La flat tax (in italiano: tassa forfettaria, letteralmente tassa piatta, cioè in percentuale uguale per tutti) è un sistema fiscale proporzionale e non progressivo. Tranne quando sia accompagnato da deduzione fiscale o detrazione, nel qual caso, anche se l’aliquota legale è costante, l’aliquota media è crescente. Solitamente tale sistema si riferisce alle imposte sul reddito familiare, e talvolta sui profitti delle imprese, tassate con un’aliquota fissa.
Dopo la proposta del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (oggetto del Jobs Act), una riforma dell’IVA e dell’IRPEF potrebbe portare ai seguenti obiettivi principali:
Il programma delineato dalla Lega, invece, una delle forze vincenti alle ultime elezioni, ha elaborato una proposta di flat tax “estrema”. Che prevede di sostituire l’attuale imposta sul reddito – che ha aliquote che vanno dal 23 al 43 per cento – con un’unica imposta con aliquota fissa al 15 per cento.
Si prevede l’introduzione di due scaglioni (da 0 a 35 mila euro e da 35 mila a 50 mila euro). A cui si applica una deduzione fissa, cioè uno sconto, di 3 mila euro. Per il primo scaglione, la deduzione si applica sia alle famiglie che agli individui singoli. Mentre per i redditi che rientrano nel secondo scaglione, la deduzione si applica solo ai carichi familiari.
Il problema sono sempre le coperture: il gettito Irpef ammonta a 151 miliardi di euro l’anno. Per Armando Siri, neo senatore leghista, cancellando detrazioni (che vengono tolte dall’imposta) e deduzioni (che servono ad abbattere l’imponibile) gran parte del lavoro è fatto. D’altra parte le spese fiscali italiane sono stimate in circa 300 miliardi di euro l’anno.