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Gli insegnanti italiani tra i meno pagati in Europa: ecco i dati

lentepubblica.it • 14 Dicembre 2020

insegnanti-italiani-meno-pagati-europaPassano gli anni e si avvicendano i governi ma il livello delle retribuzioni del personale scolastico del nostro Paese nel confronto internazionale non fa registrare alcun significativo miglioramento.


Gli insegnanti italiani tra i meno pagati in Europa: ecco quanto emerge con evidenza dal rapporto Ocse – Education at a glance 2020 da cui risulta come gli stipendi dei docenti italiani continuino a rimanere di molto inferiori tanto alla media stipendiale dei docenti dei paesi dell’Unione europea che dei docenti dei paesi OCSE (ricordiamo che l’OCSE è un’organizzazione che raccoglie 37 paesi in tutto il mondo).

Purtroppo non sono disponibili studi analoghi relativi alle retribuzioni del personale ATA in Italia nel confronto con altri Paesi.

Gli insegnanti italiani tra i meno pagati in Europa

Nelle tabelle che seguono vengono confrontati i dati degli stipendi dei docenti italiani con alcuni principali paesi europei e con le medie stipendiali complessive dei docenti dell’Unione Europea e dell’OCSE (ai fini della comparazione gli stipendi sono espressi in dollari a parità di potere d’acquisto).

Risulta evidente come la differenza stipendiale tra l’Italia e gli altri Paesi sia significativa per i docenti delle scuole di tutti i gradi, per la scuola primaria (tabella 1), come per la scuola media di primo grado (tabella 2), come per la scuola superiore di secondo grado (tabella 3).

Docenti italiani con stipendi inferiori di almeno il 10%

Dunque gli insegnanti italiani rimagono tra i meno pagati in Europa.

Nella scuola primaria gli stipendi degli insegnanti sono inferiori del 12,2% rispetto alla media UE (14,2% in meno rispetto alla media OCSE); del 10% inferiori nella scuola media (del 12% rispetto alla media OCSE) e dell’11.2% nella scuola superiore (12,9% rispetto alla media OCSE).

Tabella 1

Tabella 2

Tabella 3

Docenti italiani pagati fino alla metà di quelli tedeschi

Ancora più eclatante se le differenze tra i livelli stipendiali dei docenti dei diversi Paesi anziché in dollari vengono comparati in euro, ovvero nella moneta corrente.

La differenza tra lo stipendio annuale di un docente italiano della primaria al culmine della carriera rispetto ad un collega spagnolo è di -7.381 euro; -11.188 euro rispetto al collega francese; ed è praticamente la metà rispetto allo stipendio di un docente tedesco (-30.634 euro).

Tabella 4

Le stesse differenze è possibile rilevarle anche per i docenti delle scuole medie: -9.259 rispetto allo stipendio dei docenti francesi; addirittura -33.777 euro rispetto a quello dei tedeschi e -38.911 euro rispetto allo stipendio degli olandesi.

Tabella 5

Anche tra i docenti delle scuole superiori si confermano le medesime forti differenze tra gli stipendi dei docenti italiani e gli omologhi degli altri Paesi: -41.689 euro rispetto ai tedeschi; -7.517 euro rispetto ai francesi.

Tabella 6

Docenti italiani al massimo della retribuzione più tardi degli altri

Le differenze purtroppo non si limitano a questi aspetti di per sé già fortemente esemplificativi. Un altro grande divario è rappresentato dalla velocità con cui si sviluppa la carriera dei docenti nei diversi Paesi, ovvero dal numero di anni necessari per raggiungere il massimo della retribuzione.

Ebbene, mentre in Italia occorrono 35 anni per raggiungere il culmine della carriera con la maturazione dell’ultimo scatto stipendiale, in Europa mediamente occorrono 29 anni (6 anni di meno rispetto all’Italia), mentre nei paesi OCSE bastano 26 anni (9 anni meno che in Italia).

Tabella 7

Docenti italiani con incrementi retributivi più contenuti tra inizio e fine carriera

Per finire un ultimo dato che conferma le disparità tra i docenti italiani e i colleghi delle altre nazioni. Non solo la carriera stipendiale degli insegnanti italiani scorre molto più lentamente, ma anche gli aumenti retributivi nel corso degli anni sono molto meno consistenti. Ciò comporta che per i docenti italiani l’incremento retributivo tra inizio e fine carriera sia all’incirca del 50% a fronte di una media UE del 63% e di una media OCSE del 66%.

Per alcuni singoli Paesi l’incremento è minore (ad es. il 30% per la Germania) ma in questi casi la base di partenza delle retribuzioni e lo sviluppo di carriera è tale per cui gli stipendi sono comunque molto più consistenti di quelli italiani. Per altri Paesi (come l’Olanda) l’incremento tra stipendio ad inizio e fine carriera è superiore addirittura al 100%.

Tabella 8

Colmare le differenze: aumenti a tre cifre per gli stipendi

Per concludere. I docenti e tutto il personale della scuola italiana attendono il rinnovo contrattuale ormai scaduto da due anni. In Parlamento è stata avviata la discussione sulla legge di bilancio per il 2021 che, tra le altre cose, dovrà definire gli incrementi stipendiali dei lavoratori della scuola.

Quanto fino ad oggi stanziato consente un aumento medio di 83 euro lordi, una cifra ancora insufficiente non solo per colmare le differenze rispetto agli stipendi dei docenti degli altri Paesi ma anche per garantire quell’aumento a “tre cifre” che più volte è stato assicurato dai diversi ministri in carica.

Occorre allora che la legge di bilancio in discussione diventi l’occasione non solo per avvicinare le retribuzioni dei lavoratori della scuola italiana rispetto ai colleghi stranieri ma anche per valorizzare una categoria che durante tutta l’emergenza sanitaria, nonostante le grandi difficoltà sul piano della sicurezza e della salute, non ha mai fatto venir meno il proprio impegno per assicurare il diritto all’istruzione a tutte le ragazze e i ragazzi del nostro Paese.

La FLC CGIL seguirà attentamente la discussione parlamentare sulla legge di bilancio, ed è pronta a mobilitarsi qualora le esigenze di riconoscimento retributivo del personale scolastico non dovessero trovare piena risposta.

 

Fonte: FLC CGIL
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