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Buone Pratiche: l’esempio pratico dell’INAIL

lentepubblica.it • 8 Aprile 2016

infortuni, Itinere, dirigenti“L’Inail è un esempio di buona amministrazione pubblica con i conti in regola, che negli ultimi cinque anni ha saputo cambiare pelle in modo significativo, per rispondere in maniera adeguata alle necessità di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e che ha ancora margini di miglioramento”. Lo ha detto il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, Francesco Rampi, presentando questa mattina a Roma, presso il Parlamentino di via IV Novembre, il rapporto di metà consiliatura del Civ.

 

“Un tutore globale che sostiene l’innovazione delle imprese”. Aprendo i lavori della giornata di riflessione e confronto con numerosi rappresentanti di istituzioni e parti sociali, Rampi ha sottolineato come da parte di molti l’Inail “sia ancora percepito solo come un servizio pubblico che liquida il ristoro del danno subito ed eventualmente una rendita, per compensare la riduzione della capacità dell’infortunato di produrre reddito”, ma “le modifiche apportate dalla riforma dell’assicurazione del 2000 e dal Testo unico del 2008 e le incorporazioni del 2010 di Ispesl e Ipsema, con le nuove funzioni conseguenti, hanno strutturalmente cambiato priorità, compiti e finalità dell’Istituto”.

 

“Oggi la priorità è la prevenzione”. I mutamenti delle priorità, ha spiegato il presidente del Civ, hanno messo al primo posto la prevenzione, che è uno degli “strumenti utili a realizzare maggiore sicurezza e a contenere la numerosità e la gravità degli infortuni”, e hanno avuto “riflessi sulla struttura organizzativa, sulla strategia complessiva e sulle scelte di bilancio, che hanno subito una profonda rimodulazione. Questa esigenza è stata alla base della riorganizzazione che ha trovato definizione con il nuovo modello organizzativo”.

 

“Un tutore globale a sostegno dell’innovazione”. Tra le nuove missioni dell’Istituto, ha aggiunto Rampi, “c’è quella rilevantissima di tutore globale che sostiene l’innovazione organizzativa e tecnologica dei processi produttivi delle imprese, orientandola a prevenire i rischi per i lavoratori”. Il “nuovo Inail”, inoltre, “è anche ricerca di soluzioni prevenzionali innovative relative agli aspetti tecnologici, sanitari, relazionali e di riabilitazione dei lavoratori infortunati o tecnopatici, per ridurre i postumi o per fornire protesi o ausili in grado di aumentare l’autonomia personale e il benessere psicofisico della persona”.

 

Con l’accordo Stato-Regioni prestazioni integrative per gli assistiti. L’Istituto si è fatto promotore, in particolare, dell’accordo quadro Stato-Regioni per realizzare l’obiettivo di garantire ai propri assistiti i Livelli integrativi di assistenza (Lia), a integrazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) erogati dai sistemi sanitari, e già oggi in 16 regioni, sia pur con tempi e modalità diverse, infortunati e tecnopatici possono ricevere da oltre 350 ambulatori una o più delle 21 prestazioni riabilitative non erogate con oneri a carico del Servizio sanitario nazionale. “Il percorso attuativo di recepimento dell’Accordo quadro a livello regionale – ha commentato il presidente del Civ a questo proposito – ha incontrato però resistenze, talvolta ideologiche, talvolta dovute ai limiti conseguenti alla mancata erogazione in tempi rapidi dei Lea”.

 

“Sono azioni di elevato valore sociale”. “Questa innovazione non è ancora sufficientemente percepibile in termini economici, in quanto la parte più rilevante delle intese tra l’Inail ed i sistemi sanitari è in fase di avvio”, ha spiegato Rampi. Qualità e tempestività delle prestazioni riabilitative sono però destinate a produrre una molteplicità di effetti: “Agevolano il ripristino del benessere psicofisico della persona, riducono il tempo di assenza dal lavoro e i danni permanenti dell’infortunio. L’obiettivo di queste azioni, di elevato valore sociale, è quello di evitare la marginalizzazione degli infortunati, in particolare quelli con postumi medi o rilevanti, scongiurando l’interruzione del loro rapporto di lavoro. Per questo il nostro percorso si è completato concentrandosi sulle modalità che permettono il mantenimento al lavoro o il reinserimento nei casi più gravi”.

 

Tutelato un terzo della popolazione. Sintetizzando lo stato di salute dell’Istituto “tirando due righe di conto”, il presidente del Civ ha ricordato che l’Inail investe per la ricerca prevenzionale più di 130 milioni di euro l’anno e assicura quasi 3,3 milioni di aziende industriali, del terziario e dell’agricoltura oltre che artigiani di tutti i settori merceologici, tutelando complessivamente 21,4 milioni di persone, pari a circa un terzo dei cittadini italiani. “L’Istituto gemello dell’Inail in Germania assicura il 97,6% della popolazione”, ha sottolineato Rampi a questo proposito, mentre “l’impianto concettuale che presiede l’organizzazione dell’Inail è fissato da norme di 51 anni fa”, che lasciano “privi di tutela importanti soggetti quali le partite Iva o gli studenti”.

 

“Pochi margini per valorizzare le risorse umane”. Le innovative forme di governance sperimentate dall’Istituto per adeguarsi ai mutamenti del mercato del lavoro devono perciò fare i conti con i vincoli che regolano e “ingessano” il funzionamento di un ente pubblico. Per il presidente del Civ uno dei problemi più vistosi “è individuabile nella mancanza di margini di azione per valorizzare le risorse umane che, oltre a ridursi del 14% nel quinquennio 2010-2015, sono state escluse per i vincoli normativi da processi formativi e da incentivi motivazionali e premiali della professionalità”. Quella dell’Inail, ha ribadito Rampi, “è una buona amministrazione pubblica con i conti in regola, che però potrebbe fare ancora meglio se fosse liberata da limitazioni e vincoli arcaici”.

Fonte: INAIL
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