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Fisco, Indici Sintetici di Affidabilità: un riepilogo sintetico

lentepubblica.it • 19 Giugno 2017

Indici-Sintetici-di-Affidabilita-FiscaleIndici sintetici di affidabilità: altro passo verso la compliance. Chiamati a sostituire gli studi di settore, rappresenteranno un ausilio per il contribuente, finalizzato all’adempimento spontaneo e all’emersione delle basi imponibili.


Con la prossima pubblicazione della circolare illustrativa delle novità relative al periodo d’imposta 2016, si conclude l’era degli studi di settore e inizia quella degli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isaf), destinati, non solo a sostituire il vecchio strumento presuntivo, ma a superarne la logica, introducendo un ulteriore ausilio per il contribuente verso l’adempimento spontaneo.

 

Il nuovo indice di compliance, infatti, è un dato sintetico che fornisce, su scala da uno a dieci, il grado di affidabilità del contribuente che, quando elevato, permetterà l’accesso al connesso sistema di premialità. Quest’ultimo, peraltro, si prospetta essere ancor più favorevole di quello attualmente previsto per gli studi di settore. Con il presente contributo, dopo aver sinteticamente descritto l’iter legislativo che ha portato alla previsione degli Isaf, si procederà alla descrizione del modello metodologico alla base del nuovo strumento di compliance, rimarcando, altresì, lo spirito di collaborazione tra amministrazione finanziaria e contribuente che rappresenta, contestualmente, fondamento ed effetto della loro introduzione.

 

L’iter legislativo

 

L’introduzione degli indici sintetici di affidabilità, prevista dall’articolo 7-bis, Dl 193/2016, è finalizzata alla promozione dell’osservanza degli obblighi fiscali, alla semplificazione degli adempimenti e alla contestuale soppressione della disciplina degli studi di settore. In particolare, a decorrere dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2017, gli indici sono individuati con decreto del ministro dell’Economia e delle finanze e a essi sono collegati livelli di premialità per i contribuenti che risulteranno più affidabili. La premialità può anche consistere nell’esclusione o nella riduzione dei termini per gli accertamenti, al fine di promuovere l’adempimento degli obblighi tributari e il rafforzamento della collaborazione tra l’amministrazione finanziaria e i contribuenti.

 

Il legislatore, inoltre, ha previsto che, contestualmente all’introduzione degli indici, cessano di avere effetto le disposizioni relative agli studi di settore e ai parametri. In realtà, la disposizione si è limitata a formalizzare quanto già annunciato in precedenza dal ministero dell’Economia e delle finanze e presentato alla Commissione degli esperti per gli studi di settore lo scorso 7 settembre. Da tempo, infatti, la Sose (la società per azioni costituita dal Mef e dalla Banca d’Italia per l’elaborazione degli studi di settore) e l’Agenzia delle Entrate stavano lavorando alle definizione di un nuovo strumento di compliance che, in linea con i principi della recente riforma fiscale, fosse in grado di sottolineare l’importanza dell’adempimento spontaneo degli obblighi fiscali.

 

Gli Isaf, quindi, sostituiscono gli studi di settore, superandone la funzione di strumento di accertamento presuntivo, e proponendosi quale meccanismo di “rilevazione” del grado di affidabilità del contribuente che, quando elevato, garantisce allo stesso l’accesso a una serie di benefici (regime premiale). La fase di elaborazione e di sperimentazione ha permesso di definire le prime disposizioni attuative necessarie per l’applicazione degli indici sintetici di affidabilità e il connesso superamento degli studi di settore (e dei parametri, quando ancora applicabili). Il percorso di implementazione degli Isaf ha conosciuto un’ulteriore tappa con il Dl 50/2017, il cui articolo 9-bis (oltre ad abrogare l’articolo 7-bis, Dl 193/2016) prevede la graduale cessazione dell’applicazione della normativa che regola l’applicazione dei parametri e degli studi di settore, con effetto dai periodi d’imposta per i quali entreranno in vigore i nuovi indici sintetici di affidabilità e per le attività economiche per le quali gli stessi indici sono approvati.

