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Il clima sta cambiando? Oppure no? Opinioni a confronto

lentepubblica.it • 29 Luglio 2023

clima-sta-cambiando-oppure-noIl dibattito sul cambiamento climatico è diventato uno dei temi più rilevanti e controversi dei nostri tempi: ecco le opinioni attuali.


Mentre la scienza, almeno quella cosiddetta “istituzionale”, continua a esporre le proprie prove riguardo all’accelerazione dei fenomeni climatici e al ruolo delle attività umane, l’opinione pubblica è divisa e spesso non del tutto convinta sulla percezione di quella che viene presentata come una minaccia planetaria in grado di compromettere l’esistenza dell’umanità sulla Terra.

Da un lato, troviamo coloro che sottolineano l’urgenza di adottare misure drastiche per mitigare i cambiamenti climatici e preservare l’ambiente per le generazioni future.

Dall’altro, sorgono voci scettiche che mettono in discussione l’entità del cambiamento climatico o la sua causa antropogenica, suggerendo che le politiche di riduzione delle emissioni possano essere eccessivamente costose o inefficienti.

In questo articolo, tenteremo di esplorare le diverse prospettive e tenteremo di fornire un quadro esauriente, con i relativi dati, delle opinioni contrapposte su questo tema.

Gli scettici

Una parte dell’opinione pubblica (ma anche una parte degli scienziati e degli accademici) sollevano perplessità riguardo all’effettiva entità e all’origine del cambiamento climatico.

Gli argomenti utilizzati

In questo contesto, esploriamo alcuni degli argomenti sollevati da coloro che mettono in discussione l’ampiezza delle azioni necessarie per affrontare il cambiamento climatico.

  • Il ruolo naturale dei cicli climatici

Uno dei punti maggiormente evidenziati sostiene che le variazioni climatiche naturali hanno caratterizzato da sempre la storia del nostro pianeta. Cicli di riscaldamento e raffreddamento si sono verificati anche prima dell’avvento delle attività umane industriali, dimostrando che il clima è influenzato da molteplici fattori, sia naturali che antropogenici.

  • Inconsistenze nei modelli climatici

È vero che alcuni modelli climatici hanno avuto difficoltà nel predire con esattezza gli effetti futuri del cambiamento climatico. Mentre la scienza ha fatto progressi significativi nella comprensione dei fenomeni climatici, esistono ancora incertezze legate alla complessità del sistema climatico globale.

  • Benefici dell’aumento delle temperature

Alcuni inoltre suggeriscono che un leggero aumento delle temperature globali potrebbe portare anche a risultati positivi, come menomazioni delle gelate in alcune regioni o allungamento delle stagioni agricole.

  • Costi economici e sociali delle politiche di riduzione delle emissioni

Un altro aspetto sollevato riguarda i costi associati alle politiche di riduzione delle emissioni di carbonio. Queste misure potrebbero comportare effetti negativi su alcune industrie e comunità, e ciò richiederebbe una delicata valutazione degli impatti sociali ed economici.

I dati presentati a sostegno di questa tesi

Secondo questa tesi anche questa Estate, percepita in maniera così rovente, non è fatta di temperature che sono effettivamente da “record”.

Ad esempio, analizzando le Serie Storiche elaborate dall’ISTAT non sembrerebbe esserci una tendenza di temperature estreme. La tabella “Temperature medie annuali e precipitazioni in alcune stazioni meteorologiche – Anni 1950-2015” mostra infatti ad esempio le temperature medie annuali e le precipitazioni registrate in diverse stazioni meteorologiche dal 1950 al 2015.

Analizzando i dati, sembrerebbe che le temperature storiche non mostrano un aumento significativo delle temperature medie nel corso degli anni, e questo dato sfaterebbe l’idea che quest’anno il caldo sia durato più a lungo di altri anni in passato.

Ad esempio anche negli anni ’80 e ’90, il clima in Italia presentava alcune situazioni di eccezionale calore. Ad esempio, nel giugno del 1982, la città di Catania segnò un record con una temperatura massima di 45°, ben oltre la media mensile di 28,5°.

Lo stesso anno, molte città del sud Italia registrarono valori altissimi, come i 43,4° di Palermo, i 43° di Trapani e i 41,2° di Messina e Pantelleria. Nel centro Italia, fino al 2000, si distinse particolarmente la città di Pescara, con una temperatura di 37,1° registrata nel giugno del 1998, rispetto alla media di 26,3°. Anche Perugia nel 1994 e Firenze nel 1982 toccarono i 37°. Nel nord Italia, il valore massimo degli ultimi anni appartiene a Brescia, che nel giugno del 1991 raggiunse i 37,6°, superando la media di 26,2°.

Questi dati mostrerebbero che nel passato ci sono stati momenti di eccezionale caldo, evidenziando come il clima abbia avuto periodi estremi anche in epoche precedenti.

L’opinione del tenente colonnello Guido Guidi

A supportare le tesi suesposte è intervenuto, in un recente articolo per il Quotidiano La Verità anche il tenente colonnello Guido Guidi, meteorologo dell’Aeronautica.

