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L’appello per salvare il Servizio Sanitario Nazionale italiano

lentepubblica.it • 4 Aprile 2024

appello-servizio-sanitario-nazionale-italianoUn appello urgente per salvare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è stato lanciato da quattordici luminari della ricerca scientifica italiana.


Questi eminenti studiosi evidenziano la necessità di maggiori investimenti per proteggere la sanità pubblica e garantire un diritto fondamentale per tutti i cittadini.

Secondo quanto riportato nel loro appello dal suo istituto nel 1978 fino al 2019, il SSN italiano ha rappresentato un pilastro essenziale nel miglioramento dell’aspettativa di vita nel Paese, passando da 73,8 a 83,6 anni, un incremento tra i più significativi nei Paesi ad alto reddito. Tuttavia, oggi emerge chiaramente che il sistema si trova in una fase critica: si registrano regressi in alcuni indicatori di salute, difficoltà nell’accesso ai servizi di diagnosi e cura, e un crescente divario tra le regioni e le fasce sociali.

L’appello per salvare il Servizio Sanitario Nazionale italiano

Ciò è dovuto principalmente ai costi crescenti dell’evoluzione tecnologica, ai mutamenti demografici ed epidemiologici, e alle sfide finanziarie che rendono il SSN fortemente sottofinanziato. Nel 2025, è previsto che solo il 6,2% del PIL sarà destinato al SSN, una cifra inferiore rispetto a meno di vent’anni fa.

Attualmente, il servizio pubblico garantisce solamente un’ampia copertura per le emergenze e i ricoveri per acuzie, mentre per altre prestazioni come visite specialistiche, diagnostica e piccola chirurgia, il settore pubblico è in ritirata. Ciò obbliga i cittadini a rimandare trattamenti o a rivolgersi al settore privato.

Secondo gli studiosi persistere su questa strada non solo è contrario all’Articolo 32 della Costituzione italiana, ma potrebbe anche portare il Paese verso un modello simile a quello statunitense, caratterizzato da spese molto più elevate e risultati meno efficaci in termini di aspettativa di vita.

È urgente un piano straordinario di finanziamento per il SSN, con particolare attenzione alla riduzione delle disuguaglianze regionali. Le risorse devono essere allocate con efficienza e utilizzate in modo appropriato per garantire la sostenibilità del sistema. Inoltre, è fondamentale che il SSN recuperi il suo ruolo di centro di ricerca e innovazione al servizio della salute.

La vera emergenza consiste nel portare il finanziamento del SSN ai livelli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL). Questo è un passo urgente e indispensabile, poiché un SSN efficiente non solo protegge la salute dei cittadini, ma contribuisce anche alla coesione sociale.

I firmatari dell’appello

  • Ottavio Davini – primario di Radiologia e direttore sanitario alle Molinette di Torino
  • Enrico Alleva – etologo  presso la Scuola Normale Superiore di. Pisa
  • Luca De Fiore – direttore di Pensiero Scientifico Editore
  • Paola Di Giulio – professoressa di Scienze Infermieristiche all’Università di Torino
  • Nerina Dirindin – docente dei corsi di Scienza delle Finanze e Economia e organizzazione dei sistemi di welfare all’Università degli Studi di Torino
  • Silvio Garattini – oncologo, farmacologo e ricercatore italiano, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”
  • Franco Locatelli – presidente del Consiglio superiore di sanità
  • Francesco Longo – professore associato del Dipartimento di Social and Political Sciences all’Università Bocconi di Milano
  • Lucio Luzzatto – docente di Ematologia, Oncologia e Genetica all’Università di Firenze
  • Alberto Mantovani – patologo, immunologo e divulgatore scientifico italiano. È direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas
  • Giorgio Parisi – fisico italiano, premio Nobel per la fisica nel 2021
  • Carlo Patrono – professore associato di Farmacologia all’Università Cattolica di Medicina a Roma
  • Francesco Perrone – specializzato in oncologia, oncologo, è membro del Direttivo nazionale Aiom
  • Paolo Vineis – professore oridnario di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
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