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Ddl Delrio. Il parere di alcune Province

lentepubblica.it • 28 Marzo 2014

Riforma Province – La presidenza scrive ai dipendenti della Provincia di Perugia

Opereremo perché ogni dipendente possa continuare al meglio il proprio lavoro, nelle future sedi di destinazione”

La presidenza della Provincia di Perugia dopo il via libera del Senato al Ddl che modifica la struttura degli Enti locali, con le Province che non saranno più un organo elettivo, ha inviato una lettera ai dipendenti dell’Ente con la quale entra nel vivo della questione.

“È stato compiuto ieri al Senato – è scritto nella lettera – un primo passo verso il riordino delle Province che non ci trova impreparati né assoggettati alla speculazione, sul momento delicato e difficile che gli organi di governo dell’ente, insieme con tutti i dipendenti, si trovano ad affrontare. Se c’è una costante che attraversa tutti i passaggi intervenuti negli ultimi tre anni di tentativi di soluzione politica e amministrativa della ‘questione Province’, essa sta nel fronte unito e consapevole delle proprie ragioni che, per quanto riguarda il nostro ente, è stato eretto contro ogni paura e contro tutte le manovre tendenti a deprimere l’esistenza quotidiana di quanti lavorano, con impegno e professionalità, nella Provincia di Perugia. Di fronte all’approvazione del disegno di legge Del Rio – prosegue il messaggio -, che deve ancora compiere l’ultimo passaggio alla Camera dei deputati, la reazione della presidenza è di ponderato equilibrio tra le ragioni che, da un lato, portano ancora una volta di più la presidenza a immedesimarsi con voi nel percorso storico dell’ente Provincia e le considerazioni, dall’altro, sulla presa d’atto della necessità di adempiere al compito affidato alla presidenza di ‘traghettare’ la Provincia di Perugia, in sinergia con gli altri livelli istituzionali, regione e comuni, verso il nuovo assetto amministrativo di secondo livello voluto dal Governo. Con la speranza che il futuro delle Province possa confluire in un più ampio riassetto dei poteri locali – si legge ancora nella missiva -, la presidenza e i suoi collaboratori si impegnano sin da oggi a svolgere peraltro, a titolo gratuito, come previsto dal maxi-emendamento approvato ieri, su tutti i tavoli che saranno aperti un lavoro paziente e analitico, capillare e sistematico lungo ogni giorno dei mesi che ci separano dalla data del 31 dicembre 2014, data della cessazione dell’incarico. Il lavoro riguarderà ogni aspetto delle funzioni svolte attualmente dalla Provincia di Perugia e avrà come unico scopo garantire a ogni dipendente la possibilità di continuare al meglio, nelle sedi di destinazione comunali, regionali e metropolitane, lo svolgimento dei compiti per i quali ha speso la propria professionalità nel nostro ente. La coerenza rispetto agli impegni assunti cinque anni fa sarà totale, a partire dalla presidenza, che, dopo averlo detto e ribadito in più occasioni, ha rinunciato ad ogni candidatura in passato e anche per le imminenti elezioni di maggio, non avendo mai interpretato l’impegno in politica e nelle istituzioni come “professione” esclusiva. Il solo interesse politico è condividere con tutti i dipendenti i passaggi che andranno fatti per giungere alla piena sicurezza sul futuro lavorativo di quanti continuano, ad oggi, a dare il loro contributo operativo all’attività dell’ente. Con questa solidità di impegno alle spalle, voi tutti dovreste considerare la vostra situazione lavorativa con la massima serenità, anche a fronte di un pensiero che va rivolto, di rigore, alla gravità delle condizioni in cui si dibattono, fuori del nostro ente, giovani e meno giovani disoccupati alle prese con una violentissima crisi economica, che mina i singoli e le loro famiglie. La presidenza, a fianco del Presidente del Consiglio fino dai suoi primi passi, quando ancora non erano in molti a dare a Matteo Renzi il credito che merita, ritiene – conclude la lettera – di dover essere anche oggi al suo fianco interpretandone lo spirito con cui ha voluto compiere il passo del riordino delle Province. Non può, infatti, non esserci, nelle sue intenzioni, tanto l’amarezza per una storia passata della quale si chiude la parentesi quanto l’impegno a non lasciare isolato un tragitto di riforme, oggi concernente il futuro delle Province, che spetta a tutti noi contribuire a rendere maturo, equo e funzionale ai destini dell’Italia di domani”.

