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La riforma della PA per lo stato partner. Scenario

lentepubblica.it • 4 Giugno 2014

“Lo stato partner” è il percorso partecipato per la riforma della PA, avviato circa tre anni fa,  promosso e coordinato da FORUM PA con il  contributo e il supporto del gruppo “The future of government” del quale fanno parte i principali soggetti competenti in materia di nuovi modelli di governance e sviluppo dei territori. L’obiettivo è la stesura di una proposta contenente la declinazione dei principali punti propositivi per la transizionone verso lo stato partner, emersi dal lavoro del gruppo Fogg e dagli incontri della tre giorni di Forum Pa 2014, per l’invio al Ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione in occasione della consultazione: rivoluzione@governo.it,  aperta fino al 30 maggio 2014.

Introduzione

Tra gli anni ’70 e ’80 in Italia si è compiuto il passaggio da uno Stato gestore a uno Stato regolatore.
La crisi economica e l’avvento delle nuove tecnologie hanno portato la pubblica amministrazione a non essere più l’unico soggetto capace di rispondere ai bisogni emergenti di una società complessa e iperfrazionata. Gli spazi di gestione lasciati liberi dal pubblico sono stati via via occupati da nuovi operatori portatori di paradigmi innovativi, mentre la società italiana si è via via spinta verso un modello di carattere comunitario per la gestione dei beni comuni. Un modello che impone alla pubblica amministrazione di cambiare approccio nel rapporto relazionale con i soggetti che operano a livello sociale.
La PA, ad oggi,  ha compiuto un percorso solo parziale, lasciandosi travolgere da un cambiamento culturalmente non compreso e non riuscendo a mettere a sistema le buone pratiche nate spontaneamente sui territori.

Al fenomeno sociale in atto sono stati dati nomi diversi ma nessuno di questi è stato capace di descriverne la complessità delle implicazioni che esso porta con sé. Manca ancora una visione olitistica del cambiamento. Lo sforzo di comprendere quanto sta accadendo nella società italiana (e non solo), risponde soprattutto all’esigenza di essere parte attiva di un cambiamento che non può non innervare profondamente l’azione dell’amministrazione pubblica. Per fare questo è fondamentale comprendere il presente, fotografarlo e sintetizzare una visione intorno alla quale i soggetti che collaborano – Stato, privato, cittadini – possano costruire una nuova modalità di relazione operativa.

I problemi di partenza

Esiste oggi un ambito di bisogni che travalica il campo classico dei servizi offerti dalla PA e che obbliga l’amministrazione a ripensare il proprio ruolo e a ri-progettare il processo di formazione  delle politiche pubbliche. Lo schema classico che vede pubblico e privato contrapporsi bipolarmente è oramai diametralmente superato: esiste un ambito in cui collaborano (e non competono) soggetti diversi: cittadini (organizzati e non), imprese e istituzioni.

Si passa dal paradigma di uno Stato che esiste in quanto soggetto, a quello di uno Stato che abilita i cittadini e i diversi attori sociali ponendo le migliori condizioni perchè questi siano in grado di agire. Si tratta di un passaggio che trova applicazione solo localmente e in maniera frammentata. La struttura amministrativa trova difficoltà nel mettere a sistema le molteplici esperienze positive che dovrebbero confluire e tradursi in linee guida per la definizione di un nuovo assetto. Proprio nel momento in cui la fiducia dei cittadini nei confronti di amministrazione e istituzioni è ai suoi minimi storici, è necessario agire con misure che – integrate a quelle relative al taglio dei costi superflui, alle modalità di trattamento dei dipendenti, alla semplificazione e alla trasparenza – potrebbero rivoluzionare radicalmente il rapporto tra società e istituzioni e i modelli di governance esistenti.

Nella transizione dal modello di Stato-soggetto al modello di Stato-partner una tendenza da monitorare con molta attenzione è quella che potrebbe aprire le porte alla deresponsabilizzazione dell’amministrazione. Esistono moltissimi territori e ambiti nei quali la società civile attiva non è estesa né reattiva, nei quali dunque l’intervento pubblico non potrà essere unicamente inteso come facilitazione di processi esistenti ma anche come sollecitazione (attraverso adeguati interventi di formazione e sensibilizzazione) alle possibilità offerte dal nuovo modello di governance.

