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Troppi provvedimenti disciplinari: danno da Mobbing per il Dipendente Pubblico?
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Pubblicato da lentepubblica.it il 20 ottobre 2017
Personale e previdenza
Mobbing

Stressare i dipendenti con provvedimenti disciplinari può esporre i responsabili a condotte vessatorie tali da rientare nell’ipotesi di danno da mobbing?


La Corte di cassazione, sezione Lavoro, con l’ordinanza n. 23041/2017, ha toccato un tema delicato. L’Ente Pubblico, nel caso specifico, aveva tenuto una condotta vessatoria effettuata nei confronti del dipendente, a causa di cinque provvedimenti disciplinari rilevatisi successivamente illegittimi. Sia il tribunale di primo grado sia la Corte d’appello avevano accolto la domanda volta al riconoscimento del danno subito.

 

Ha fatto ricorso in Cassazione il datore di lavoro pubblico, sostenendo che la Corte territoriale ha ritenuto ricorrente una ipotesi di “mobbing” considerando le sanzioni disciplinari illegittime irrogate pretestuose – mentre tali non erano come dimostrato dal fatto che le medesime erano state valutate legittime dal giudice della fase cautelare – e facendo riferimento ad altri comportamenti di carattere persecutorio tenuti dal datore di lavoro senza indicare quali fossero, adottando in tal modo una motivazione apparente o manifestamente illogica ed omettendo qualsiasi indagine sull’elemento soggettivo – costituito dall’intento persecutorio e vessatorio del datore di lavoro – indispensabile per la configurabilita’ del “mobbing”.

 

La Corte di cassazione ha giudicato il ricorso del datore di lavoro inammissibile.

 

Sussistono i presupposti per il versamento, da parte del datore di lavoro, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio, articolo 13, comma 1 quater, introdotto dalla L. 24 dicembre 2012, n. 228, articolo 1, comma 17, (legge di stabilita’ 2013) trovando tale disposizione applicazione ai procedimenti iniziati in data successiva al 30 gennaio 2013, quale quello in esame (Cass. n. 22035 del 17/10/2014; Cass. n. 10306 del 13 maggio 2014 e numerose successive conformi).

 

La Corte ha dunque rigettato il ricorso e condannato il datore di lavoro alle spese del giudizio liquidate per compensi professionali, oltre al rimborso spese forfetario nella misura del 15%.

 

In allegato il testo completo della Sentenza.

 

 

  • Ordinanza della Corte di cassazione n. 23041-2017
Fonte: Corte di Cassazione

L’autore

lentepubblica.it
Redazione lentepubblica.it
Redazione della testata

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