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Province costrette al disavanzo, riordino funzioni a rischio

lentepubblica.it • 20 Novembre 2014

“Scuole, strade, investimenti contro il dissesto idrogeologico, sono servizi essenziali. La manovra non può essere cieca. Le drammatizzazioni incombono, ma si possono evitare. Ad oggi il governo dimostra di non capire, o fa finta. La legge di stabilità contraddice il processo di riordino delle funzioni delle province previsto dalla legge Delrio poiché presuppone che possano avere meno risorse senza una contestuale riduzione delle funzioni svolte. Tutte le province dunque saranno costrette al disavanzo nel 2015 poiché dovranno svolgere sia le funzioni fondamentali, sia quelle che dovevano essere riordinate e non sono ancora state trasferite, senza le relative risorse. In questa situazione anche gli stipendi sono a rischio”. Così il presidente nazionale di Legautonomie Marco Filippeschi, sindaco e presidente della provincia di Pisa, risponde al sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta intervenuto al convegno organizzato da Legautonomie oggi a Roma, nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, sui piani di risanamento pluriennali per gli enti locali in difficoltà finanziarie.

“Oggi i presidenti delle nuove province sono quasi tutti sindaci, diciassette dei quali di città capoluogo. Ci siamo messi a disposizione, gratuitamente, per attuare la riforma con rigore e in tempi brevi, non per gestire un caos ingestibile. Anche l’assemblea dell’Anci svolta a Milano ha parlato chiaro. E’ necessaria una norma che quantifichi il gettito dei tributi propri provinciali in modo da collegarli strutturalmente alla spesa necessaria per le funzioni fondamentali e occorre accelerare il riordino delle funzioni attraverso modifiche alla legge Delrio che consentano di completare il processo di trasferimento delle funzioni non fondamentali entro i primi mesi del 2015”.

“Dunque nella legge di stabilità dev’essere anticipato il trasferimento allo Stato dei centri per l’impiego come previsto del “Jobs Act” e dev’essere previsto un meccanismo sussidiario automatico per il quale, se non sono approvate le leggi di riordino entro il 31 gennaio 2015, le Regioni riprendono le funzioni di loro competenza”.

“Solo a valle del questo processo di riordino si potrà capire e concordare quale sforzo finanziario potranno sostenere le province e le città metropolitane. Nella prospettiva di questa verifica occorre spostare termini di approvazione dei bilanci e del versamento del contributo al 30 giugno, prevedendo una clausola di salvaguardia per la parte della manovra non sostenibile, aprire processi di mobilità e di prepensionamento che consentano di assorbire le eccedenze di personale. Occorre infine intervenire sulle norme del patto di stabilità, eliminando le sanzioni previste per il 2014 e prevedendo che le nuove province e le città metropolitane non siano soggette al patto nel 2015 in quanto nuovi enti del tutto diversi dagli attuali”.

 

FONTE: Legautonomie

 

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