 

Il modello metodologico

 

L’indice sintetico di affidabilità fiscale rappresenta il posizionamento di ogni contribuente rispetto all’affidabilità dei suoi comportamenti fiscali: in sostanza, esso è un dato sintetico che fornisce il grado di affidabilità del contribuente, in base al quale verrà misurata la possibilità di accedere ai benefici del sistema premiale. La sua funzione, quindi, in un’ottica evolutiva rispetto a quanto avveniva con gli studi di settore, è quella di prevenire anziché reprimere ex-post, semplificando, allo stesso tempo, gli adempimenti e favorendo, in tal modo, l’emersione spontanea delle basi imponibili.

 

In relazione all’obiettivo di cogliere il profilo fiscale del contribuente nella sua complessità, è stato elaborato un set di indicatori di affidabilità suddivisibili in due gruppi:

 

 

  • indicatori relativi alle basi imponibili e alla gestione tipica dell’attività
  • indicatori di anomalia relativi a comportamenti non corretti o atipici per il gruppo o settore economico di appartenenza.

 

 

L’Isaf, quindi, è il risultato di una media di indicatori elementari di affidabilità e anomalia e assume un valore compreso da 1 a 10. Al pari degli studi di settore, rappresenta un indice di sintesi, determinato, però, secondo un processo metodologico di stima innovativo e semplificato. A tal proposito, infatti, è prevista una riduzione del numero di variabili richieste per singolo modello dichiarativo, del numero di settori oggetto di analisi aggregata, così come dei gruppi omogenei di contribuenti, anche a livello territoriale, all’interno di ciascun settore, in funzione della struttura. Il nuovo indice sarà, quindi, articolato in base all’attività economica svolta in maniera prevalente, con la previsione di specificità per ogni attività o gruppo di attività. I principali aspetti utilizzati per la misurazione dell’indice sono:

 

 

  • l’analisi preventiva di affidabilità dei dati dichiarati
  • l’analisi delle anomalie economiche
  • l’analisi di plausibilità di valore aggiunto, ricavi/compensi, reddito.

 

 

Tra gli indicatori significativi sono ricompresi anche gli indicatori di normalità economica, utilizzati negli studi di settore per la stima dei ricavi/compensi. Inoltre, la stima effettuata dal nuovo indice, ai fini della valutazione del comportamento fiscale del contribuente, allarga le basi imponibili di interesse, andando a misurare non solo i ricavi/compensi, ma anche il valore aggiunto e il reddito.

 

Anche l’aspetto temporale assume una diversa rilevanza, in quanto nel nuovo modello metodologico la stima del modello di regressione avviene su dati panel che prendono a riferimento otto anni invece di uno e che, conseguentemente, contengono più informazioni, garantendo stime più efficienti e più precise.

 

Pertanto, rispetto agli studi di settore, il nuovo modello coglie meglio l’andamento ciclico dell’economia, facendo venir meno la necessità di predisporre, successivamente alla chiusura del periodo d’imposta, specifici correttivi congiunturali. In tal modo, viene anticipata nel tempo la possibilità, per il contribuente, di misurare la propria affidabilità fiscale e realizzare quanto eventualmente necessario per adeguarsi.

 

Con riguardo alla stima, il modello misura innanzitutto il valore aggiunto per addetto con l’utilizzo di una funzione di produzione di tipo Cobb-Douglas in forma logaritmica, che garantisce maggiore interpretabilità economica dei coefficienti stimati (elasticità rispetto al valore aggiunto) e migliore aderenza dei risultati alla realtà economica.

