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Governo: presentato l’esame del nuovo Documento di Economia e Finanza (DEF)

lentepubblica.it • 9 Aprile 2015

DEF economia e finanzaIl Consiglio dei Ministri ha avviato l’esame del Documento di economia e finanza (Def) 2015, previsto dalla legge di contabilità (n.196 del 2009). Il Cdm ha analizzato in particolare la sezione relativa al quadro macroeconomico e agli obiettivi di finanza pubblica (Programma di Stabilità).

 

Nella riunione del Consiglio dei Ministri già programmata per venerdì 10 aprile proseguirà l’esame del Def con la discussione sul Piano Nazionale di Riforme, un’altra delle sezioni di cui si compone il Documento.

 

Il Def sarà quindi trasmesso in Parlamento e, entro il 30 aprile, sarà inviato alle istituzioni di Bruxelles, come richiesto dai regolamenti europei. Ecco i dettagli.

 

La programmazione economico-finanziaria viene aggiornata alla luce di un quadro macro favorevole all’Italia e all’Eurozona: il prezzo dell’energia ha subito un drastico calo e al tempo stesso il rapporto euro/dollaro è più coerente con i fondamentali delle due aree economiche. Questa seconda componente del quadro macro si è realizzata grazie alla politica di quantitative easing della BCE, resa possibile sia dalla gestione responsabile dei bilanci nazionali dei paesi dell’Unione europea, sia dal nuovo clima maturato durante la presidenza italiana dell’Unione europea.

 

Dopo un lungo periodo caratterizzato dall’instabilità politico-istituzionale e dall’emergenza finanziaria, il Governo lavora alla politica economica in una prospettiva non più emergenziale e intende cogliere l’opportunità offerta dalla finestra temporale favorevole dando continuità alla propria strategia di medio termine: riduzione delle tasse compensata da risparmi sulla spesa, ripresa degli investimenti, gestione responsabile del bilancio statale, riforme strutturali.

 

Il Documento di Economia e Finanza 2015 opera quindi in continuità con i principali provvedimenti assunti nei mesi precedenti (il decreto legge 66, la legge di stabilità, l’investment compact) e conferma l’ambizioso programma di riforme che costituisce il segno distintivo del Governo: piena realizzazione del jobs act, riforma della pubblica amministrazione, riforma della legge elettorale e dell’architettura istituzionale, riforma della scuola, adeguamento del settore del credito, revisione della spesa orientata sia alla generazione di risparmi che all’aumento dell’efficacia dei servizi pubblici offerti a cittadini e imprese. Un programma che ha l’obiettivo di migliorare strutturalmente la capacità competitiva del Paese a partire dal capitale umano e dalle infrastrutture.

 

L’affacciarsi della crescita dopo tre anni di recessione e la realizzazione di riforme lungamente attese consentono di impostare un ciclo della fiducia: il circolo virtuoso che fa risalire la domanda e insieme alla revisione della spesa crea spazio per la riduzione delle tasse e la ripresa degli investimenti pubblici; il risultato sarà un ritmo di crescita più elevato nel 2016 e 2017, il rafforzamento dell’occupazione e quindi della fiducia.

 

Questa strategia si sviluppa entro il vincolo stringente dovuti all’elevato debito pubblico che grava sulle finanze del paese. Questo vincolo trova manifestazione nelle regole comuni adottate nell’ambito dell’Unione europea, che il Governo italiano rispetta integralmente (vincolo del 3% nel rapporto deficit/PIL, saldo strutturale in evoluzione verso il pareggio, regola del debito). Una strategia che ha consentito finora di consolidare la fiducia dei mercati (con un beneficio consistente nella riduzione del costo del debito) e ha dato la possibilità alle istituzioni europee di mettere in campo una strategia per la flessibilità e per una politica monetaria espansiva.

 

Il quadro programmatico contempla una crescita superiore alle precedenti previsioni, grazie alla cancellazione delle tasse contemplate per il 2016 dalle clausole di salvaguardia e nonostante l’impatto negativo dei risparmi sulla spesa:

 

 

 
PIL (variazione su anno precedente) 2015 2016 2017 2018
Stime aprile 2015

+0,7%

+1,4%

+1,5%

+1,4%

Stime autunno 2014

+0,6%

+1,0%

+1,3%

+1,4%

 

 

QUADRO PROGRAMMATICO 2015 2016 2017 2018
DEFICIT NOMINALE / PIL

-2,6%

-1,8%

-0,8%

0

DEFICIT STRUTTURALE / PIL -0,5% -0,4% 0 0
DEBITO PUBBLICO / PIL 132,5% 130,9% 127,4% 123,4%

 

 

 

QUADRO TENDENZIALE AGGIORNATO 2015 2016 2017 2018
DEFICIT NOMINALE / PIL

-2,5%

-1,4%

-0,2%

+0,5%

DEFICIT STRUTTURALE / PIL -0,5% 0 +0,5% +0,8%
DEBITO PUBBLICO / PIL 132,4% 130,3% 127,2% 123,7%

 

 

 

QUADRO PROGRAMMATICO
NOTA AGG. DEF
2015 2016 2017 2018
DEFICIT NOMINALE / PIL

-2,9%*

-1,8%

-0,8%

-0,2

DEFICIT STRUTTURALE / PIL -0,6%* -0,4% 0 0
DEBITO PUBBLICO / PIL 133,4% 131,9% 128,6% 124,6%

 

 

(*): Il rapporto deficit/PIL per il 2015 è stato corretto a 2,6% con la legge di stabilità 2015.

 

Il quadro tendenziale aggiornato consentirebbe di raggiungere il pareggio di bilancio strutturale già nel 2016, tuttavia il Governo ha ritenuto opportuno confermare al 2017 il conseguimento di tale obiettivo così da conferire una natura espansiva alla programmazione per il 2016.

 

Per il 2016, infatti, il Governo si impegna a cancellare l’aumento delle tasse contemplato dalle clausole di salvaguardia, per un valore corrispondente a 1 punto di PIL. Questo intervento viene effettuato grazie ai risparmi della revisione della spesa e al beneficio che si registra grazie alla crescita maggiore e alla spesa per interessi sul debito inferiore rispetto alle previsioni precedenti.

 

Il ricorso alla “clausola delle riforme” prevista dalle linee guida sulla flessibilità delle regole europee pubblicate dalla Commissione a gennaio di quest’anno, consente di contenere l’aggiustamento strutturale a 0,1% del PIL rispetto allo 0,5% altrimenti richiesto dalle regole comuni.

 

Il debito pubblico si stabilizza nel 2015 e comincia il percorso di riduzione a partire dal 2016. Un percorso che libererà il Paese da un grave fardello. La regola del debito viene quindi rispettata e l’obiettivo viene centrato nel 2018.

 

Il Ministro Padoan ha acquisito un primo consenso da parte del Consiglio dei Ministri sul Documento, il cui coordinamento verrà completato entro la data prevista dalla legge.

Fonte: MEF - Ministero Economia e Finanze
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