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Approvate le risoluzioni di maggioranza sul DEF

lentepubblica.it • 24 Aprile 2015

riscossione, imprese, guide, regime dei minimiOk di Camera e Senato ai testi. Per il ‘tesoretto’ congelate le risorse già in bilancio, mentre il Tesoro smentisce che in caso di bocciatura di slit payment e reverse charge la destinazione obbligata debba essere il disinnesco della clausola di salvaguardia di aumento delle accise. Rete Imprese Italia: “elementi di discontinuità ma serve più spinta alla crescita”.

 

Coperture ‘a tempo’ in attesa che in autunno l’assestamento di bilancio certifichi la presenza del ‘tesoretto’, quella dote da circa un miliardo e mezzo che Matteo Renzi vorrebbe destinare, al più presto, al sociale. E’ la via indicata nella risoluzione di maggioranza sul Def approvata da Camera e Senato a maggioranza (rispettivamente i sì sono stati 328 e 165), per consentire di usare subito quelle risorse che, nei piani del governo, arriveranno lasciando invariato il rapporto deficit/Pil a fronte di una crescita che invece dovrebbe essere più sostenuta di quanto previsto lo scorso anno. Una dote appunto che così non può essere messa a copertura di un eventuale provvedimento urgente.

 

La risoluzione impegna infatti il governo a “usare lo spazio di manovra” – ricavato, si precisa tra l’altro, “in riferimento alla componente di spesa per interessi” – per “rafforzare l’implementazione delle riforme strutturali già avviate”, senza quindi indicare in quale direzione precisa muoversi, “disponendo, prudenzialmente e in attesa di registrare tale margine con la presentazione del disegno di legge di assestamento, l’accantonamento di corrispondenti risorse nel bilancio dello Stato”. Un meccanismo “momentaneo e di breve durata”, spiegano dal Tesoro, che serve a rispettare le regole contabili e a garantire con “certezza” che si rispettano i saldi, fino a che “in sede di assestamento le risorse accantonate verranno sbloccate”.

 

Una questione tecnica, insomma, che, si garantisce, non avrà “alcuna ricaduta” sulla funzionalità della pubblica amministrazione. La risoluzione chiede diversi altri impegni all’esecutivo, molti in linea con quanto già contenuto nel Def, dalla local tax alle misure per le sofferenze bancarie, all’accelerazione sulle riforme che vanno portate avanti, ha detto in Aula a Palazzo Madama il viceministro dell’ Economia Enrico Morando, “per trasformare la ‘ripresina’, per ora gracile, in stabile e duratura”.

 

Ma si chiede anche di fare attenzione con la spending review per evitare di intaccare protezioni sociali e servizi, e in particolare di garantire che la revisione degli sconti fiscali non intacchi alcune detrazioni ‘sacre’, come quelle da lavoro dipendete o per i carichi familiari. Ma nella risoluzione entrano anche alcuni ‘desiderata’ che trovano molti consensi (anche trasversali) in Parlamento: dalla richiesta di mantenere gli sgravi contributivi per i neoassunti (che abbinati al Jobs Act cominciano a dare i loro frutti) a quella, già da tempo al centro del dibattito, di introdurre meccanismi di flessibilità in uscita per le pensioni. Sul fronte tesoretto, il Tesoro rassicura intanto sul rischio, ipotizzato da alcuni organi di stampa, che la destinazione obbligata debba essere il disinnesco della clausola di salvaguardia di aumento delle accise prevista per quest’anno se la Commissione europea dovesse bocciare split payment e reverse charge Iva. Il dialogo con la Commissione è “costruttivo”, spiegano fonti del Mef, e “non risultano problemi particolari sulla valutazione delle misure previste dalla legge di stabilità”.

 

“Nell’apprezzare gli elementi di discontinuità che caratterizzano il Def 2015, rileviamo la necessità di un più forte orientamento alla crescita e alla creazione di un clima economico positivo”. Lo hanno detto i rappresentanti di Rete Imprese Italia in audizione sul Def nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Clima – hanno aggiunto – che potrà essere sostenuto dai due importantissimi eventi, Expo 2015 e il Giubileo straordinario, che il nostro Paese affronterà nei prossimi mesi e che dovranno potersi tradurre in opportunità di sviluppo per il sistema Paese, per le imprese e, in particolare, per le attività economiche che attorno ad essi graviteranno”.

 

Rete Imprese Italia ha inotre rilevato che “il governo propone una stima di crescita particolarmente prudente del Pil in Italia relativamente più bassa delle altre maggiori economie avanzate. Sul punto è bene evidenziare che l’ eccesso di prudenza potrebbe avere un costo in quanto le eventuali maggiori risorse disponibili emergenti dalla migliore dinamica congiunturale, piuttosto che essere scoperte alla fine dell’ anno, dovrebbero essere subito investite per la riduzione moderata, ma generalizzata, del carico fiscale, proprio al fine di irrobustire gli attuali deboli profili di ripresa, per ora quasi esclusivamente riferibili a impulsi esterni”. “Nutriamo forti preoccupazioni in merito alla ripresa degli investimenti e alla crescita della domanda interna.

 

Tali fattori continuano a rappresentare il vero ‘ tallone d’ Achille’ del Paese”, ha aggiunto il soggetto unitario di rappresentanza delle pmi e dell’impresa diffusa, secondo il quale è anche “necessario ripristinare la piena funzionalità del mercato del credito. Ciò, anche realizzando interventi sui crediti deteriorati, che costituiscono un rilevante vincolo all’ attività di finanziamento bancario all’ economia reale, e riorientando l’ azione del Fondo di garanzia per le Pmi in modo coerente con la sua missione originaria di favorire l’ accesso al credito delle imprese”.

Fonte: Confcommercio
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