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Legge di Stabilità: le nuove richieste dei Comuni e le opportunità

lentepubblica.it • 10 Novembre 2015

stabilita-2015Su questa legge di stabilità è necessario segnare il passo e voltare pagina. Segnali incoraggianti ci sono, ma vanno colti e riguardano la ripresa di un clima di fiducia nel Paese e un nuovo ruolo da protagonisti dei comuni e delle città. Un protagonismo che deve assumere contorni nuovi: sindaci in prima fila intraprendenti e promotori del benessere delle comunità. La legge di stabilità per certi aspetti, non per tutto, offre un’occasione e speriamo che questa sia colta. Aperto il confronto con il Parlamento e il Governo, ancora molte questioni importanti non hanno avuto riscontro ed è essenziale che le forze politiche di maggioranza e di opposizione prestino ascolto alle proposte dei comuni e delle città.

 

A nostro avviso il testo trasmesso in Parlamento si limita a regolare i capisaldi fondamentali che danno il senso preciso di quel deciso cambio di passo su cui lavoriamo da tempo.

 

Tagli e manovra sui saldi

 

Il primo fondamentale obiettivo che a oggi possiamo dire conseguito: non ci sono tagli per i Comuni. È il primo anno dopo un lunghissimo susseguirsi di interventi di riduzione di risorse che hanno messo a durissima prova la capacità del sistema dei Comuni di garantire i servizi essenziali.

 

Il secondo fondamentale obiettivo che a oggi possiamo dire conseguito: no manovra sui saldi. Consideriamo archiviata la logica che è stata alla base del Patto di stabilità come l’abbiamo conosciuta e che ha prodotto effetti negativi sulla capacità di programmazione, sugli investimenti e sulle economie locali.

 

Abbiamo ottenuto il superamento e questo anche grazie agli enormi sforzi che i Comuni stanno mettendo in campo per applicare il sistema di contabilità che li costringe ad accantonare risorse. A questo, come proponiamo, nella legge di stabilità va aggiunto un patto orizzontale nazionale che consenta di cogliere quelle situazioni eccezionali che evidenzieranno la possibilità di utilizzare avanzi aggiunti rispetto al saldo disponibile in corso d’anno. Chiediamo inoltre di aggiornare la normativa in materia di sanzioni.

 

Fiscalità sulla casa

 

Obiettivo condiviso è l’alleggerimento della pressione fiscale sulla casa e in particolare sulla prima casa. Anci seguirà con il consueto puntiglio le verifiche sulle stime rispetto alle basi imponibili oggetto di esenzione affinchè corrispondano integralmente al gettito effettivo, ponendo un punto in premessa come fondamentale. Su questo è bene dire che va data atto ai Comuni che nel 2015 hanno tenuto bassa l’aliquota, valutando un fondo integrativo per riconoscere risorse aggiuntive. Va poi eliminata la previsione del fondo compensativo Tasi/Imu non valido ai fini del saldo finale di competenza.

 

Va definita una road map degli atti ed adempimenti, perché sia chiaro che non è responsabilità del sistema dei Comuni qualora vi siano ritardi nelle verifiche e nell’erogazione degli stanziamenti.

 

Questioni aperte

 

Le altre questioni aperte sono importanti e saranno esaminate sinteticamente. Anci ha una proposta che consente di far fare un passo in avanti al tema delle gestioni associate delle funzioni comunali; abbiamo avviato un lavoro di confronto con il Governo e il Parlamento. Anche su questo, dopo molti anni di continui cambiamenti normativi, è necessario far tesoro dell’esperienza e mettere un punto fermo. È una proposta che vuole semplificare il sistema territoriale ancora di più sulla base della esaltazione dell’autonomia dei Comuni definendo gli ambiti omogenei, generando una spinta centripeta anche sugli altri livelli di governo.

 

Vanno date gambe robuste alle città metropolitane. Anci ha lavorato con successo per evitare il nuovo taglio, ora il Governo e il Parlamento diano attuazione al quadro completo, perché noi riteniamo che dalle grandi conurbazioni passi parte dello sviluppo e del futuro del Paese. Va varata una politica nazionale che, in primo luogo, sostenga lo sforzo infrastrutturale di queste aree e, poi, guardi agli altri centri urbani anche attraverso l’attribuzione di una imposta di scopo finalizzata agli investimenti.

 

Va avviata una nuova stagione di rilancio degli investimenti locali, assicurando ai Comuni la possibilità di accesso al credito in primo luogo con Cdp a condizioni più favorevoli, nonché la possibilità di ristrutturare il debito anche estinguendo anticipatamente i mutui con forte riduzione delle penali.

 

Il quadro delle norme relative agli enti in dissesto e predissesto va aggiornato e sono state presentate numerose proposte e ricordo a tutti l’assoluta esigenza di por mano al sistema della riscossione locale che rappresenta un’altra condizione per recuperare risorse per la crescita.

 

Il tema dei vincoli del personale: ripristinare una percentuale come quella del 25% sul turn over significa non capire che i Comuni non sono ministeri ma erogano servizi e non prendere atto che la spesa per il personale è già stata ampiamente ridotta e le unità di personale sono diminuite di oltre 50mila unità nel periodo 2017/2013.

 

Continueremo poi a chiedere il ristoro dei 700 milioni delle spese di giustizia pregresse. I Comuni sono sanzionati anche con tagli alle proprie risorse se non rispettano obblighi di varia natura spesso informativa; appare iniquo che lo Stato non onori debiti per funzioni di propria competenza. Molte altre questioni poniamo all’attenzione del Parlamento con l’auspicio che siano esaminate con attenzione e siano portate a soluzione.

Fonte: ASFEL - Associazione Servizi Finanziari Enti Locali
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