro finalizzati alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni evasivi. I dati acquisiti dall’Anagrafe tributaria sono, infatti, condivisi con numerose pubbliche amministrazioni ed enti esterni, fra cui Agenzie fiscali, Guardia di finanza, Comuni, Regioni, Inps, Inail, i quali possono consultare le informazioni necessarie alle attività di controllo, sulla base di specifiche convenzioni in linea con le direttive del Garante della protezione dei dati personali.
 

Stato dell’arte e evoluzione dell’Anagrafe tributaria

 

Il numero e la tipologia di informazioni acquisite e catalogate nella banca dati dell’Anagrafe tributaria hanno consentito pienamente all’Agenzia di portare avanti la sua mission istituzionale. Tuttavia, sottolinea il direttore, il vasto patrimonio informativo dell’At, seppur ampio e strutturato, deve essere ulteriormente valorizzato per consentire un continuo miglioramento del livello di adempimento degli obblighi fiscali, basato sul dialogo innovativo tra cittadini e amministrazione fiscale, coerentemente con le linee di indirizzo elaborate dall’Ocse e le iniziative intraprese dalle amministrazioni dei Paesi più avanzati.

 

Il rinnovamento del patrimonio informativo in possesso dell’Agenzia è, infatti, indispensabile in vari ambiti: per lo sviluppo di servizi che possano ridurre significativamente l’onerosità degli adempimenti fiscali, per l’introduzione di nuove forme di confronto con i contribuenti, come le azioni di comunicazione preventiva finalizzate a stimolare comportamenti virtuosi, per l’identificazione dei comportamenti fraudolenti o a elevato rischio di evasione, per l’automatizzazione dei processi di verifica e accertamento che puntino all’ottimizzazione dell’attività dell’Agenzia alla massima riduzione dell’invasività dei controlli. Questi obiettivi, evidenzia il direttore, saranno raggiunti insieme a Sogei attraverso un articolato processo di consolidamento dei data base e la successiva adozione di strumenti informatici di nuova generazione, oltre a un’attenta attività di monitoraggio.
 

Meno adempimenti più supporti

 

Le nuove strategie puntano senz’altro a una maggiore tempestività di acquisizione dati e a una riduzione degli adempimenti comunicativi dei contribuenti e delle parti tenute a trasmettere le informazioni, ma soprattutto a garantire una semplificazione prima che i dati stessi vengano acquisiti. Si tratta, cioè, di mettere a punto soluzioni applicative semplici e di supporto e guida al contribuente per evitare che compia errori o dimenticanze. In tal senso, il direttore dell’Agenzia ricorda che il Dlgs 127/2015 prevede un regime opzionale per i soggetti Iva, cioè la facoltà di scegliere tra il mantenimento di alcuni attuali adempimenti comunicativi (spesometro, black list, modelli Intra) e la trasmissione telematica dei dati delle fatture e dei dati dei corrispettivi riguardanti le operazioni rilevanti ai fini Iva. Il decreto, inoltre, introduce disposizioni finalizzate a incentivare l’adozione della fattura elettronica, metodo che rafforzerebbe l’azione preventiva di contrasto all’evasione.

 

Rossella Orlandi, nel sottolineare che l’Agenzia ha già avviato i lavori per i provvedimenti che consentiranno l’attuazione tecnica delle disposizioni entro i termini previsti (1° luglio 2016 e 1° gennaio 2017), precisa che superare il regime opzionale, introducendo l’unica e unitaria comunicazione prevista dal Dlgs 127, potrebbe essere una soluzione vantaggiosa per tutti, contribuenti e amministrazione.
 

Analisi di rischio delle partite Iva

 

L’Agenzia delle Entrate ha messo a punto specifiche strategie sull’analisi di rischio delle partite Iva, per prevenire e contrastare fenomeni evasivi. La Orlandi precisa che tale attività è realizzata anche grazie ad applicativi informatici creati ad hoc ed è diversificata sulla base delle caratteristiche dei contribuenti e dei diversi momenti in cui essi interagiscono con l’Amministrazione finanziaria.
 

In questo contesto, un’attenzione particolare è dedicata al mondo delle partite Iva, che vengono monitorate lungo tutto il periodo di relativa durata. L’Agenzia raccoglie e analizza le informazioni dichiarate dal contribuente al momento della richiesta di apertura delle partita Iva; tali dati sono incrociati con le ulteriori informazioni in possesso dell’At sulla persona fisica collegata (titolare di ditta individuale, rappresentante legale o socio), così da esaminare il comportamento anche nel periodo precedente l’inizio della nuova attività. Sulla base di alcuni criteri pre-impostati l’applicativo informatico attribuisce al contribuente un punteggio di rischio che permette di generare elenchi di partite Iva ordinate per “rischiosità” decrescente, in base ai quali l’Agenzia pianifica accessi brevi, finalizzati a riscontrare l’esistenza della società o della ditta e l’effettivo esercizio dell’attività. È previsto anche un monitoraggio dell’attività della partita Iva nella fase successiva alla sua apertura, per un periodo massimo di tre anni.
 

Una specifica analisi del rischio è dedicata alle partite Iva autorizzate all’esercizio di operazioni intracomunitarie e iscritte nel Vies (Vat information exchange system), il sistema che raccoglie le informazioni connesse agli scambi intracomunitari (elenchi riepilogativi) e che consente a ogni Stato membro di verificare la validità della partita Iva dei soggetti. In tale contesto, l’Agenzia delle Entrate provvede a controlli sia di natura sostanziale sia di natura formale, volti a escludere dalla banca dati le partite Iva che non hanno presentato almeno un elenco riepilogativo nell’arco di quattro trimestri consecutivi, comportamento che evidenzia la volontà del soggetto passivo di non volere più effettuare scambi intracomunitari.
 

Inoltre, l’Agenzia è costantemente attenta a individuare nuovi criteri di rischio, alla luce dei mutamenti registrati dal sistema economico. In tale contesto, sono utilizzate tutte le banche dati disponibili, che a loro volta vengono periodicamente arricchite nei loro contenuti, così da supportare un’assidua attività di sviluppo e di implementazione di nuove ed efficaci metodologie di indagine.
 

Nuovi approcci per promuovere la compliance

 

L’Agenzia, nell’attività di prevenzione e contrasto all’evasione, punta sempre di più su un dialogo innovativo tra cittadini e fisco che consenta, da un lato, la tempestiva correzione di errori, dall’altro l’individuazione di reali comportamenti illeciti. Al riguardo, la Orlandi ricorda la recente iniziativa con cui l’Agenzia ha allertato 65mila contribuenti, tramite Pec o posta ordinaria, su possibili irregolarità commesse nelle dichiarazioni Iva 2014. In pratica, tale azione ha già consentito a 48mila contribuenti di sanare la propria situazione e ha portato, inoltre, nelle casse dell’erario circa 59 milioni di euro. Il prossimo passo, ha concluso il direttore, sarà quello di adottare nuove tecnologie informatiche che possano aumentare ulteriormente le strategie di analisi del rischio e la realizzazione di nuove forme di comunicazione anche in termini preventivi rispetto alle scadenze fiscali.

Fonte: Fisco Oggi, Rivista Telematica dell'Agenzia delle Entrate - articolo di Patrizia De Juliis
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