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Pensioni a 67 anni: ecco chi si salva dall’adeguamento

lentepubblica.it • 9 Novembre 2017

aspettativa di vita -Pensioni a 67 anni: ecco quali sono le attività che potrebbero essere esentate, totalmente o in parte, dal meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita.


Si tratta in sostanza delle medesime categorie professionali che da quest’anno possono godere dell’Ape sociale a partire dal 63° anno di età unitamente a 36 anni di contributi oppure del pensionamento anticipato con 41 anni di contributi a condizione di avere almeno 12 mesi di lavoro prima del 19° anno di età. Una apertura piuttosto modesta rispetto alle aspettative.

 

La proposta del Governo include anche agricoli, marittimi e pescatori. La decisione finale è attesa entro il 13 novembre.

 

Operai edili, conciatori, ferrovieri, gruisti, camionisti, infermieri che lavorano su turni, facchini o addetti alle pulizie, spazzini, addetti all’assistenza di persone disabili, maestre d’asilo. Sono le “attività gravose” o «difficoltose» che potrebbero essere esentate, totalmente o in parte, dal meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita purchè tali attività siano state espletate per almeno sei anni negli ultimi sette di vita lavorativa e che ci siano almeno 36 anni di contributi.

 

A questi si potrebbero aggiungere ulteriori quattro categorie attualmente fuori dal perimetro dei lavori gravosi come i braccianti agricoli, i marittimi e gli operai degli impianti siderurgici, nonchè i pescatori. Per queste categorie di lavoratori dipendenti, in sostanza, il meccanismo degli adeguamenti automatici alla speranza di vita potrebbe essere sospeso per un determinato numero di anni. In tal caso l’età per la pensione di vecchiaia resterebbe ferma a 66 anni e 7 mesi per un certo periodo di tempo anche dopo il 2018 evitando così di schizzare a 67 anni come comunicato recentemente dall’Istat. La platea dei lavoratori coinvolti sarebbe di circa 15-20 mila persone, pari a circa il 10 per cento dei pensionamenti stimati per il 2019. La decisione ufficiale sarà presa nei prossimi giorni, entro il 13 novembre, e probabilmente entrerà sotto forma di emendamento al testo della legge di bilancio all’esame del Senato.

 

Beneficio limitato solo ad alcune mansioni

 

Nessun beneficio si prospetta per la generalità degli altri lavoratori dipendenti ed autonomi che continuerebbero a subire l’incremento dei requisiti di pensionamento, un punto cardine della Riforma Fornero e Sacconi, che il Governo non vuole mettere in discussione. La sospensione interesserà peraltro il solo requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia e, quindi, non coinvolgerà il requisito contributivo per la pensione anticipata che dal 2019 raggiungerà i 43 anni e 3 mesi (un anno in meno per le donne; 41 anni e 5 mesi per i precoci).

 

Ok all’istituzione di una Commissione ad Hoc

 

Il governo, infine, ha anche proposto la formazione di una commissione scientifica ad hoc (formata dai ministeri della Salute, del Lavoro e dell’Economia, da istituti come l’Inps e l’Inail, e la probabile partecipazione dei sindacati) per calcolare in maniera puntuale la differente speranza di vita in base al lavoro che si svolge. La  commissione potrebbe operare fino a giugno-settembre. Un’operazione che l’Inps appoggia e che sarebbe pronto ad avviare per fornire i dati “entro giugno”, come affermato dallo stesso presidente Tito Boeri.

 

Damiano: rinviare la decisione al 2018

 

Delusi i sindacati che puntavano ad uno stop valido per tutti i lavoratori. “Quella del governo è una proposta largamente insoddisfacente, con aperture irrilevanti” ha commentato Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil. “Se le condizioni restano queste, non ci sarà possibile neppure rilanciare. Consegneremo queste ipotesi al tavolo politico, ma le distanze sono tali che non consentono di fare nulla. Ci auguriamo che cambino radicalmente”. Mentre l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, è tornato a chiosare sull’opportunità, comunque, di un rinvio nell’adozione del decreto direttoriale Lavoro-Economia che fisserà ufficialmente il prossimo adeguamento al giugno del 2018: “Abbiamo chiesto a Gentiloni di spostare la data del Decreto direttoriale, che innalzerebbe l’età a 67 anni, dal 31 dicembre di quest’anno al giugno del 2018. Questo lasso di tempo (considerato il fatto che la salita a 67 anni scatterà dal 2019), potrà essere utilizzato per studiare e correggere il meccanismo dell’aggancio dell’età pensionabile all’aspettativa di vita e per individuare le platee di chi svolge lavori particolarmente gravosi da esentare dall’innalzamento, come è già avvenuto per i lavori usuranti”.

 

In basso la tavola con le caratteristiche delle attività professionali cd. gravose o difficoltose che sarebbero esentate dal prossimo adeguamento alla speranza di vita Istat. 

 

 

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Fonte: Pensioni Oggi (www.pensionioggi.it) - articolo di Vittorio Spinelli
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