Il Governo Italiano, nell’ambito della sua adesione all’Open Government Partnership (OGP), ha recentemente elaborato con un processo partecipato, aperto anche ad alcune realtà della società civile, un piano di azione per l’Open Government che è attualmente posto all’attenzione dei cittadini e degli addetti ai lavori per una consultazione pubblica. Il piano, dopo una premessa di inquadramento, si articola in tre parti dedicate a partecipazione, trasparenza, integrità e accountability, innovazione tecnologica e in sei azioni specifiche. Leggendo il piano non si può che riconoscere che si tratta di sei azioni utili e importanti, allo stesso tempo la sensazione è che si poteva sfruttare questa occasione per un documento di insieme più vasto, più coraggioso e più inclusivo.
Il Governo Italiano, nell’ambito della sua adesione all’Open Government Partnership[1] (OGP), ha recentemente elaborato con un processo partecipato, aperto anche ad alcune realtà della società civile, un piano di azione per l’Open Government che è attualmente posto all’attenzione dei cittadini e degli addetti ai lavori per una consultazione pubblica. Il piano, dopo una premessa di inquadramento, si articola in tre parti dedicate a partecipazione; trasparenza, integrità e accountability; innovazione tecnologica e in sei azioni specifiche. Vediamo prima cosa c’è e poi proponiamo qualche commento e qualche considerazione.
Ecco le azioni:
Leggendo il piano non si può che riconoscere che si tratta di sei azioni utili e importanti, nello stesso tempo la sensazione è che si poteva sfruttare questa occasione per un documento insieme più vasto, più coraggioso e più inclusivo.
Le sei azioni sono infatti, tranne forse quella sul bilanci aperti, addendum e potenziamenti ad azioni già intraprese e di strumenti o siti Internet già attivi e che hanno visto per altro, sino ad ora, una partecipazione assai limitata. Inoltre le amministrazioni coinvolte sono alla fine solo tre (Dipartimento della Funzione Pubblica, ANAC e AgID) tutte facenti capo ad un’unica responsabilità politica, quella del Ministro per la PA e la semplificazione, dando così l’immagine che l’Open Government riguardi sostanzialmente solo Palazzo Vidoni.
Invito tutti i nostri amici e lettori a partecipare alla consultazione che si è aperta il 4 novembre e chiuderà il 21, ma che ha visto per ora una partecipazione veramente molto modesta (20 utenti in tutto con un solo contributore che ha postato le 27 idee presenti). Certamente parteciperemo anche noi, ma in questa occasione mi permetto di dare qualche suggerimento di scenario.
Cinque suggerimenti per l’open government:
Infine un’ultima e consueta raccomandazione: non si fanno riforme senza risorse. Se vogliamo implementare un vero piano nazionale per l’Open Government dobbiamo immaginare investimenti dedicati. La programmazione europea è una mamma che non potrà allattare tutti i figlioli in attesa, ma si tratta di fare delle scelte. Se veramente pensiamo che quel che manca per la ripresa del paese è anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, allora investire nell’open government vuol dire investire nel nostro futuro. Senza una pur limitata allocazione di risorse su questi progetti ci troveremo a parlare sempre delle stesse cose, con gli stessi progetti, con gli stessi attori. Tutto il contrario del paradigma “open”.
[1] L’Open Government Partnership (OGP) è un’iniziativa multilaterale di Governi per la promozione di politiche innovative che rendano le istituzioni pubbliche più aperte e responsabili, realizzando la trasparenza della PA , la lotta alla corruzione e i principi della democrazia partecipata. L’OGP è nata nel 2011 ed è passata da 8 a 64 membri in tre anni: i Governi, sottoscrivendo la Dichiarazione sull’open government, si impegnano a realizzare gli obiettivi dell’OGP attraverso alcune iniziative, sintetizzate in un Piano d’azione, il cui contenuto è stabilito in modo partecipato con la società civile.
FONTE: Forum PA
AUTORE: Carlo Mochi Sismondi
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