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Elezioni Amministrative 2024, in crescita le liste “fittizie”

lentepubblica.it • 23 Maggio 2024

elezioni-amministrative-2024-liste-fittizieL’anomalia delle liste elettorali fittizie rappresenta un problema che affligge molti piccoli Comuni italiani e che sembra essere in crescita in vista delle prossime elezioni amministrative previste per l’8 e il 9 giugno 2024.


In Italia, un’abitudine discutibile si è consolidata nel tempo, diventando una consuetudine che suscita malcontento e perplessità. Si tratta della presentazione di liste elettorali fittizie nei piccoli Comuni, una pratica che, pur essendo formalmente legittima, viene utilizzata in modo strumentale per ottenere benefici lavorativi, trasformando un’anomalia in normalità.

Si tratta di liste create ad hoc per la tornata elettorale e che esistono solo “sulla carta”, letteralmente. Proviamo a comprendere meglio cosa significa tutto questo.

Una norma controversa

Il cuore del problema risiede nell’articolo 1484 del Codice dell’ordinamento militare. Questo articolo prevede che i militari candidati alle elezioni, siano esse per il Parlamento europeo, elezioni politiche o amministrative, possano beneficiare di una licenza straordinaria retribuita per tutta la durata della campagna elettorale. Tale disposizione intende tutelare il diritto dei militari a partecipare attivamente alla vita politica, evitando discriminazioni che potrebbero impedire loro di candidarsi.

Tuttavia, nei Comuni con meno di 1.000 abitanti, le liste elettorali non richiedono la sottoscrizione da parte degli elettori. Questo significa che non c’è un numero minimo di firme necessarie per presentare una lista, a differenza dei Comuni più grandi dove è richiesto un supporto minimo di 25 firme.

Questa deroga, pensata per semplificare la partecipazione politica nei piccoli centri, ha aperto la porta a un uso improprio della legge.

La combinazione di questi fattori ha portato alla pertanto proliferazione di queste liste che sono state creato con questo semplice pretesto. Questi schieramenti sono composti principalmente da militari che non hanno alcun legame con il territorio in cui si candidano. Il loro unico scopo è ottenere il mese di aspettativa retribuita previsto dalla legge.

I cittadini si trovano così di fronte a liste elettorali composte da individui che non conoscono e che non hanno alcun interesse reale per il loro Comune. Questi candidati, infatti, sfruttano semplicemente la candidatura come un’opportunità per ottenere un mese di congedo retribuito, senza alcun impegno genuino verso la comunità.

I casi emblematici della Campania e del Molise

La Campania è una delle regioni più colpite da questo fenomeno. Secondo il quotidiano Il Mattino, nella provincia di Caserta, su 31 Comuni al voto, 25 liste sono considerate “farlocche”. Queste liste sono distribuite in sei piccoli borghi, tutti con meno di 1.000 abitanti. Anche nelle province di Benevento, Avellino e Salerno, nelle elezioni dell’8 e 9 giugno, sono state registrate altre dieci liste di questo tipo. La maggior parte dei candidati di queste liste sono militari non residenti che si candidano solo per ottenere ottenenere l’aspettativa retribuita.

Stesso discorso vale per il Molise: delle 66 liste presentate nei 14 comuni della regione chiamati alle urne nel fine settimana, ben 33, e quindi esattamente il 50 per cento, non sono riconducibili ad abitanti dei paesi al voto. Inoltre la presenza di liste con gli stessi nomi in diversi paesi potrebbe ventilare l’ipotesi su un coordinamento esterno alla singola comunità, rendendo il processo elettorale non trasparente.

Quali sono le conseguenze negative di questo malcostume?

L’effetto deleterio di questa pratica, in estrema sintesi è duplice:

  • da un lato, si crea un danno economico all’Erario, che deve coprire gli stipendi dei militari in licenza straordinaria
  • dall’altro, si mina la fiducia dei cittadini nel processo elettorale, trasformando le elezioni locali in un teatro di farsa politica.

Ovviamente il rischio per la comunità è quella di trovarsi davanti delle vere e proprie “liste fantasma”: in questo caso il cittadino praticamente rischia di non essere affatto rappresentato da un candidato e la comunità finisce praticamente in balìa di se stessa, senza che nessuno stia realmente ad amministrare la res publica.

Le critiche dei sindaci e lappello dell’UNCEM

Sono molti i primi cittadini che sbottano contro questo fenomeno, tra i quali uno dei portavoce è Salvatore Geremia, attuale primo cittadino del comune di Rocchetta e Croce, piccolo ente di soltanto 452 abitanti in provincia di Caserta:

Avevamo denunciato alla politica già molti mesi fa l’arrivo nei piccoli comuni di ‘liste farlocche’, con candidati totalmente esterni ai paesi. Questa è una presa in giro per le comunità”. Ha inoltre aggiunto: Questi militari diventeranno consiglieri di questo Comune anche con zero preferenze. Ma cosa aspettano i nostri parlamentari per cambiare questa situazione?“.

Questo qui di seguito è invece l’appello/denuncia presentato da Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem (Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani):

Avevamo denunciato alla Politica già molti mesi fa che l’arrivo nei piccoli Comuni di ‘liste farlocche’, con candidati totalmente esterni ai paesi, è una stortura della democrazia. Una presa in giro per le comunità […] serve un impegno maggiore del Viminale su questo tema.

Ovvero, mettere un argine alle liste che arrivano nei Comuni ma totalmente ‘esterne’ ad essi, con candidati che mai sono stati in quei Comuni. Arrivano per caso, spesso con liste di partiti, o che si rifanno a partiti, ma anche ‘civiche’, costruite in batteria per diversi centri al voto di un medesimo territorio. Un danno per tutti. Anche per i candidati del paese, che lo vivono e lo costruiscono da sempre.

Come avviare al problema? Uncem lo dice da tempo. Introducendo un numero minimo, dieci o quindici, di firme anche nei paesi più piccoli. Così si isola chi arriva solo per strani tornaconti, come permessi per impegno amministrativo o qualche particoalre mira di conquista. È una questione di democrazia, mai finora affrontata, da affrontare al Viminale. Anche i Prefetti siano con Uncem nel chiedere una azione politica per salvaguardare i Comuni”.

 

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
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