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Ddl Ecoreati: Air Gun, le associazioni scrivono agli enti di ricerca

lentepubblica.it • 19 Marzo 2015
air gun“Nessuna limitazione alla ricerca scientifica nel ddl sugli ecoreati ora in discussione alla Camera che va approvato senza cambiare neanche una virgola”

“L’emendamento approvato in Senato al ddl sugli ecoreati, non impone alcuna proibizione cieca nell’uso dell’air gun nell’esplorazione del sottosuolo in ambiente marino ma chiarisce nettamente che la finalità del divieto dell’uso è solo «per le attività di ricerca e di ispezione dei fondali marini finalizzate alla coltivazione di idrocarburi». Nessuna meritoria attività di ricerca scientifica sarà minimamente coinvolta dal divieto, che è limitato alle prospezioni e ricerche petrolifere”.

 

Greenpeace, Legambiente e Wwf hanno scritto oggi una lettera a CNR e Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare, all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), all’ISPRA, all’Istituto  Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, alla Società Geologica Italiana e alla Stazione Zoologica Anton Dohrn, per esprimere perplessità e stupore rispetto alla lettera scritta da queste associazioni ai Deputati il 9 marzo scorso sull’uso dell’air gun nell’esplorazione del sottosuolo in ambiente marino.

 

“Non comprendiamo né il merito delle contestazioni, né i timori sul futuro delle attività dei vostri importanti Istituti di ricerca. Nella lettera si fanno una serie di considerazioni che abbiamo più volte  sentito esplicitare dal mondo petrolifero e non capiamo il motivo per cui voi, autorevoli rappresentanti di enti pubblici, vi facciate portavoce delle stesse argomentazioni di società private impegnate nella ricerca di idrocarburi nel sottosuolo marino” – scrivono le tre associazioni, coinvolgendo per conoscenza anche i Ministri dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, della Giustizia e gli Onorevoli membri della Camera dei deputati.

 

“L’emendamento – chiariscono Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente e Donatella Bianchi, presidente Wwf Italia – non colpisce né sfiora la ricerca scientifica, ma ferma solo una pratica in campo petrolifero da molto tempo al centro di un accesissimo dibattito internazionale per i suoi notevoli impatti sull’ambiente, evidenziati con forza anche nelle conclusioni del “Rapporto tecnico – Valutazione e mitigazione dell’impatto acustico dovuto alle prospezioni geofisiche nei mari italiani” pubblicato nel maggio 2012 proprio da Ispra. Riteniamo poi curiosa e discutibile anche la vostra preoccupazione sul paventato problema macroeconomico che questo divieto procurerebbe al Paese”.

 

Stando ai dati del Ministero dello Sviluppo economico, infatti, le riserve certe di petrolio nei fondali marini ammontano a circa 10 milioni di tonnellate, che agli attuali tassi di consumo nazionale esauriremmo in appena 8 settimane. Piuttosto è molto significativo l’impatto di tali attività su pesca e il turismo che sarebbero messe in ginocchio in caso di incidente durante le attività petrolifere in mare.

 

“Il divieto in oggetto è stato inserito in un ddl per l’inserimento di quattro nuovi delitti ambientali nel codice penale che, dopo una complicatissima gestazione al Senato, è arrivato alla Camera dei deputati per quello che ci auguriamo sia l’ultimo passaggio istituzionale prima di diventare legge dello Stato.

 

Si tratta di una norma che garantirebbe, dopo decenni di impunità di ecomafiosi ed ecocriminali, la tutela dell’ambiente, della salute e della parte sana dell’economia. Chiedere oggi di modificare il ddl sugli ecoreati significherebbe rinviarne ancora l’approvazione definitiva, con l’unico effetto di ritardare ulteriormente o ancora peggio affondare una riforma di civiltà che il Paese attende da troppo tempo. Ci auguriamo – concludono le tre associazioni – che alla nostra accorata richiesta ai deputati di approvare il ddl sugli ecoreati senza cambiare neanche un virgola si possa affiancare anche la vostra, considerando le importanti attività di tutela ambientale in cui gli enti che presiedete sono coinvolti”.

Fonte: Legambiente
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