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Progetto Eating City: abituare a una sana alimentazione la popolazione urbana

lentepubblica.it • 20 Agosto 2014

Oltre la metà della popolazione mondiale vive in centri urbani. Il che significa che più di 3 miliardi e cinquecento milioni di persone vivono in città. Una tendenza in crescita tanto che le stime annunciano che verso 2030 il 70% della popolazione abiterà in città. Ma chi nutre la città? A dar da mangiare ai centri urbani è l’altra metà della popolazione mondiale: contadini e allevatori rimasti in campagna per sfamarci. La questione è che la forbice tra chi resta e chi si trasferisce in città diventa sempre più ampia. Se non ci sono abbastanza contadini, chi darà di mangiare alle città? In Europa diminuisce sempre più il numero delle aziende agricole, insieme alla qualità. E anche la produzione alimentare è soggetta all’effetto della globalizzazione: le fattorie diventano grandi aziende multifunzionali sostituendo l’agricoltura familiare e di piccola scala. Con tutte le conseguenze che ne conseguono: maggiore impatto ambientale, merci che viaggiano da un capo all’altro del mondo, lavoratori sotto pagati per un profitto maggiore.

La città mangia, ma ha poca o nessuna idea di come nasca il cibo che si porta in tavola: chi l’ha prodotto? Com’è stato coltivato e raccolto? Il rapporto con il cibo che mangiamo diventa sempre più labile, e abbiamo difficoltà a giudicare un alimento in base a qualità e sostenibilità. Oggi troviamo tutto e tutto l’anno a un prezzo che ci pare conveniente, mentre ignoriamo gli alti costi che saremo costretti a pagare. Come ben spiega Carlo Petrini in questo bell’articolo pubblicato la scorsa settimana su La Repubblica Il prezzo basso non vuol dire costi bassi.

A pagarne le spese maggiori sono le nuove generazioni, quelle più scollegate dal processo di produzione alimentare: lontanissimi dal rapporto con la terra e la natura, non riescono a comprendere i processi, le tradizioni e la cultura che permeano la creazione di un alimento.

L’approccio contemporaneo al cibo, in buona parte basato sull’idea del supermercato come unico fornitore di alimenti, crea lacune nella comprensione della loro vera origine, genera confusione e disinformazione. L’informazione alimentare e gastronomica è la base per una giusta scelta all’ora dei pasti. Senza cultura alimentare i giovani sono più propensi a consumare cibi denaturalizzati: alimenti processati e carichi di additivi, di bassa qualità.

La città però ha fame, come possiamo trovare una risposta a questa grande richiesta di cibo? Per soddisfare i bisogni di nutrimento di tutti i cittadini e della popolazione in generale, è nato Eating City, un progetto che cerca aprire il dibattito su questa situazione a livello mondiale. Il progetto Eating City ha la finalità di sensibilizzare la città e gli abitanti che la popolano a mangiare con maggiore consapevolezza.

Eating City cerca di rispondere a questi grandi quesiti: come (ri)collegare la città alla campagna? Come ripristinare i saperi persi? Come fare maggiore informazione su lavoro della terra? Sulle tradizioni e la cultura gastronomica? A partire dalle basi, con l’agricoltura urbana, provando a produrre il cibo localmente, a ridosso della città. Tetti, davanzali, balconi, aiuole e parchi diventano le nuove frontiere per l’agricoltura. Gli orti urbani sono una realtà in crescita. Ogni giorno sono di più i cittadini che per un paio di ore al giorno si dedicano al loro piccolo pezzo di terra, persone che danno da mangiare alla città dalla città stessa.

Solo in Italia sono 21 milioni le persone che hanno un appezzamento di terra in città destinato alla produzione di alimenti. Generalmente, questi orti in sintonia con l’ambiente, forniscono cibo alle famiglie che li coltivano e revitalizzano terreni che altrimenti sarebbero abbandonati a loro stessi con le conseguenze che possiamo immaginare. A Milano, ad esempio, 1,1 milioni di metri quadri di terreno di proprietà del Comune, sono stati destinati alla creazione di orti a uso domestico. A Bologna, è nata una cooperativa di coltivatori e consumatori che gestiscono tre ettari di terreno a Borgo Panigale.

Progetti come Eating City si collocano in questa nuova visione, aiutando i cittadini sensibilizzandoli, rendendoli consapevoli della realtà in cui vivono. È così, con informazione e consapevolezza, che i cittadini riescono ad avere gli strumenti necessari per prendere l’iniziativa di portare l’agricoltura anche in città. Su queste tematiche, le città che mangiano e agricoltura urbana si parlerà durante le conferenze al Salone del Gusto e Terra Madre 2014.

 

FONTE: Associazione dei Comuni Virtuosi

 

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