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ISPRA: rapporto sull’Ambiente Urbano, ancora troppe emissioni

lentepubblica.it • 18 Dicembre 2014

E’ del 50% il calo delle emissioni di PM10 registrato nel settore dei trasporti su strada in 12 anni,
periodo in cui scendono del 63% anche quelle del settore industriale, ma le concentrazioni rimangono
ancora troppo alte.

In linea generale, si preferisce la provincia alla città, ma ci si sposta sempre di meno. Si dichiara di voler
usare il trasporto pubblico, ma l’offerta cala nella maggioranza delle aree urbane e l’auto privata detiene
ancora il primato. Bene invece il sistema di metropolitane.

Ancora, in Italia nascono nel 2013 circa 600 imprese in più rispetto al 2012, ma il numero di quelle
cessate è il più alto degli ultimi 5 anni: è questa la situazione delle 73 città, comuni capoluoghi di
provincia con popolazione superiore ai 50.000 abitanti e tutti i capoluoghi di regione, esaminate dal
Rapporto ISPRA sulla Qualità dell’Ambiente Urbano 2014, giunto alla sua decima edizione.
Nelle aree urbane prese in considerazione nell’indagine, dal 2000 al 2012, le emissioni di PM10
risultano quasi sempre in diminuzione, con una riduzione complessiva del 37% (tranne nel caso di
alcune città più piccole per le quali il crescente consumo di biomassa legnosa per il riscaldamento ne ha
determinato un incremento complessivo). Alle riduzioni riscontrate nel settore trasporti e industriale,
infatti, si aggiunge l’aumento del 47% dovuto al riscaldamento. Per quanto riguarda le emissioni di
ossidi di zolfo, significativo è l’apporto del trasporto marittimo nazionale che vede una riduzione
delle emissioni del 66%, nello stesso periodo, mentre quelle dovute al trasporto marittimo internazionale
aumentano del 33% rappresentando, nel 2012, ormai il 36% del totale delle emissioni nazionali di ossidi
di zolfo contro il 9% del 2000. Nonostante queste importanti diminuzioni delle emissioni, i livelli di
PM10 continuano ad essere troppo elevati.

In linea generale, il quadro che emerge è di una popolazione in aumento nelle province a scapito delle
città: un calo dello 0,8% nei capoluogo contro un aumento del 6,2% nelle rispettive province (fonte
ISTAT 2001-2011). Singolare il caso di Roma dove si assiste ad un +2,8% del capoluogo contro un
+19,6% dei comuni della provincia. In controtendenza Matera (+3,5) e Reggio Calabria (+0,3%) che
continuano a mantenere un ruolo di attrazione rispetto alla provincia (rispettivamente -4,2% e -3,6%).
Diminuiscono anche gli spostamenti, compresi quelli di prossimità. Nonostante il depauperamento delle
città, gli Italiani, per quanto attiene ai trasporti, sono ancora lontani da uno shift modale: la
tendenza a preferire il trasporto pubblico non è sostenuta da un’adeguata offerta di mobilità pubblica.

Nel 2012 la disponibilità di mezzi si attesta, infatti, tra le 5 e le 10 vetture per 10.000 abitanti in oltre il
50% del campione delle 73 città). In particolare, cala l’offerta, di autobus, tra il 2008-2012 soprattutto a
Siracusa (-75,4%), Napoli(-54,7%) e Ragusa (-41,1%). Nonostante una maggiore dichiarata propensione
a usare il TPL, si riduce anche l’utilizzo di trasporto pubblico locale: in oltre il 76% delle città tra il
2008 e il 2013 si è verificata una riduzione del numero dei passeggeri trasportati. Infine, anche se
migliora il sistema di metropolitane, l’auto privata detiene ancora il primato.

Sempre in ambito trasporti, torna ai minimi storici del 2009 il trasporto marittimo: a causa della
crisi globale diminuisce sia il volume totale di merci movimentato nei 20 porti in esame, sia il numero
dei passeggeri trasportati che, dal 2012 ad oggi, si riduce progressivamente raggiungendo il valore
minimo degli ultimi anni con quasi 33 milioni di passeggeri (-9,9% rispetto al 2011).

L’andamento del parco auto a gasolio delle 73 città in esame segue il trend nazionale che a fronte della
diminuzione generale del parco auto totale, risulta, nel 2013, in leggero aumento (+1,3%) rispetto all’anno
precedente.

Altro indicatore significativo della pressione che il settore produttivo esercita sull’ambiente è il tasso di
crescita delle imprese: in Italia nel 2013 nascono 384.483 nuove imprese, circa 600 in più rispetto al
2012, crescita che però non compensa il calo subito negli anni precedenti (-11,8% rispetto al 2007) e il
numero delle attività cessate nello stesso periodo, passato da 364.972 del 2012 a 371.802 del 2013.

Situazione sempre più drammatica per quanto riguarda la quantità di suolo consumato: tra le città
esaminate le più alte percentuali di consumo si trovano a Napoli e Milano, con valori superiori al 60%, e
a Torino e Pescara con oltre il 50%. Superano il 40% Bergamo, Brescia, Monza e Padova. Tra i comuni
del Sud, Bari e Palermo si attestano intorno al 40%, mentre negli altri si rilevano percentuali inferiori al
30%. Tra i comuni con estensione territoriale molto ampia, invece, i valori assoluti più alti si riscontrano
a Roma con oltre 33.000 ettari ormai persi e Milano (11.000 ettari).

L’area totale a rischio, nelle 45 città attraversate da faglie capaci, è pari a circa 244 , corrispondente a
circa il 2,5% del territorio analizzato. La pericolosità da fagliazione superficiale è assai rilevante a
Reggio Calabria, Messina, Catanzaro e Cosenza; è rilevante a L’Aquila, Siracusa, Ragusa e Benevento e
non trascurabile a Trieste, Udine e Perugia, mentre è poco rilevante nelle altre 34 città. Ancora, in totale
sono state censite oltre 14.000 frane per un’area complessiva in frana pari a quasi 390 . Potenza,
Matera, Trento, Genova, Ancona, L’Aquila e Perugia presentano i valori più elevati sul territorio
comunale, mentre i comuni che ricadono prevalentemente in aree di pianura presentano un dissesto da
frana molto basso. La stima della popolazione esposta supera i 3.000 abitanti a Genova, Trento, Perugia,
Ancona, Potenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Messina.

 

 

 

FONTE: ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

 

 

ambiente urbano

 

 

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