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Legge di Stabilità: il Governo attende (e si aspetta) l’ok dall’UE

lentepubblica.it • 11 Novembre 2015

bonusMentre prosegue l’iter della Legge di Stabilità in Commissione Bilancio al Senato, il ministro dell’economia è si è detto sicuro che l’Unione Europea accoglierà le richieste di flessibilita’ dell’ Italia dando il suo placet alla legge di Stabilità e non chiedera’ al governo manovre aggiuntive in cambio.

 

È stato fissato per oggi alle 12 il termine per presentare, in commissione Bilancio al Senato, sub emendamenti alle proposte di modifica del governo al ddl Stabilità. Intanto il governo ha presentato 5 emendamenti alla Legge di Stabilità, che contengono ‘ micro’ interventi; mentre per oggi è atteso un pacchetto più corposo, che dovrebbe contenere le principali novità.

 

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si è detto sicuro che la Ue accogliera’ le richieste di flessibilita’ dell’ Italia dando il suo placet alla legge di Stabilità non chiedera’ al governo manovre aggiuntive in cambio. “Mi aspetto – ha detto a Bruxelles, al termine del Consiglio Ecofin – che le ragioni per le quali chiediamo le clausole di flessibilita’ siano assolutamente accolte”.

 

L’insieme dei segnali positivi manifestatisi nel 2015 ha portato ad una revisione al rialzo delle previsioni di crescita del Governo, oggi a 0,9% per il 2015 e 1,6% per il prossimo anno. In questo scenario si dispiegano gli effetti dei provvedimenti della Legge di Stabilità, il cui orientamento complessivo ha natura espansiva, articolato tra maggiori spese e minori entrate.

 

Per il 2016, il nostro paese può usufruire di condizioni estremamente favorevoli sotto il profilo della disciplina dei conti pubblici, consentendo una deroga al percorso di raggiungimento del pareggio dell’indebitamento in termini strutturali.

 

L’Italia dovrebbe poter usufruire di un peggioramento dell’indebitamento netto tendenziale di poco più di otto decimi di punto di Pil, pari a poco meno di 14,6 miliardi di euro, derivanti per quasi 8,4 miliardi dalla flessibilità collegata all’implementazione di significative riforme strutturali (0,5% del Pil) e per i rimanenti 6,1 miliardi (tre decimi di Pil) per un ulteriore margine di flessibilità concesso nel caso di realizzazione di investimenti pubblici. Si sposta di un anno in avanti, collocandosi oggi al 2018, il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale.

 

 

Fonte: Confcommercio
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