Nell’intervista rilasciata a questo giornale per il noto personaggio non siamo nell’estate più calda di sempre: secondo lui se guardiamo l’andamento delle temperature nel corso dei secoli in una zona piccola come la nostra, è oggettivamente impossibile affermare una cosa del genere.

Nel giornale “La Verità”, viene poi chiesto al tenente colonnello Guidi cosa ne pensa riguardo al fatto che ogni settimana c’è un nuovo record di caldo e si leggono bollettini di morte a causa dell’aumento delle temperature.

A questa domanda lui ha risposto che “il termine ‘record’ si riferisce alle temperature misurate in un luogo specifico utilizzando tecniche parametrabili nel tempo. Se ci sono state modifiche, anche nella morfologia del territorio, devono essere documentate e considerate per rendere solide e affidabili le serie storiche che utilizziamo.

Detto questo, negli ultimi decenni si è verificato un aumento della temperatura media del pianeta. Tuttavia, i veri ‘record’ sono rari e poco frequenti.”

I promotori del cambiamento climatico

I lunghi periodi senza pioggia intervallati da periodi con precipitazioni violente, che portano ad esondazioni e allagamenti. Fenomeni atmosferici che non sono mai stati tipici del nostro territorio, temperature che arrivano a 45 gradi.

Tutti questi fenomeni sono dovuti ad un solo motivo: il cambiamento climatico.

Negli ultimi anni, abbiamo potuto vedere come il nostro Paese sia, sempre più spesso, teatro di fenomeni atmosferici non propriamente “tipici”, ma più comuni a un clima tropicale.

Si passa dalle forti grandinate e piogge alla grande siccità, che conduce a incendi e devastazione.

Tra le cause principali, troviamo le attività antropiche (come il lavoro nelle fabbriche, i trasporti, il riscaldamento delle case), che rilasciano una quantità eccessiva di anidride carbonica nell’atmosfera, che intrappola il calore del sole e porta all’aumento delle temperature.

Secondo le stime, il mondo è più caldo di circa 1,1°C, rispetto al 19° secolo e la quantità di CO2 nell’atmosfera è aumentata del 50%.

Il parere degli esperti

Nell’ultimo rapporto sul clima dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, arriva il monito di agire immediatamente, prima che sia troppo tardi:

“Le attività umane hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale. Le emissioni di gas serra con cui il mondo si trova a fare i conti ora sono il risultato di emissioni storiche e attuali dovute a un uso insostenibile dell’energia, allo sfruttamento dei territori, a stili di vita e a modelli di consumo e di produzione”.

Si tratta di un documento che è stato approvato sia dagli scienziati che dai politici stessi.

Come detto da Lucia Perugini del Centro Euro Mediterraneo per i cambiamenti climatici:

“I messaggi principali sono tre: l’importanza di mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale; il fatto che dobbiamo raggiungere il picco delle emissioni entro il 2025, e infine una nota di speranza: i benefici degli investimenti nella riduzione delle emissioni superano i costi delle misure di adattamento necessarie a contrastare i disastri del clima”.

Cosa ci aspetta nel prossimo futuro?

Se il trend dovesse continuare a questa velocità, potremmo trovarci di fronte ad uno scenario distopico.

L’Europa sarebbe colpita da vaste ondate di caldo e da precipitazioni estreme, l’Africa e il Medio Oriente sarebbero colpiti da lunghi periodi di siccità e diverse isole del Pacifico rischierebbero di scomparire. Un effetto che potrebbe colpire anche diverse città sulla riva o lagunari, come Venezia.

Il cambiamento climatico ha effetti sia sul genere umano che sul mondo animale e vegetale. Diverse specie di animali e vegetali, infatti, stentano ad adattarsi ai nuovi habitat.

Il clima che sta cambiando porterà dunque ad un generale sconvolgimento delle abitudini umane, influendo sull’economia, sul turismo e sulle condizioni di vita, se non agiamo in maniera repentina.

Il giudizio finale rimane al lettore

Analizzate alcune delle opinioni in merito possiamo provare a trarre alcune conclusioni, che limitiamo tuttavia all’essenziale per lasciare l’ultima opinione, com’è giusto che sia, ai lettori.

Il dibattito sulla questione rimane divisivo, con opinioni divergenti tra coloro che sostengono la sua esistenza e coloro che ne negano la validità.

In estrema sintesi sul fatto che il surriscaldamento globale sia in atto sembrano esserci pochi dubbi, che sia responsabilità di attività antropica è tutto da dimostrare.

Questo contrasto di opinioni sul clima, sebbene rifletta la natura dinamica del processo scientifico, può anche generare confusione e polarizzazione nell’opinione pubblica.

Nonostante le difformità di opinione, l’urgenza di affrontare le sfide del nuovo millennio, in un senso o nell’altro, richiede azioni concrete e responsabili.

In ultima analisi, l’obiettivo comune dovrebbe essere quello di lavorare insieme per preservare l’ambiente per le generazioni future e garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta.

 

 

 

Fonte: articolo di Milena Fortis
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