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Uscita a 63 anni per chi occupa mansioni gravose?

lentepubblica.it • 5 Gennaio 2017

abuso, retribuzioniIl sussidio accompagnerà alla pensione nel regime obbligatorio i lavoratori con almeno 63 anni di età ed un requisito contributivo minimo di 36 anni.

 

 


Servirà un decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri per definire le mansioni cd. gravose che dal prossimo 1° maggio 2017 potranno godere dell’APE agevolato e della quota 41 per i cd. lavoratori precoci. La legge di bilancio per il 2017 reca, infatti, due benefici previdenziali per i lavoratori dipendenti che svolgono attività lavorative indicate negli allegati C ed E annessi alla legge 232/2016 che svolgono, al momento del pensionamento, attività lavorative per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo.

 

I citati allegati ricomprendono ben 11 mansioni che spaziano dall’industria estrattiva, all’edilizia alla manutenzione degli edifici, ai conduttori di gru o di macchinari mobili al personale che conduce convogli ferroviari ed il relativo personale viaggiante sino agli addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza ai insegnanti della scuola dell’infanzia e educatori degli asili nido e agli operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti (si veda la tavola sottostante per dettagli).

 

I lavoratori appartenenti alle suddette categorie potranno chiedere dal 1° maggio 2017 l’APe sociale se risultano in possesso di almeno 63 anni a condizione di possedere almeno 36 anni di contributi, oppure se più favorevole, ove si possono vantare almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età i lavoratori in questione potranno ritirarsi in anticipo al raggiungimento di 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. In entrambi i casi i lavoratori non subiranno alcuna penalità sul reddito pensionistico anche se bisogna ricordare che l’Ape sociale non sarà una vera e propria pensione ma un reddito ponte erogato dallo Stato, sino al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento, il cui importo è rapportato al valore della pensione maturata al momento della richiesta sino ad un massimo di 1.500 euro lordi mensili, per 12 mensilità l’anno. Un totale di circa 1.250 euro nette al mese. Lo strumento partirà in forma sperimentale e durerà sino al 31 dicembre 2018 salvo la possibilità di essere prorogato anche oltre tale data. Mentre l’agevolazione sulla cd. quota 41 non prevede una scadenza temporale.

 

La determinazione delle caratteristiche specifiche delle attività lavorative in questione e della documentazione da produrre per conseguire i due ordini di benefici sarà oggetto di un Dpcm atteso entro il 2 marzo 2017, cioè entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio. Per ora la norma include solo i lavoratori dipendenti (dunque sono esclusi gli autonomi) che stiano svolgendo una delle undici attività predette al momento della richiesta dell’ape sociale o del pensionamento anticipato con 41 anni di contributi a condizione, peraltro, che tali attività siano state espletate per almeno sei anni in via continuativa, una limitazione che la parte sindacale punta a rimuovere con un ulteriore intervento normativo prima della sua definitiva attuazione. Sul meccanismo è bene ricordare che c’è un vincolo di bilancio annuo. Ove le domande pervenute fossero superiori alla risorse stanziate il lavoratore vedrà spostarsi il momento di accesso allo strumento.

 

 

Fonte: Pensioni Oggi (www.pensionioggi.it) - articolo di Vittorio Spinelli
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