Ufficio stampa provincia Perugia
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DDL Province, Nobili “Si è dato il via a una riforma zoppa”

Giunta e Presidente in carica fino a fine anno per preparare il passaggio al nuove ente di secondo grado. Apriremo un tavolo di lavoro con Comuni e Regione

Verbania, 27 febbraio 2014.“Il maxiemendamento votato ieri dal Senato, e che in toto nei contenuti va a sostituirsi al disegno di legge Delrio in materia di disposizioni sulle città metropolitane, province, unione e fusioni di comuni – se approvato nei prossimi giorni alla Camera – darà il via a una riforma soltanto parziale, con risparmi alla spesa pubblica di un’entità tale che non giustifica la confusione istituzionale che genererà riflettendosi sui servizi ai cittadini. Rincresce che il Governo e la maggioranza parlamentare ostinatamente non abbiamo voluto accogliere le istanze avanzate dall’Unione delle Province che miravano a un riordino di maggiore impatto: con la loro riduzione nel numero, il taglio di enti e agenzie nate negli anni sovrapponendosi alle funzioni provinciali, l’assegnazione alle Province di competenze quali quelle di programmazione e gestione del ciclo idrico integrato e dei rifiuti, mantenendo loro un riconoscimento in Costituzione e la possibilità di un filo diretto con la cittadinanza attraverso l’elezione diretta degli organi politici, che – con questa riforma – restano ma di ‘secondo grado’. Un cambiamento di facciata utile solo ad essere spacciato come risultato dall’agenda di governo. Speriamo almeno s’incardini in una riforma più organica ed amplia che porti al superamento del Senato e al riordino del sistema politico e amministrativo delle Regioni”.

Così il Presidente della Provincia del Verbano Cusio Ossola e dell’Unione delle Province del Piemonte Massimo Nobili commenta la prospettiva disegnata da quanto approvato ieri a Palazzo Madama e che conduce le Province a retrocedere ad enti di secondo grado dal prossimo 1° gennaio 2015, ma con in capo il grosso delle funzioni di sempre e risorse ridotte al di là dell’insostenibile.

“Per il VCO il dato positivo a risaltare, se sarà confermato che nella ‘casistica’ possa rientrare anche il nostro territorio sì montano ma non al 100%, è il riconoscimento di una specificità che gli garantirà maggiore autonomia amministrativa. Certo – continua Nobili – dobbiamo ricevere conferme che non si tratti di un vuoto ‘titolo accademico’, un po’ come accaduto con l’articolo 8 dello Statuto Regionale, ma una sostanziale garanzia di assegnazione di maggiori funzioni e di pari passo di proporzionate risorse per poterle svolgere e sostenere”.

“Con quanto votato ieri, come Presidente e Giunta resteremo dunque in carica – ad indennità zero come deciso deliberatamente e senza nessuna imposizione normativa già dallo scorso gennaio – fino a fine anno con i consueti compiti amministrativi e in più con l’incarico di preparare l’ente alla trasformazione e al passaggio di consegne, al quale – conclude Nobili – lavoreremo aprendo un tavolo di confronto istituzionale, con i Comuni e la Regione, per capire come sia meglio procedere”.

