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Biodiversità: Giornata Mondiale delle Zone Umide

lentepubblica.it • 29 Gennaio 2015

Anche quest’anno il 2 febbraio in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale delle zone umide per sottolineare l’importanza di paludi, torbiere, distese di acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata come  arre delicate e fondamentali per la conservazione della biodiversità terrestre, ma anche tra gli ecosistemi più a rischio del pianeta.

A livello mondiale le  zone umide sono tutelate dalla Convenzione di Ramsar, approvata il 2 febbraio 1971, che è sottoscritta oggi da 168 Paesi. Secondo l’elenco stilato dal ministero dell’Ambiente in Italia ci sono 53 zone umide “Ramsar”  che Interessano ambienti e paesaggi molto significativi  di 15 regioni – i laghi, le torbiere, i fiumi e le foci, gli stagni, le lagune, le valli da pesca, i litorali con le acque marine costiere – e sono tutte  inserite nella rete Natura 2000 o in aree protette nazionali, regionali o locali. Oltre a rappresentare l’habitat di una particolare flora e fauna, le zone umide contribuiscono, in quanto regolatrici del regime delle acque alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

In Italia Legambiente organizza un week-end di escursioni nelle zone umide e attività con le scuole per osservare la ricchezza di vegetazione e fauna di questi ecosistemi e sottolinea che «La pressione antropica e il riscaldamento globale ne mettono sempre più a rischio gli equilibri delicati e complessi. Nell’ultimo secolo, oltre il 64% delle zone umide sono scomparse. Non solo non sono stati raggiunti gli obiettivi di fermare la perdita di biodiversità entro il 2010, ma addirittura, secondo dati  Ispra, il tasso di declino e perdita di alcune popolazioni di specie legate agli ecosistemi acquatici è quadruplicato dal 2000 a oggi.

Per questo il Cigno Verde mobilita i suoi circoli e le sue aree di Natura e Territorio, per far conoscere questi luoghi straordinari ma spesso sottovalutati, come il lago Fusaro in Campania, i pantani Longarini a Ragusa o l’oasi del Simeto a Catania in Sicilia, il lago Ariamacina sulla Sila in Calabria, la riserva naturale della Valle Cavanata in Friuli Venezia Giulia, il fiume Ombrone in provincia di Grosseto e la Riserva Naturale di Bosco Tanali a Bientina (PI), la riserva della Sentina nelle Marche a San Benedetto del Tronto, il parco nazionale del Circeo nel Lazio, la riserva regionale dei Calanchi a Montalbano Jonico e le rive del lago del Pertusillo a Grumento Nova in Basilicata, la laguna di Santa Gilla ad Assemini in Sardegna. Le iniziative promosse dagli ambientalisti riguardano  anche zone umide considerate minori e spesso non riconosciute con lo status previsto dalla Convenzione Ramsar: aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificiali d’acqua, permanenti o transitorie, opere artificiali rinaturalizzate, casse di espansione, invasi di ritenuta, cave di inerti per attività fluviale, canali e vasche di colmata. Tutte aree poco conosciute dai cittadini e molto spesso non tutelate dalle istituzioni.

Antonio Nicoletti,  responsabile aree protette di Legambiente, conclude: «Celebrando la Giornata mondiale delle zone umide, vogliamo ricordare che per proteggere questi preziosi ecosistemi serve l’impegno diretto delle istituzioni e la sensibilizzazione dei cittadini. Le specie viventi nelle acque interne, che sostengono processi vitali e produttivi, forniscono una serie numerosissima e varia di servizi ecosistemici. La perdita di questi servizi, in particolare di quelli relativi ai processi depurativi, produttivi, alla regolazione dei  fenomeni idrogeologici e alla fissazione del carbonio presente nella biosfera, potrebbe determinare impatti preoccupanti sui processi produttivi e sulla qualità della vita dell‘uomo.

E’ perciò urgente attuare azioni di tutela delle risorse idriche e degli ecosistemi acquatici ad esse associati come le zone umide-. Nel nostro Paese mancano ancora le necessarie sinergie fra le Direttive Quadro sulle Acque, Habitat e Uccelli e per le aree marino-costiere con la Direttiva Quadro sulla Strategia per l’ambiente marino. L’integrazione dei loro strumenti permetterebbe di ottimizzare le risorse e i tempi per attuare azioni di tutela e di monitoraggio della biodiversità».

 

 

 

FONTE: Green Report (www.greenreport.it)

 

 

 

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