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Osservatorio delle partite Iva: da febbraio nessuna sorpresa

lentepubblica.it • 11 Aprile 2014

Secondo una nuova elaborazione statistica significativo il numero dei contribuenti che interrompono l’attività ma dimenticano di comunicarlo all’Agenzia delle Entrate

Nel mondo delle partite Iva nessun sostanziale stravolgimento nello scorso mese di febbraio. È questo, in pratica, l’esito dell’analisi statistica dei dati relativi all’apertura delle nuove attività, da parte di professionisti e imprese, fotografata dall’Osservatorio del Mef, in base alla natura giuridica, territoriale e alle caratteristiche demografiche delle categoria considerate.

La consueta sintesi mensile è pubblicata sul sito internet del Dipartimento delle Finanze.

In particolare, a febbraio sono stati 50.916 i nuovi contribuenti Iva, secondo le richieste arrivate agli uffici del Fisco attraverso i modelli AA7 (soggetti diversi dalle persone fisiche) o AA9 (imprese individuali e lavoratori autonomi). In confronto allo scorso anno, la flessione è dello 0,7%: praticamente irrilevante.

Il secondo mese dell’anno continua ad assegnare, per natura giuridica, alle persone fisiche il primo posto della graduatoria, con il 72,7% del totale, pur perdendo, questa categoria di contribuenti, 2,3 punti percentuali rispetto a febbraio 2013. Del resto, sono soltanto le società di capitali (20% del totale) a innalzare l’asticella aumentando dell’11,5 per cento. La perdita più significativa spetta alle società di persone che diminuiscono del 13,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e costituiscono il 6,7% del totale a febbraio 2014. Il residuo 0,6% è la quota occupata dai “non residenti” e da “altre forme giuridiche”.

Sotto il profilo territoriale, in vetta sempre il Nord (43% delle nuove partite Iva), in seconda posizione, anche questo mese, Sud e Isole (34,5%), mentre il Centro va a occupare l’ultimo scalino del podio con il 22,5% dei nuovi arrivati. Dal confronto con lo scorso anno, è interessante rilevare che oltre alla provincia autonoma di Trento, a dimostrare il maggiore ottimismo sono due regione del Mezzogiorno e precisamente la Calabria e la Campania che hanno creduto in modo più significativo nelle nuove attività. Andamento contrario, e quindi giù, soprattutto Valle d’Aosta, Friuli e provincia autonoma di Bolzano.

Il commercio, nonostante il calo degli acquisti, continua a primeggiare, con il suo 23% del totale, secondo la situazione fotografata in base alla suddivisione per settore produttivo, seguono le attività professionali (16%) e l’edilizia (9,5%). Dal confronto con il febbraio 2013, da segnalare che mentre aumentano le nuove partite Iva riferite ai settori dei servizi di comunicazione (+11,1%), sanità (+9,7%) e “altre attività di servizi” (+8,2%), mostra, invece, di essere in difficoltà i comparti che si occupano di istruzione, attività immobiliari e commercio.

Praticamente costante anche il dato che analizza le caratteristiche demografiche, che elaborata i dati riferiti al sesso e all’età dei nuovi contribuenti Iva. Gli uomini rappresentano il 63% degli intestatari delle partite Iva rilasciate a febbraio, il 50% delle aperture è stato richiesto da giovani fino a 35 anni, il 33,8% da contribuenti tra 36 e 50 anni di età. Dando uno sguardo allo stesso periodo del 2013, in controtendenza soltanto gli ultrasessantacinquenni, che hanno incrementato il numero delle attività avviate.

La sintesi non manca, inoltre, di riferire il dato sulle adesioni al regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità che, nel mese considerato, sono state 14.867, in lieve rialzo, quindi, rispetto al febbraio precedente (+6,4%). Il regime limita per cinque anni l’imposta dovuta al 5% degli utili dichiarati, esonerando da Iva e Irap.

Dall’analisi storica, emerge che negli ultimi venti anni, e quindi nel periodo 1994/2013, il numero annuale delle chiusure di partita Iva è strutturalmente molto inferiore al numero delle aperture e, in particolare, gli abbandoni rappresentano circa il 70%-80% del numero dei nuovi arrivi e questo perché, spesso, i contribuenti interrompono l’attività ma non la partita Iva. È uno delle nuove informazioni che dà l’Osservatorio sulle partite Iva ora arricchito, come specifica la sintesi pubblicata dal Mef, con dati in serie storica, analisi e grafici. Inoltre, dallo studio emerge che il 13% delle chiusure, negli ultimi tre anni, è frutto di attività che hanno avuto meno di 12 mesi di vita.

FONTE: Fisco Oggi, giornale on line dell’Agenzia delle entrate

iva

 

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