Modelli emergenti

Serve un metodo nuovo che permetta all’amministrazione di passare da fattore operante a fattore abilitante dell’iniziativa dal basso. Per vincere questa sfida, l’amministrazione deve certamente dare vita al suo interno ad una rivoluzione culturale che trovi riscontro anche sul piano organizzativo. Sono diversi i modelli socio-culturali che in questi anni si sono affermati proponendo una nuova visione della società e che devono essere fonte di ispirazione per la rivoluzione culturale e organizzativa della PA.  I principali sono:

  • Economia collaborativa (Sharing economy): L’Economia Collaborativa descrive una vera e propria transizione di sistema, sollecitata e al tempo stesso abilitata da fattori di ordine tecnologico, economico, sociale e caratterizzata dall’adozione di meccanismi di condivisione e collaborazione tra cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni lungo l’intera filiera di produzione, consumo e distribuzione del valore.
  • Open GovernmentLa gestione del bene pubblico deve rispondere agli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni. L’utilizzo di strumenti digitali è finalizzato ad aumentare il grado di apertura e accessibilità dell’operato delle amministrazioni nei confronti dei cittadini, tanto in termini informativi quanto di partecipazione e controllo nel processo decisionale.
  • Amministrazione condivisa: Modello secondo il quale gli “amministrati” diventano cittadini attivi e responsabili che “alleandosi” con l’amministrazione contribuiscono alla risoluzione di problemi di interesse generale.

Modelli che si fondano sui valori de:

  • La società dell’empatia: Teoria secondo la quale lo sviluppo della società è strettamente legato alla creazione dell’empatia tra individui. La responsabilità nei confronti dello sviluppo della società è condivisa e si basa sulla capacità di immedesimarsi nella condizione di un altro soggetto.
  • Il social Business: Una formula imprenditoriale orientata alla soluzione di problemi sociali della comunità di riferimento che coinvolge, con modalità di partecipazione e democraticità, stakeholder interni ed esterni.

Principi comuni

I modelli emergenti si fondano su principi comuni, qui didascalicamente esposti per facilitare un percorso di definizione condivisa del nuovo modello in affermazione:

  • visione sistemica e partecipativa;
  • importanza del capitale sociale;
  • centralità ai beni relazionali;
  • priorità ai valori sociali;
  • attenzione per i beni comuni;
  • ritrovata centralità della dimensione della “comunità” e dei territori;
  • trasparenza e accountability;
  • cultura dell’openess;
  • nuova attenzione alla collaborazione pubblico-privato;
  • evoluzione dal cittadino “portatore di bisogni” al cittadino competente.

Lo stato partner

I  modelli emersi hanno elementi comuni che portano ad una nuova definizione del ruolo che si configura per l’amministrazione pubblica. La direzione intrapresa dai territori suggerisce un nuovo modello di stato portatore di nuove funzioni: lo stato diventa partner o partner state. Ovvero  soggetto che detiene la funzione di stimolo dell’intelligenza collettiva assumendo il ruolo di facilitatore che sostiene, dove necessario guida e abilita, la società verso la transizione ad un modello collaborativo che ha declinazioni diverse definite in diverse aree di riferimento.

Operazionalizzare il concetto di partner state – Metodo

In primo luogo è necessaria un’ampia condivisione dei valori ispiratori. Principi che devono poi essere declinati in azioni concrete, definibili come politiche abilitanti a sostegno dei processi già in corso. Cominciando a valorizzare le soluzioni già intraprese soprattutto a livello locale, l’amministrazione può cominciare ad assimilare un nuovo modello che dovrà poi essere trasformato in metodo.

Si tratta di un processo che può  essere gestito a “tenaglia” consultando sia gli attori più attivi a livello nazionale sia i protagonisti diffusi sui territori.

A livello centrale,  si lavora per elaborare una proposta da inserire nel processo di riforma in atto, chiedendo che alle macro-sezioni attuali (ovvero Il cambiamento comincia dalle persone; Tagli agli sprechi e riorganizzazione dell’Amministrazione e Gli Open Data come strumento di trasparenza. Semplificazione e digitalizzazione dei servizi) ne sia aggiunta una quarta: Lo stato partner.

FONTE: Forum PA

riforma pa

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