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Conservatori accreditati della PA: qual è la situazione attuale?

lentepubblica.it • 29 Marzo 2016

Vantaggi Conservazione SostitutivaL’Agenzia per l’Italia digitale ha pubblicato in questi giorni la Relazione sui rapporti quadrimestrali dei conservatori accreditati, con lo scopo di definire lo stato dell’arte della conservazione dei documenti informatici al 31 agosto 2015, ovvero dopo circa 18 mesi dall’entrata in vigore delle Regole tecniche in materia di sistema di conservazione (DPCM 3 dicembre 2013). Nello specifico, i dati raccolti nella relazione sono quelli riguardanti i primi due quadrimestri del 2015.

 

La circolare n. 65 del 10 aprile 2014 di AgID, infatti, nel fissare le modalità di accreditamento e di vigilanza sui conservatori accreditati, ha stabilito che essi debbano trasmettere, a partire dal quadrimestre successivo alla data di iscrizione nell’elenco dei conservatori, “il rapporto quadrimestrale con i dati di riepilogo delle attività svolte anche al fine di facilitare le attività di vigilanza sul mantenimento del possesso dei requisiti necessari a svolgere la conservazione per conto delle Pubbliche Amministrazioni”.

 

I soggetti accreditati sono tenuti a comunicare all’AgID anche eventuali modifiche apportate al sistema di conservazione – e naturalmente a quei requisiti che ne hanno consentito l’accreditamento – in relazione a tre ambiti: tecnologico (modifiche o integrazioni alle componenti hardware o software); funzionale (modifiche o integrazioni alle funzionalità del sistema); organizzativo (sostituzione di personale nei vari ruoli).

 

I rapporti devono essere compilati secondo uno schema prestabilito, diviso in tre parti, riguardanti rispettivamente i dati generali sul sistema di conservazione, il monitoraggio (acquisizione dei dati relativi ai volumi e agli indicatori di misura delle prestazioni del servizio), i Contratti P.A. (per l’acquisizione dei dati specifici di ogni singolo contratto stipulato con le Pubbliche Amministrazioni).

 

Nel periodo di tempo preso in considerazione dai rapporti pubblicati (quindi fino a settembre 2015) gli accreditati (all’epoca 31, oggi 55) sono stati, tranne che in un caso, tutti soggetti privati, le procedure di accreditamento hanno avuto una durata media di 47 giorni mentre la distribuzione geografica sul territorio nazionale è risultata essere piuttosto disuguale, con una concentrazione nettamente maggiore di accreditamenti al Centro-Nord rispetto al Sud. Tra i conservatori accreditati sono in netta prevalenza le aziende piccole (fino a 50 dipendenti), seguite dalle medio-piccole, medio-grandi e grandi. Il numero degli accreditati ha subito un notevole incremento nel secondo quadrimestre rispetto al primo, arrivando quasi a raddoppiare.

 

Per quanto riguarda i contratti, la maggior parte dei contratti è stata stipulata con soggetti privati, mentre quelli stipulati con soggetti pubblici rappresentano una percentuale contenuta (al di sotto del 4%), pur essendo essa in forte crescita nel secondo quadrimestre. I contratti con la PA hanno previsto in totale da un minimo di uno SLA (Service level agreement) a un massimo di sette (bisogna considerare però che nel secondo quadrimestre 10 conservatori non hanno previsto nessuno SLA) e un valore economico che si colloca in prevalenza nella fascia che va dai 0 ai 5.000 euro.

 

Circa l’analisi dei volumi di documenti e pacchetti informativi, nel primo quadrimestre risulta che il numero di documenti versati dai soggetti produttori ai conservatori accreditati ammonti a 617.298.554, nel secondo a 944.400.496 (con un incremento, quindi, del 53%).

 

“Dall’analisi dei dati emerge senz’altro un forte interesse del mercato verso la fornitura di servizi di conservazione affidabili e di qualità” così ha commentato l’esito della Relazione il Presidente di ANORC, Andrea Lisi. “I paletti fissati dalle norme e giustamente legati più alla qualità del servizio fornito (attraverso un attento richiamo a standard internazionali) e meno ad aspetti economici hanno favorito la possibilità di accreditamento anche per le pmi e non solo per i grandi del settore. Questo è sicuramente apprezzabile. Degno di nota è il fatto che i servizi forniti dagli attuali conservatori si rivolgano più verso il mercato privato che verso quello pubblico. Questo dato è quanto meno curioso dal momento che solo i soggetti pubblici hanno l’obbligo di servirsi di conservatori accreditati, e dovrebbe far riflettere sulla possibilità che manchi ancora (e questo è grave) una consapevolezza diffusa dell’importanza di questo obbligo. Inoltre è altrettanto preoccupante sapere che ci sia un utilizzo diversificato degli SLA. Si può stipulare un contratto di appalto di servizi informatici così delicati senza avvalersi di robusti SLA?”.

Fonte: ANORC - Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale
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