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Come potrebbero cambiare le pensioni 2024 dei dipendenti pubblici?

lentepubblica.it • 30 Novembre 2023

Pensioni 2024 dipendenti pubbliciNovità in arrivo per le pensioni 2024 dei dipendenti pubblici, dopo il confronto tra il Governo e i sindacati: ecco cosa sappiamo.


La Legge di Bilancio 2024 è nel pieno del suo iter di approvazione e le pensioni rimangono il tema più “caldo”, sul quale il Governo sta apportando ancora modifiche.

A far discutere è l’art.33 della Manovra, che prevede un ricalcolo degli assegni pensionistici per quattro categorie di dipendenti pubblici: sanitari, enti locali, insegnanti d’asilo ed elementari parificate e personale degli uffici giudiziari.

Ecco cosa sappiamo.

Pensioni 2024 dipendenti pubblici: cosa cambierà?

L’art.33 della nuova Legge di Bilancio ha fatto infuriare i sindacati che, lo scorso martedì, hanno avuto un confronto con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, durato più di tre ore.
Il Governo, come confermato dalla Premier, è pronto a rivedere la stretta sulle pensioni dei dipendenti pubblici, ribadendo che non saranno toccati gli assegni di vecchiaia.

I sindacati, dal canto loro, chiedono lo stralcio dell’art.33, ma il Governo ha affermato di non poterlo fare, a causa dei costi troppo alti. Ma è aperto per delle modifiche, che dovrebbero arrivare con un maxi-emendamento.

Le modifiche da apporre dovrebbero tutelare chi raggiunge i requisiti di vecchiaia (per medici e le altre categorie di dipendenti pubblici coinvolti). Inoltre, come affermato dalla premier, le modifiche dovrebbero

“garantire che non ci sarà nessuna penalizzazione per chi raggiunge, al 31/12/2023 i requisiti attualmente previsti”.

Sempre la premier assicura che, per il comparto sanità, si sta cercando di andare oltre, studiando un ulteriore meccanismo di tutela, in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione.

Cosa dice l’art.33 della Manovra 2024?

L’art.33 della nuova Legge di Bilancio modifica la tabella delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali, con livelli di adeguamento meno significativi, rispetto a quanto previsto finora, per chi ha versato i contributi nel regime retributivo prima del 1993.

La tabella di calcolo, che fa riferimento a quattro casse previdenziali (Cps, Cpdel, Cpi e Cpug), risale al 1965 e prevede, per il primo anno di lavoro, un rendimento del 23,8% ai fini della pensione, contro il 2% previsto per tutti gli altri lavoratori nel regime retributivo.

Secondo la Cgil, i tagli potrebbero influire del 20% sull’assegno. Inoltre, sempre secondo alcuni esperti, l’art.33 potrebbe essere incostituzionale, perché modifica retroattivamente il meccanismo di calcolo applicato ai vecchi contributi.

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
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gennaro caput
7 Dicembre 2023 16:26

Salve, adesso viene il bello!? una seconda giovinezza e tanto tempo libero per vivere al meglio pensione è il possesso di una performance in piena attività che vi permetta di continuare con l’aiuto del signore a pensare”USQUE AD FINEM” mens sana in corpore sano fino alla fine. Confidando al signore nell’unità dello spirito Santo. Umilmente saluti. Gennaro c.