 

La nuova metodologia di individuazione dei modelli organizzativi di business consentirà una tendenziale riduzione del numero dei corrispondenti gruppi omogenei di contribuenti (i vecchi cluster degli studi di settore, identificativi del modello organizzativo di business), una maggiore stabilità nel tempo e, quindi, una assegnazione del contribuente al gruppo che si dimostrerà più attendibile. Allo stesso tempo, non si avrà più una regressione per ogni gruppo omogeneo, ma un’unica regressione, in cui la probabilità di appartenenza agli stessi risulterà una delle variabili esplicative.

 

Infine, i risultati saranno personalizzati per singolo contribuente sulla base degli effetti individuali calcolati con il nuovo modello di stima, che si fonda comunque, nel rispetto dei principi di semplificazione alla base dell’evoluzione del rapporto fisco-contribuente, sulla riduzione delle informazioni presenti nel modello di raccolta delle informazioni. Inoltre, i dati dichiarati saranno confrontati con altre banche dati esterne del sistema informativo della fiscalità, come, ad esempio, quella del modello Uniemens (Inps), per la base occupazionale.

 

La stima

 

Il processo metodologico prevede quindi che, individuato il gruppo omogeneo di appartenenza, si proceda alla stima del valore aggiunto, dei ricavi/compensi e del reddito del contribuente. Più in particolare, il modello è quello di stima del valore aggiunto per addetto, che fa riferimento al fattore lavoro, in quanto input primario per la creazione del valore. Tale modello prevede che la variabile dipendente e le relative variabili esplicative siano espresse in termini di rapporto rispetto al numero di addetti. La variabile dipendente è data dal valore aggiunto per addetto che costituisce, per sua natura, una misura della capacità di creare valore nella produzione e/o distribuzione di un bene.

 

Per la stima del modello pro-capite è stato utilizzato un unico modello di stima a effetti misti laddove gli effetti casuali sono determinati dai modelli organizzativi di business e dal contesto territoriale. Per ciascun gruppo omogeneo e territorio (area, regione, provincia, comune, eccetera) la stima viene modulata tramite diversi differenziali, permettendo di cogliere in maniera puntuale le modalità in cui il contribuente opera nello specifico settore e territorio. La scelta di utilizzare un modello di stima unico è scaturita dalla necessità metodologica di cogliere in maniera esaustiva tutti gli aspetti di contesto, ciò che potrebbe non risultare possibile a livello di singolo gruppo per effetto della minore numerosità dello stesso, garantendo una adeguata affidabilità dell’analisi anche nel caso di gruppo di operatori di numero ridotto.

 

Con riguardo all’andamento congiunturale, il modello di stima su dati panel consente di analizzare il comportamento nel tempo degli operatori economici, sulla base delle informazioni sul ciclo congiunturale misurato attraverso l’andamento temporale del tasso di occupazione regionale (Istat) e dei ricavi territoriali e settoriali, superando la necessità di adeguare il modello dopo la sua approvazione, tenendo già conto in fase di approvazione dell’andamento congiunturale nel medio periodo. Nel nuovo modello, quindi, viene introdotta la stima del valore aggiunto, che diventa la base per la determinazione dei ricavi/compensi e, quindi, del reddito.

 

Per la stima dei ricavi/compensi viene utilizzata una seconda funzione di produzione, ancora con un unico modello di stima a effetti misti; gli effetti casuali sono determinati dal modelli organizzativo di identificazione e dal contesto territoriale. L’utilizzo combinato delle due funzioni di stima (valore aggiunto e ricavi/compensi) è fondato anche sul fatto che tale modello permette di contrastare le operazioni di evasione a filiera sui ricavi/compensi e sui costi. La plausibilità del reddito dichiarato, infine, è valutata tenendo conto del valore aggiunto stimato.

