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Open data: nessuna rivoluzione senza community

lentepubblica.it • 13 Maggio 2014

Se è da un po’ che sentite parlare di open data, ma vi siete sempre chiesti perché dovreste essere felici che la PA pubblichi on line dei dati di cui non riuscite a comprendere il significato o l’utilità l’evento Beyond Transparency: la via italiana all’Open data engagement è quello che fa per voi. L’appuntamento del prossimo 28 maggio a FORUM PA è l’occasione per riflettere sulla necessità di spingersi oltre la trasparenza iniziando a riconoscere nei dati pubblici uno strumento concreto per creare valore. Il portale open data che la Regione Lazio sta progettando è tra le prime iniziative che si spingono in questa direzione insieme ai protagonisti Vittorio Alvino e Francesco Loriga ci immergiamo nel tema e scopriamo tutto quello che “open data” dovrebbe essere e, invece troppo spesso, non è.

Come ha scritto Gianni Dominici i un editoriale di qualche tempo fa anche  in Italia cresce il bisogno di mettere in discussione il ruolo abituale della pubblica amministrazione e, a tal proposito, la questione del rilascio dei dati pubblici è di cruciale importanza. Ad oggi, nel nostro Paese, molti dati sono stati aperti, ma la cultura degli Open data stenta a maturare. In realtà per innovare realmente “è fondamentale cambiare l’organizzazione dell’amministrazione”, ci ha detto Francesco Loriga, amministratore unico di Lait la società informatica della Regione Lazio. L’ambizione è quella di creare “un’amministrazione intrinsecamente open data”. Ancora troppo spesso liberare i dati significa adempiere a un decreto legislativo.

Cos’è un dato aperto?

Vittorio Alvino è presidente dell’Associazione Openpolis ed è, quindi, uno che di dati, di visualizzazioni e di “apertura” ne capisce e sui cui ha costruito anche la proprio impresa (Depp srl è, infatti la piccola azienda che sta dietro grandi progetti come e artefice di grandi progetti come OpenCoesione, OpenMunicipio e Openbilancio). Abbiamo provato a capire con lui quale sono le potenzialità che stiamo perdendo trattando l’open data come un adempimento burocratico. “Il dato è un punto di partenza, non è la verità, né l’oggettività, ma la registrazione di un aspetto della realtà che quanto più è messa in relazione con altri dati, tanto più diventa informazione interessante”. Ciò che rende il dato così prezioso è il fatto di essere materia sempre perfezionabile, qualcosa su cui si possono costruire ulteriori informazioni, processi di elaborazione, di confronto e di creazione di conoscenza. “Aprire i dati e pubblicarli non basta, bisogna renderli utilizzabili, altrimenti tutta questa potenzialità di processo è inibita”. L’apertura dei dati pubblici non è solo questione di trasparenza, ma soprattutto un’occasione per definire un nuovo rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione.

Il punto di partenza è capire che la sola disponibilità di dati non è di per sé un vantaggio per il cittadino, ed anzi rischia di “accentuare il divario tra chi ha competenze per interpretarli e chi non ne ha. Lasciando di fatti quest’ultimo escluso da una parte importante di informazioni”. Le informazioni sono lì, ma sono scritte in una lingua che non tutti riescono a leggere. Ecco perché, nel momento in cui un’amministrazione pubblica decide di rilasciare dei dati, è importante che si ponga anche il problema di fornire alla cittadinanza adeguati strumenti di lettura e di utilizzo.

Il progetto della Regione Lazio: oltre la trasparenza

L’iniziativa a cui la Regione Lazio sta lavorando attualmente, e che a FORUM PA 2014 prenderà ufficialmente il via, con un evento in programma il 28 maggio parte esattamente da queste considerazioni. Parlando con Loriga capiamo che l’obiettivo del progetto va oltre un semplice “esercizio di trasparenza”, o il rilascio statico di dati, ma sembra piuttosto voler cogliere l’opportunità di riformare la “struttura organizzativa dell’ente” e di avviare un percorso di coinvolgimento (civic engagement). “Perché si abbia un impatto innovativo tutti gli strumenti devono cambiare”. A questo proposito il programma prevede sin da subito il coinvolgimento dei cittadini, delle imprese e del mondo delle associazioni: “Non ex-post, ma insieme e dall’inizio”.

Il portale che accoglierà i dati aperti della Regione Lazio sarà inaugurato entro l’inizio del prossimo anno, ma “non sarà una vetrina” ci ha assicurato Loriga. Se nella maggior parte dei casi i dati sono per loro natura accessibili soltanto a chi ha elevate competenze specifiche, in questo caso “ci si è posti già in partenza la problematica della leggibilità e accessibilità dei dati per una fascia più ampia di pubblico”. Approfondendo la questione Alvino – che insieme a FORUM PA sta coordinando il progetto – ci spiega che “oltre alla funzione principale consentirà la pubblicazione, l’aggiornamento e il download dei dati, il progetto prevede anche il rilascio di tre applicazioni, dedicate rispettivamente: al bilancio della regione, ai fondi e finanziamenti, e alla sanità”. L’obiettivo è rendere i dati relativi a questi tre ambiti, solitamente racchiusi in documenti complessi e difficilissimi da interpretare, accessibili a chiunque avrà la voglia di navigare sul sito della regione.

Full-cycle engagement, verso gli Open community data

Il progetto appare tanto ambizioso quanto entusiasmante tanto più che la stessa progettazione delle applicazioni avverrà “coinvolgendo persone, soggetti singoli, associazioni, che direttamente o indirettamente si interessano a quell’ambito, provando a capire insieme come raccontare i dati”. Il metodo tiene conto sin da subito della necessità dell’engagement, perché a posteriori sarebbe troppo tardi: “co-progettare strumenti e condividere obiettivi è parte integrante del progetto”. Attraverso questo percorso il dato si spoglia della sua natura puramente tecnologica e diventa a tutti gli effetti patrimonio della comunità. “Il dato, in questo nuovo contesto, può vivere una vita differente innanzittutto perché è più utile per l’amministrazione in quanto diventa più affidabile: i contributi esterni all’amministrazione possono migliorare la qualità del dato. Inoltre attraverso le applicazioni i dati diventano materia prima nelle mani delle persone, utile a molteplici scopi”.

L’ambizione alla base del progetto, riassume Alvino, “è spingerci oltre l’ottica degli Open government data e ragionare in termini di Open community data”. Non più soltanto dati aperti di fonte amministrativa, ma dati aperti che possano essere trasformati, modificati e arricchiti all’interno di un contesto abilitante che li renda un bene di reale valore pubblico. Una bella sfida per la Regione Lazio!

“Sempre più spesso i cittadini, ma anche le aziende, sono detentori di nuovi dati. Sarebbe quindi interessante che in una piattaforma come quella della Regione possano essere pubblicati dati non soltanto dell’amministrazione, ma anche dei privati, distinguendo la fonte dei dati – pubblica o privata che sia – e le responsabilità su di essi”. Combinare dati amministrativi con dati di altra natura significa intraprendere un percorso integrato che mette in gioco diversi attori. Tutto ciò rende il processo realmente comunitario.

FONTE: Forum PA

AUTORE: Martina Cardellini

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