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“In nome del popolo inquinato”: appello delle associazioni ambientaliste al Governo

lentepubblica.it • 9 Aprile 2015

inquinamento“Non c’è alcuna motivazione valida che possa impedire alla Camera nelle prossime settimane l’approvazione senza cambiare neanche una virgola, e quindi definitiva, del disegno di legge sugli ecoreati. Il provvedimento trasversale di iniziativa parlamentare ha già avuto voti con maggioranze schiaccianti nei due passaggi parlamentari precedenti. Il Senato ha valutato il testo per 12 lunghissimi mesi e oggi è tornato alla Camera un ddl che risulta migliorato rispetto al passato. Eventuali ulteriori modifiche farebbero tornare il provvedimento al Senato per un quarto passaggio parlamentare, con il rischio molto concreto di vederlo affossare definitivamente, alla luce delle tante difficoltà emerse nella discussione a Palazzo Madama. Ci sarà tempo e modo per migliorare ulteriormente il testo con provvedimenti successivi all’approvazione definitiva del ddl alla Camera. Crediamo fermamente che sia arrivato il momento di chiudere una volta per tutte questa partita. La tutela dell’ambiente, della salute e della parte sana dell’economia e dell’industria non possono più aspettare”.

 

È forte e deciso l’appello sugli ecoreati che Legambiente e Libera, insieme alle altre 23 sigle (tra associazioni di cittadini, di categoria, di studenti e comitati) che hanno sottoscritto l’appello “In nome del popolo inquinato: subito i delitti ambientali nel codice penale”, hanno lanciato in una lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ai Ministri Andrea Orlando e Gian Luca Galletti, ai Presidenti di Commissione Donatella Ferranti, Ermete Realacci e Alessandro Bratti, al relatore Alfredo Bazoli e ai parlamentari della Camera dei deputati. “Se venisse approvata la legge sugli ecoreati – scrivono le associazioni –  l’inquinamento, il disastro ambientale, il traffico di materiale radioattivo, l’omessa bonifica e l’impedimento del controllo, fino ad oggi considerati reati contravvenzionali e quindi di natura minore, diventerebbero delitti da codice penale e quindi sanzionati adeguatamente per la loro gravità e contrastati in modo molto più efficace”.

 

Nelle ultime settimane non sono mancate le critiche da fronti opposti per chiedere ulteriori modifiche al testo. Ad esempio è stata criticata la parola “abusivamente” inserita a Palazzo Madama nelle definizioni dei delitti di inquinamento e di disastro ambientale, perché considerata troppo vaga e restrittiva. “In realtà la parola “abusivamente” – spiegano nella lettera le associazioni – è molto più estensiva, come dimostrano numerose sentenze di Cassazione e una consolidata giurisprudenza, e garantisce maggiori tutele per l’ambiente e la salute. Grazie alla nuova formulazione sarà possibile ad esempio contestare i nuovi delitti anche per l’emissione in atmosfera di sostanze cancerogene regolate dalla normativa sulla sicurezza come le fibre di amianto, ma anche per le cave illegali o i disboscamenti abusivi”.

 

Altre critiche riguardano il divieto dell’uso dell’air gun per le prospezioni finalizzate alle ricerche petrolifere sui fondali marini; critiche mosse dalle società petrolifere ma anche dai principali enti di ricerca preoccupati di non poter utilizzare più questa tecnica per le loro attività sperimentali, ma in modo assolutamente infondato perché il divieto riguarderebbe solo le ricerche di idrocarburi in fondo al mare. Secondo le associazioni: “si tratta di una tecnica ad aria compressa, molto controversa anche a livello internazionale, che ha notevoli impatti, soprattutto per i cetacei, e che provoca gravi danni alla pesca, che andavano da tempo affrontati e che andranno comunque normati”.

 

Si tratta in definitiva di un provvedimento che permetterebbe finalmente di sanzionare duramente ecomafiosi ed ecocriminali che fino ad oggi hanno potuto operare nel totale disprezzo della legge, contando sugli inadeguati strumenti di contrasto a disposizione di magistratura e forze dell’ordine e su una impunità pressoché certa, come dimostrano i tanti processi ambientali purtroppo finiti in un nulla di fatto. Il Ddl licenziato lo scorso marzo al Senato è stato accolto positivamente anche dalle più alte cariche dello Stato, come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Senato Pietro Grasso, che ne hanno auspicato una rapida approvazione. Dal 27 aprile dovrebbe iniziare la discussione in Aula, una notizia incoraggiante per le associazioni che sperano nell’approvazione definitiva del testo di una riforma di civiltà che il Paese attende da oltre 20 anni e che rappresenta una norma fondamentale per la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese serie che hanno sempre rispettato la legge, subendo la concorrenza sleale di chi ha continuato a operare nell’illegalità.

Fonte: Legambiente
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