 

La determinazione del grado di affidabilità

 

Il processo metodologico si fonda, inoltre, sulla definizione di un sistema di indicatori significativi (nella sostanza, gli indicatori di coerenza e quelli di normalità impiegati negli studi di settore). Si tratta di indicatori quali il valore aggiunto, i ricavi e il reddito per addetto, ma anche, tra gli altri, la durata delle scorte e dei costi residuali di gestione sui ricavi. A valle del processo di determinazione del grado di affidabilità, la nuova metodologia prevede, sulla base del peso assegnato a ogni singolo indicatore presente nel sistema di indicatori significativi individuati per il modello di ciascun settore, il calcolo dell’indice sintetico di affidabilità/compliance, che permetterà al contribuente di valutare la propria posizione, non solo nei confronti del fisco, ma anche del modello economico/produttivo tipico del settore di appartenenza.

 

Gli indici come strumento di dialogo

 

Gli indici sintetici di affidabilità fiscale andranno a sostituire gli attuali studi di settore e i parametri: complessivamente interesseranno oltre 4 milioni di operatori economici. I primi 70 dovrebbero essere approvati entro dicembre 2017 e i restanti 80 entro il 2018, mentre la revisione degli indici, a regime, sarà biennale. Il primo gruppo di indici sintetici riguarderà circa un milione e mezzo di contribuenti: 29 indici di affidabilità saranno sviluppati per il settore del commercio, 15 per le manifatture, 17 per i servizi e 9 per i professionisti.

 

L’elaborazione attualmente in corso dei primi indici di affidabilità è stata comunque preceduta da una sperimentazione che ha riguardato 8 settori economici:

 

 

  • commercio all’ingrosso di macchine utensili (M84U)
  • commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature, pelletterie e accessori (M05U)
  • amministrazione di condomini, gestione di beni immobili per conto terzi e servizi integrati di gestione degli edifici (K16U)
  • attività degli studi di ingegneria (K02U)
  • fabbricazioni di calzature, parti e accessori 8D08U)
  • produzione e commercio al dettaglio di prodotti di panetteria (D12U)
  • manutenzione e riparazione di autoveicoli, motocicli e ciclomotori (G31U).

 

 

Nei prossimi giorni Sose e Agenzia delle Entrate avvieranno un confronto con le associazioni di categoria sui risultati della sperimentazione, presentando la metodologia e i risultati dei primi Isaf elaborati, per poi procedere con incontri di approfondimento, specifici per singolo indice sintetico di affidabilità di settore, nell’ambito dei quali saranno esaminati i relativi risultati.

 

È evidente che la dimensione, la qualità e l’affidabilità stessa degli indici sintetici sarà legata alla qualità dei dati presi a riferimento per la loro costruzione. La qualità dei dati, del resto, rappresenta un presupposto essenziale, non solo per garantire quella di tutti gli indicatori derivati, compresi, quindi, gli indici sintetici di affidabilità, ma anche per raggiungere gli obiettivi di semplificazione per i contribuenti degli adempimenti richiesti, anche tramite servizi pre-elaborati (come la dichiarazione precompilata) e sempre più personalizzati.

 

In occasione dell’audizione dello scorso maggio alla Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha avuto modo di evidenziare che per la realizzazione e l’applicazione degli indici sarà necessario attingere sia a dati già disponibili in anagrafe tributaria sia a quelli di fonti esterne, quali banche dati di amministrazioni, università, enti e istituti di ricerca. Con riferimento a quelli già disponibili, ad esempio, è previsto l’utilizzo dei dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare (Omi). Con riguardo ai dati di fonte esterna, invece, dovrebbero, tra gli altri, essere utilizzati quelli presenti nel Pubblico registro automobilistico (Pra), al fine di realizzare l’indice applicabile all’attività di trasporto di merci su strada.

 

Come evidenziato dall’Agenzia, i nuovi indici di affidabilità consentiranno anche di mettere a disposizione dei contribuenti specifiche funzionalità di audit e benchmark con le quali potranno valutare le proprie performance aziendali. In particolare, l’analisi di benchmark permetterà ai contribuenti di ottenere una specifica valutazione del posizionamento strategico della propria attività con riferimento al contesto competitivo in cui operano e ai gruppi di soggetti concorrenti dinamicamente individuati.

