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Enti locali e Regioni potranno essere commissionati dal Governo nazionale per dissesti finanziari

lentepubblica.it • 11 Agosto 2014

Il governo nazionale potrà commissariare Enti locali e Regioni qualora incorrano in gravi dissesti finanziari. Lo Stato si riserva il coordinamento fra finanza pubblica e sistema tributario. Ma sono solo alcune delle modifiche adottate con la legge di riforma dell’articolo V della Costituzione votata in prima lettura al Senato della Repubblica.

Lo Stato potrà esercitare la sua supremazia ogni volta che lo ritenga. Viene cancellata la legislazione concorrente ed ampliate esclusivamente le competenze statali. Passa, di fatto, a Roma la parola definitiva in materia di produzione, distribuzione nazionale dell’energia, infrastrutture strategiche, reti di trasporto e navigazione internazionale. Apparterrà allo Stato anche la tutela della salute e della sicurezza, il lavoro, la scuola e le attività culturali.

Palazzo Chigi ha fermato le recenti iniziative venete tendenti ad ottenere lo statuto speciale. Ha spento sul nascere il tentativo di indire un referendum sull’indipendenza del Veneto, provocando la vivace, scontata reazione di Matteo Salvini, leader della Lega Nord, e del Presidente della Regione, Zaia. Il governo si è opposto al referendum consultivo ed ha aperto il contenzioso in sede costituzionale. La nuova frontiera leghista – autonomia speciale in Lombardia e Veneto – entra in linaa di collisione con l’indirizzo riformatore del governo, che mira a mettere sotto controllo i conti delle regioni, che negli ultimi dieci anni sono lievitati in modo spaventoso.

Il nuovo corso, e questo è sicuramente un limite, viene suggerito e richiesto dall’entità della spesa pubblica raggiunta dalle regioni. Gli scandali sull’uso delle risorse pubbliche – contributi a gruppi e singoli consilieri regionali – hanno propiziato la svolta. Le responsabilità locali sono enormi, ma il carattere punitivo, seppure non dichiarato, suscita qualche perplessità.

Non è chiaro ancora che cosa succederà nelle regioni a statuto speciale. La battaglia parlamentare si è presa per intero la scena, le regioni sembrano accettare, con l’eccezione di quelle rette da presidenti leghisti, l’indirizzo riformatore sull’altare del contenimento della spesa.

La difendibilità delle specialità si è assottigliata anche in regioni, come la Sicilia, legate alla tradizione autonomista. Le modifiche costituzionali sono state anticipate di fatto da una serie di provvedimenti dell’esecutivo, in particolare del Ministero dell’Economia, che ha ridotto in modo drastico le capacità di spesa della Regione siciliana.

Il livello raggiunto dal debito pubblico nell’Isola “strozza” ogni velleità autonomista. La riforma costituzionale “legittima” una condizione di fatto.

FONTE: SiciliaInformazioni.com

pal madama

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