Pochi fondi, ma modelli abilitanti nel documento che verrà redatto dal Comitato Smart Cities dell’Agenzia per l’Italia Digitale e presentato al Consiglio dei Ministri. Ecco qualche anticipazione, dal presidente del Comitato
Un ritorno alla visione originaria, che era nel decreto Crescita 2.0: verso smart cities che portano l’innovazione al livello dei cittadini. E’ il senso ultimo di un documento che il Comitato Smart Cities (che presiedo), nell’Agenzia per l’Italia Digitale, sta sviluppando e che sarà presentato al Consiglio dei Ministri per l’approvazione.
Il nocciolo sono pochi fondi ma modelli abilitanti per le smart cities. Tre, per l’esattezza. Vediamo in sintesi.
Le smart cities così si devono riappropriare di quel senso originario, che era voluto dall’ex ministro Profumo: portare il valore dell’innovazione ai cittadini, rendendolo palpabile, con effetti pratici e visibili. La crescita del Pil, come cartina tornasole del valore dell’innovazione, è un parametro poco compreso dai cittadini. Le smart cities servono appunto per eliminare il gap tra loro e la visione dell’Agenda digitale, attraverso i diversi progetti che prenderanno vita nelle nostre strade, edifici, città.
FONTE: Agenda Digitale (www.agendadigitale.eu)
AUTORE: Mario Calderini, Agenzia per l’Italia Digitale, Politecnico di Milano