 

I benefici che saranno riconosciuti e la loro gradazione in termini di semplificazione degli adempimenti e di esclusione, almeno in parte, dai controlli, porteranno gli stessi contribuenti a dichiarare (anche in via integrativa) dati di qualità e in linea con il proprio livello di affidabilità. In questo quadro, l’azione tesa a garantire la compliance e, quindi, la promozione dell’adempimento spontaneo, proseguirà, tra l’altro, attraverso l’attività di comunicazione ai contribuenti di elementi e informazioni per consentire, anche prima della presentazione della dichiarazione dei redditi, di correggere errori e omissioni, rafforzando il rapporto fiduciario con l’amministrazione e facendo emergere spontaneamente basi imponibili.

 

La collaborazione garantirà, allo stesso tempo, anche l’azione di deterrenza, permettendo di riservare i controlli più invasivi alle attività e ai settori a maggior rischio, concentrando gli sforzi nell’attività di contrasto alle frodi e agli illeciti fiscali internazionali. All’attività di promozione della tax compliance sarà, quindi, affiancata un’attività di controllo nei confronti dei contribuenti meno affidabili e con più rilevante rischio fiscale.

 

Le iniziative previste a corollario dell’introduzione degli Isaf si inseriscono nell’ambito del nuovo sistema di relazioni tra l’amministrazione finanziaria e gli operatori economici di piccole dimensioni, con l’obiettivo di un complessivo rilancio dell’economia italiana in un clima di leale collaborazione fiscale.

 

In questo quadro, il nuovo percorso di dialogo tra fisco e contribuenti si arricchisce, quindi, di servizi gratuiti dedicati a questi ultimi: contribuenti e intermediari autorizzati avranno a disposizione le informazioni relative all’applicazione degli indicatori elementari di affidabilità e al relativo indice sintetico accedendo al cassetto fiscale. Verrà, infatti, messo a disposizione un report di affidabilità personale, per ciascun contribuente, che mostrerà l’indice sintetico di affidabilità derivante dall’analisi dei modelli di acquisizione dati compilati in sede dichiarativa nei periodi di imposta interessati e riporterà in forma grafica il sistema di indicatori elementari di affidabilità e di anomalia.

 

L’Agenzia prevede, inoltre, di pubblicare nel proprio sito internet una serie di report informativi sull’andamento dei settori economici interessati dagli indici sintetici di affidabilità fiscale:

 

 

  • report economico di settore, che offrirà una fotografia dei principali settori dell’economia, attraverso la descrizione sintetica della struttura e delle dinamiche del settore di riferimento
  • report di audit e benchmark, che illustrerà i risultati delle analisi effettuate sulla nuova piattaforma di condivisione dei dati delle imprese italiane soggette agli indici di affidabilità
  • report di affidabilità di settore, che per ciascun settore economico riporterà l’indice sintetico di affidabilità mediamente conseguito dalle imprese nei periodi d’imposta interessati
  • report analisi note aggiuntive, che offrirà un’analisi e una classificazione delle note trasmesse in formato testuale dai contribuenti in specifiche aree tematiche con l’obiettivo di far emergere le problematiche caratteristiche del singolo settore in esame.

 

 

Tali servizi permetteranno al contribuente di effettuare una valutazione delle performance economiche e finanziarie della propria attività imprenditoriale e, quindi, un’analisi di benchmark e geo-settoriale utile allo sviluppo competitivo. In tal modo, l’amministrazione finanziaria si propone di raggiungere il duplice obiettivo di arricchire il pacchetto di servizi innovativi per il contribuente, con un supporto non più solo di carattere fiscale ma anche di tipo economico-gestionale, e di garantire, allo stesso tempo, trasparenza e condivisione del patrimonio informativo sulle piccole imprese.

Fonte: Fisco Oggi, Rivista Telematica dell'Agenzia delle Entrate - articolo di Rodolfo Caminiti
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