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“Parchi di Vita”: Legambiente educa i giovani alla riscoperta dell’artigianato

lentepubblica.it • 8 Settembre 2014

Renata, Egidia, Luciano,  Pierluigi, Checco, Carlo,  Enrico, Jimmy. Sono i  custodi di saperi antichi  che insegnano alle nuove generazioni segreti, sacrifici e soddisfazioni  dei loro mestieri. Quelli  che facevano una volta nella loro  terra, che oggi ricade nelle aree  protette dell’Emilia Romagna.  Sono over 65 e nella vita hanno  fatto, o fanno ancora, la mugnaia,  la raccoglitrice di castagne, il fiocinino,  l’operaio vallivo, il salinaro,  il capovalle, l’addetto alla marinatura  delle anguille, l’agricoltore.

«Col progetto Parchi di vita,  promosso da Legambiente Emilia  Romagna fra maggio e giugno  all’interno del Parco del Delta del  Po e del Corno alle Scale, gli anziani  del posto hanno insegnato a  più di duecento ragazzi di Ravenna,  Porto Garibaldi, San Lazzaro  e Monteveglio gli antichi mestieri  dimenticati», spiega Giulio  Kerschbaumer di Legambiente.  Renata la mugnaia ed Egidia la  raccoglitrice di castagne hanno  accolto i ragazzi a Pianaccio, paesino  di 38 anime sull’Appennino,  luogo natale di Enzo Biagi. Un posto  che trasuda storia. «Quella che  parla di una guerra fra partigiani  e tedeschi – ricordano – ma anche  di una vita dura, fatta di lavoro  e sudore». Le due erano solo delle  bambine o mei, come chiamavano  da queste parti i giovani aiutanti,  quando venivano mandate a essiccare  le castagne nei Casoni, le casette  in pietra nei boschi sopra il  borgo. Una sola castagna bruciata  avrebbe compromesso la qualità  della farina, del sostentamento  di un intero anno. «Le castagne  – continua Egidia – andavano disposte  minuziosamente sul piano  superiore del Casone e lasciate a  cuocere su un fuoco lento acceso  al piano inferiore per 40 giorni».
Nel Parco del Delta del Po i  ragazzi hanno vissuto un’altra  giornata all’insegna della storia.  «Quello del fiocinino non era  proprio un mestiere – ricorda  Luciano Gardellini – la guerra ci  costringeva ad andare a cacciare  le anguille con le nostre fiocine,  anche se vietato. Pure le guardie  capivano la fame: le anguille all’epoca  erano molte più di adesso e il  “furto” era tollerato».
Storie di un’Italia da tramandare  e raccontare. Come avverrà il  25 settembre nel Museo della civiltà  contadina di S. Marino di Bentivoglio  (Bo), dove si chiuderà il  progetto finanziato dal Ministero  del Lavoro e delle politiche sociali.  Nell’occasione sarà proiettato un  documentario sugli antichi mestieri  nei parchi dell’Emilia Romagna  e ci sarà una tavola rotonda sulle  aree protette e il loro ruolo nel  preservare il patrimonio culturale.  Un ricchezza diffusa soprattutto  nei piccoli comuni.
FONTE: La Nuova Ecologia – Network di Legambiente
AUTORE: Francesco Lo Iacono
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