Ufficio Stampa Provincia VCO

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Riforma Province, Nava “Una truffa ai danni del popolo”

La dichiarazione del Presidente della Provincia di Lecco

“Siamo giunti al termine della vicenda Province e la questione si chiude come peggio non poteva, cioè con una truffa ai danni del popolo. La truffa è composta da diversi elementi: innanzitutto, cosa ormai riconosciuta dai maggiori organi di informazione e certificata dalla Corte dei conti, non vi sarà risparmio alcuno per la Pubblica Amministrazione, anzi forse costi aggiuntivi. In secondo luogo non si cancellano le Province, ma si cancella il voto popolare: le Province continueranno a esistere, ma gli amministratori saranno scelti dai Sindaci, quindi dai partiti. Inoltre ci sarà la più totale confusione tra nuove Province, Comuni e Regioni per l’attribuzione delle competenze, con probabili disagi nei servizi erogati alla collettività. Infine, e questo è l’unico punto pensato bene da Renzi per la sua parte politica, essendo la maggioranza dei Comuni in mano alla Sinistra in Italia avremo 110 Province su 110 che saranno governate dal Centrosinistra. Un capolavoro compiuto ai danno del popolo, ma quando il popolo si accorgerà di essere stato raggirato per l’ennesima volta forse avrà voglia di punire i rei, almeno nelle urne, sempre che i nemici del voto popolare lascino ancora votare il popolo per qualche livello di governo, visto che ormai dopo il Senato e le Province pare che l’attacco tocchi alle Regioni…”.

Ufficio stampa Provincia Lecco

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Riforma Province: Cesetti “Stravolte le più elementari regole democratiche”

La dichiarazione del Presidente della Provincia di Fermo

E’ gravissimo ed intollerabile che un Parlamento di nominati, eletto con una legge dichiarata incostituzionale, ed un Governo, insediatosi senza alcuna legittimazione democratica, decidano di privare il popolo sovrano del diritto democratico di eleggere con il proprio voto i rappresentanti di una Istituzione della Repubblica Italiana quale è la Provincia, così come delineata dalla Costituzione e per la quale i Padri costituenti prefigurarono chiaramente organi elettivi attraverso libere elezioni.

Il provvedimento riguardante le Province, approvato dal Senato della Repubblica con il voto di fiducia, che diventerà legge dopo la prevedibile e sicura approvazione alla Camera dei Deputati, non è coerente con le disposizioni di cui agli articoli 1, 5, 114, 117, 118, 119 e della VIII Disposizione transitoria e finale della Costituzione; inoltre, è in contrasto con le indicazioni europee, in particolare con la recente raccomandazione all’Italia formulata dal Congresso dei Poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa il 19/03/2013.

La Costituzione vigente assicura alle Province precise prerogative costituzionali che non possono essere messe in discussione attraverso leggi ordinarie, come è stato ricordato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 220/13, e la pretesa di anticipare con legge ordinaria gli effetti di una riforma costituzionale, che richiede tempi e procedure assai complesse e definite, stravolge le più elementari regole del diritto costituzionale e della stessa democrazia.

Si auspica che il Signor Presidente della Repubblica voglia tutelare le prerogative costituzionali delle Province, ricordando al Parlamento ed al Governo i principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana.

Il provvedimento licenziato dal Senato costituisce anche una colossale farsa in quanto non abolisce le Province, ma interviene per impedire l’elezione diretta e democratica del Presidente e del Consiglio Provinciale.

Inoltre, il nuovo riparto delle competenze previsto dal provvedimento getterà il Paese nel caos e creerà, per la necessaria riorganizzazione, soltanto costi aggiuntivi, come più volte rilevato dalla stessa Corte dei Conti, con pesanti ripercussioni negative sulla vita dei cittadini e delle imprese.

E le irrituali affermazioni del Presidente del Consiglio, che hanno accompagnato il varo del provvedimento, costituiscono l’ennesima bugia che offende tanti amministratori localiche, gratuitamente o con indennità minime e con gettoni di presenza irrisori, si sono assunti e continuano ad assumersi quotidianamente grandi responsabilità nell’interesse dei cittadini.

Come Province non ci vogliamo sottrarre al confronto per una necessaria rivisitazione di tutta l’architettura istituzionale del Paese attraverso la riforma del Titolo V, ma questo deve avvenire senza inaccettabili ed inammissibili scorciatoie.

Pertanto sarà necessario mettere in campo tutte le azioni possibili affinché vengano riaffermati i principi fondamentali della nostra Costituzione e della stessa democrazia,investendo la Corte Costituzionale.

Ufficio stampa Provincia Fermo

FONTE: Upi (Unione delle Province d’Italia)

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